Ieri sera quando, abbracciati, stavamo per addormentarci, mi sono promessa di non pensare a quanto successo e di permettermi di dormire beatamente tra le braccia di mio marito. Ed è stato così fin quando non mi sono svegliata e Dom non era al mio fianco. Era troppo presto perché fosse andato a lavoro e il mio cervello è andato in modalità PANICO. Mi sono letteralmente catapultata dal letto, per quanto sia possibile, e sono scesa in cucina per trovarlo ad armeggiare ai fornelli. Un sorriso ebete mi è spuntato sulle labbra e mi sono mentalmente data dell'idiota solo per aver permesso al mio cervello di formulare ipotesi senza senso. Non mi aveva sentita scendere e, dopo aver visto la mia faccia sorpresa, abbiamo fatto colazione insieme prima di raggiungere le nostre rispettive officine. E adesso mi ritrovo qui, nell'ufficio di Ryan, a cercare di calmarlo a causa dell'imminente arrivo di un cliente di cui si era dimenticato. Abbiamo ancora un progetto da dover finire e, nonostante il nuovo lavoro non comporti la perdita di molto tempo, non possiamo accoglierlo qui ma nemmeno mandarlo via. Io una soluzione l'avrei, ma se mi lasciasse parlare la conoscerebbe anche lui.
"Ora che hai sbraitato abbastanza, posso dirti la mia idea?" sbotto. È così infantile avvolte.
"Samantha, si tratta di un cliente che anche per una cosa piccolissima e da cinque minuti è capace di sborsare migliaia di dollari. Capisci, non posso mandarlo via." Sclera, ancora.
"Infatti, non lo manderemo via ma in un'altra officina." dico, guadagnandomi un occhiataccia. Capisco di non essermi spiegata bene e allora continuo. "Da Dom. Chiediamo a lui se può farci questo favore, no?" e un sorriso spunta sul suo volto. Mi istruisce a chiamare Dom e a raggiungerci per accogliere questo cliente facoltoso e per spiegargli il motivo per il quale mio cugino sta decisamente dando di matto. A grandi linee, accenno qualcosa a mio marito per telefono che, in venti, ci raggiunge in officina. Ryan sembra essersi calmato riuscendo ad accogliere il nostro cliente presentandogli Dom. Resto ad ascoltare la loro conversazione quasi in disparte nonostante l'azienda sia anche mia e senza mai chiedere il mio parere quando ci spostiamo in sala progetti, alias il mio ufficio. A volte gli uomini mi fanno perdere la testa. È vero sono una donna, sarò anche incinta ma so il fatto mio quando si tratta di lavoro e, non appena ho l'opportunità di far sentire la mia, colgo l'occasione. Stanno decidendo le modifiche da apportare alla macchina, una Lincoln, è l'idea di Ryan non mi piace affatto. Io vorrei mantenere il suo colore originale, ovvero Rhapsody Blue, colore tradizionale delle Lincoln, mentre lui vorrebbe stravolgerla completamente verniciandola di grigio antracite. E la mia domanda è: perché? Ok, devo intervenire.
"Scusate. Io lascerei il colore originale. È un tratto caratteristico della Mark III, non vedo perché eliminarlo." Lanciando un'occhiataccia a Ryan e uno sguardo a Dom che, sotto i baffi, se la ride. "Farei ritornare al suo vecchio splendore questo V8, sostituendo solo quei cerchi che, lasciatemelo dire, sono orrendi. Per il resto, solo un piccolo restauro agli interni ma non modificherei di più." Come se avessi detto la cosa più semplice del mondo, che in effetti è. Vedo Dom trattenere una risata e Ryan alternare il suo sguardo dal mio a quello del cliente.
"Lei è?" chiede il tipo che credo di aver capito si chiami Robert.
"Si, scusi mio cugino, a volte diventa davvero maleducato. Comunque sono Sam" tendendogli la mano, che si affretta a stringere "socia di Ryan e responsabile del reparto restauri. Se la mia idea non le piace..."
"Assolutamente, la trovo magnifica." Interrompendomi. "Sono anni che porto le mie auto qui ma non l'ho mai vista. Da quanto è socia di Torres?" chiede.
"Bhe, più di un anno." Costando, inconsciamente, che, si, è passato già un anno da quando mi sono trasferita a Los Angeles.
"Bene, allora Ryan si fa come dice la tua socia. Non m'importa in quale officina, ma che sia esattamente come dice Sam." Lasciandomi ad esultare internamente. Dopo esserci salutati e stabilito la data di consegna, Robert lascia l'officina permettendoci di poter caricare la Lincoln sul rimorchio per trasferirla nell'officina di Dom. Lascio le ultime raccomandazioni, premettendo che sarei passata spesso per controllare l'andamento dei lavori, considerando che il progetto fondamentalmente è mio. Lascio a loro la libertà di contattare i fornitori, nel caso non vogliano contattare i nostri e per il resto hanno una settimana di tempo per consegnare l'auto.
"Dovrò dire a mia moglie che rincaserò più tardi del solito questa settimana." Canzona, prima di salire in auto. Mi ricordo quasi all'ultimo secondo di doverlo avvisare che oggi sarei dovuta andare con Mia per l'ultima prova del vestito e che ci saremmo visti sicuramente a Echo Park questa sera. Mi lascia un ultimo bacio prima di scortare il mio progetto verso la sua officina. Che soddisfazione è stata vedere la faccia di mio cugino assumere sfumature diverse quando ho illustrato la mia idea. Credeva gli avrei fatto fare una pessima figura? Lo odio quando fa così, perché mi lascia immaginare che si fida poco, o affatto, del mio lavoro. Vado dritta nel suo ufficio per farglielo notare e, quando varco la porta, vedendomi entrare, mi viene incontro aggirando la sua scrivania.
"Ehi, grazie per l'aiuto." Introduce. È serio?
"Questo sarebbe anche il mio lavoro. Non voleva essere un aiuto ma la dimostrazione che so fare quello che faccio, nonostante tu non ti fidi di me." sbotto.
"Cosa dici? Io mi fido di te!" accigliato.
"Non mi è sembrato vista la tua faccia mentre spiegavo la mia idea." Incrociando le braccia al petto.
"È che ero davvero preoccupato. Ho fatto un casino e non so come spiegarmi il fatto che mi fossi dimenticato di Robert. Non è da me e mi sono lasciato prendere dal panico. Credevo non accettasse l'idea dei lavori in un'altra officina e, quando tu hai esposto la tua idea, ho pensato che se la sarebbe seriamente portata via." Dice portandosi nervosamente le mani nei capelli.
"Tu lo sai che pensi decisamente troppo?" lo prendo in giro. "Ora, l'importante è che tutto sia stato risolto. Comunque non so come ti sia venuto in mente di pronunciare quella parola."
"Quale parola?" chiede, confuso.
"Antracite." Enfatizzando la parola con una facci disgustata.
"Cos'hai contro il grigio antracite?" quasi ferito.
"Non è un colore, è.. è..." senza trovare la parola adatta "semplicemente fa schifo." Lasciandolo a ridersela. Finito di controllare i lavori alla Gallardo, colpevole delle crisi di panico di Ryan, lo avviso di lasciare anticipatamente l'officina per raggiungere mia cognata. Passo a prenderla a casa e, insieme al piccolo Jack, raggiungiamo l'atelier per l'ultima prova. Questa è la dimostrazione che il matrimonio si sta avvicinando, il che rende le cose decisamente molto reali. Sembrava un sogno vedere Mia e Brian sposati e adesso che sta per diventare realtà, non ci credo ancora. Un po' la invidio perché si è, e si sta, godendo tutto dall'inizio fino alla fine. I preparativi, la scelta della decorazioni, i vestiti delle damigelle, che spero mi entri ancora. Tutto, in poche parole. Io stavo quasi per tirarmi indietro, lasciando a lei, ad Amanda e a mia madre il compito di sbrigarsela da sole. Non ho fatto altro che piangermi addosso per due mesi decidendo su quale passo compiere e se fossi realmente pronta a stravolgere la mia vita. Però non rimpiango la scelta che ho fatto perché, nonostante tutto ciò che è successo e che probabilmente succederà ancora, mi rendo conto che è questa la vita che voglio ed è Dom l'uomo che voglio al mio fianco ora e per l'eternità, anche se non siamo e mai saremo d'accordo su qualcosa. Ma penso che sia anche questo il bello di una coppia, sapersi confrontare su idee diverse e poi trovare un punto d'incontro, nonostante questo significhi anche discutere e a volte urlarci contro. Ma non saremmo Sam e Dom se non fosse così. Almeno posso dire che non ci annoiamo mai, c'è sempre qualcosa che tiene vivo il rapporto. Mia mi riporta alla realtà apparendo in tutta la sua bellezza indossando quell'abito che minuziosamente ha cercato perché risultasse perfetto per un giorno perfetto. Sembra uscita da una rivista di moda. È semplicemente stupenda e Brian non potrà non avere occhi solo per lei quel giorno. Anche il piccolo Jack è d'accordo con me facendo capire che trova la sua mamma uno splendore battendo ripetutamente le sua piccole manine, facendo commuovere Mia e, inevitabilmente, anche me. Decisamente più felici di prima, portiamo l'abito a casa, nascondendolo adeguatamente per evitare che occhi indiscreti sbircino prima del previsto. Poco dopo ci raggiunge anche Gisel con cui cominciamo a valutare le possibili ipotesi per l'addio al nubilato che, visto il mio stato interessante, non sarà niente di eccessivo. Il che ci porta a pensare che, invece, l'addio al celibato sarà tutto tranne che non eccessivo. Quella sarà la parola chiave della serata. Speriamo che non arrivino in chiesa con un post-sbronza tale da fargli rimpiangere di essere usciti quella sera, altrimenti non rimpiangeranno solo quello.
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Un amore a 200 all'ora.
FanfictionNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...