Capitolo 43 (✔️)

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Sono a Brasilia già da qualche giorno e i ragazzi mi raggiungeranno a breve. Vado in cerca di un'auto per la gara. Dom mi ha detto di rivolgermi ad una persona che conosce abbastanza da potermi assicurare di trovare il meglio. E, infatti, trovo l'auto che fa per me. Forse sarà il caldo, ma ho qualche capogiro. Strano, eppure sono abituata a lavorare sotto il sole cocente di Porto Rico. Ho trovato un posto assolutamente perfetto per preparare l'auto per la competizione e ho anche sentito i ragazzi; hanno appena preso l'aereo e arriveranno presto. Invece di Dom, niente, non lo sento da quando sono arrivata a Brasilia. Lo chiamo e dopo avergli fatto notare che era da un po' che non ci sentivamo, ci ridiamo su e mi rimetto a lavoro. Ma, comunque, non è che mi senta poi tanto bene. Non voglio far preoccupare nessuno quindi continuo a lavorare non curandomi del calore. Sono elettrizzata all'idea di dover lavorare su un'auto del tutto nuova. Stravolgerne le prestazioni, d'altronde, è il mio lavoro. Non aspetto nemmeno che arrivino i ragazzi per cominciare ad apportare alcune modifiche a questa Challenger. Il lavoro, mi ha presa così tanto, che ho perso la totale cognizione del tempo. Mi fermo solamente quando, una voce alle mie spalle, quasi mi fa prendere un colpo.

"Ehi, capo! Che fai, non aspetti?" dice JD, entrando insieme agli altri ragazzi della squadra. Mi giro di scatto per lo spavento e, con una mano sul petto, faccio dei respiri profondi lanciando occhiatacce a JD.

"Era ora che arrivaste! Mi sono solo portata avanti con il lavoro." dico, andandoli a salutare, uno ad uno.

"Come tuo solito." scherza Chris, abbracciandomi. Dopo le smancerie, ritorniamo seri e cominciamo a parlare delle modifiche da apportare alla mia auto.

"Ok, dacci solo il tempo di sistemarci e ci mettiamo all'opera." dice Paul, avviandosi verso quelle, che per questo periodo, saranno le loro camere. Facciamo un giro veloce della struttura che ho fittato che sarà, non solo la nostra officina, ma anche la nostra casa. I ragazzi sono più eccitati di me, per questa gara e sono convinti, che dopo tutto, possa essere in grado di vincerla. Bah, io avrei ancora qualche dubbio. Il bello, o forse il brutto, di questa gara è che i concorrenti non sapranno il loro avversario fino al momento della sfida. Mette ansia non sapere contro chi gareggi, ma alla fine è come se fosse il giocatore Com della Play Station. Basta correre e non pensare a nient'altro. Questo caldo mi sta sfinendo. Mi sento stanca e, ogni tanto, ho pure qualche capogiro. Sarà lo stress che, insieme all'emozione per la gara e quest'afa, formano una combinazione letale.

"Ho bisogno di fermarmi un po'." dico reggendomi al banco degli attrezzi. "Dio, si vede che non sono più abituata. Maledetta scrivania." continuo scatenando la risata dei miei amici.

"Ascolta, penso che per oggi possa bastare. Che ne dite di andarci a fare qualche birra?" chiede cominciando a prendere la sua giacca.

"È l'idea migliore che ti sia mai venuta in vita tua!" dico raggiungendo il resto del gruppo.

"Oh, ma grazie!" dice, mettendo un finto broncio. Sorridendo tutti, lasciamo il garage. A domani Challenger.

Un amore a 200 all'ora.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora