Capitolo 47 (✔️)

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Sono sveglia da circa cinque ore e sono circa cinque ore che non faccio altro che controllare l'auto per capire cosa sia andato storto ieri. Non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco e oggi non sembra andare meglio. I ragazzi dormono ancora e, per adesso, non ho intenzione di svegliarli. Ho mille pensieri che mi frullano per la testa e sto anche seriamente prendendo in considerazione l'idea di ritirarmi, per evitare un funerale. Ma se facessi una cosa del genere, deluderei i ragazzi e butterei all'aria tre settimane di incessante lavoro. Non so davvero cosa fare e non riesco a capire il perché quest'auto stia dando questi problemi. Sembrava essere perfetta e, invece, mi ritrovo qui, da sola, con poche ore di sonno addosso, a capire cosa le succede. Sento il rumore di una porta aprirsi e, lentamente, alzo la testa dal cofano per vedere chi sia. Il sorriso affettuoso di Amanda mi fa tornare un po' di buon umore, ma anche le due tazze di caffè che ha tra le mani. Me ne porge una e, sorridendole, la ringrazio.

"Sam, dimmi che hai dormito."

"Un paio d'ore, credo. Non riesco a stare tranquilla. Sto impazzendo per capire cosa c'è che non va."

"Vuoi che dica a JD di chiamare Dom?" Al solo sentire il suo nome, ricomincia a salirmi la rabbia. Sono in grado di cavarmela anche senza di lui, e poi cosa gliene frega di me. Sarebbe qui, con sua moglie, in questo momento. Ma non c'è e non ci voglio pensare.

"Non serve, posso cavarmela da sola." le dico acidamente.

"Sam..."

"Ti prego, Amanda. Non ho bisogno di questo, adesso."

"Di questo, cosa? Non sai nemmeno quello che stavo per dirti." spazientita.

"Vorrei stare da sola. Per favore." Senza dire altro, ritorna in quella che per questi giorni è stata la sua camera da letto. Mi dispiace discutere con lei ma non voglio sentirmi dire continuamente che sbaglio questo e quello, ma soprattutto non adesso che sto per prendere a calci questa maledetta auto. Esco fuori dal garage per una boccata d'aria. Sono appena le sette del mattino e già si muore dal caldo. Non oso immaginare l'afa che ci sarà stasera.

Dopo una seconda tazza di caffè, mi rimetto a controllare la macchina. Nel frattempo anche i ragazzi mi hanno raggiunta e, insieme, stiamo cercando di fare il punto della situazione. Sono frustrata, arrabbiata e in più mi sento male. Ho qualche nausea e le vertigini. Forse dovrei mangiare qualcosa invece di assumere tutta questa caffeina. Non è stato molto quello che abbiamo potuto fare con quel "piccolo" problema e, gareggiare con El Bandolero, in queste condizioni, mi spaventa. Non vorrei perdere la calma e fare la stupida pur di vincere contro quella Mustang Boss, ma l'idea di perdere perché ho un problema che non conosco mi infastidisce. È meglio perdere sapendo che non sei all'altezza del tuo sfidante. Io lo sono, ma non posso dimostrarlo con questa macchina. Se avessi la mia Mustang sarebbe tutto più semplice. Ma non ce l'ho e quindi, basta piangersi addosso e cerchiamo almeno di riportare, sana e salva, la pelle a casa.

Sono da poco passate le otto di sera e tra un po' avrà inizio l'ultima corsa della Brasilia Racer. Il circuito è stracolmo di gente. Non vedendo più il motivo per rimanere ai box, i ragazzi mi sosterranno dalle gradinate che circondano la pista, lasciandomi da sola a prepararmi. Sola, in piedi accanto alla Dodge, rifletto su queste ultime settimane e a quanto senta la mancanza di Dom. Raccolgo i capelli in una coda alta e salgo all'interno dell'auto pronta a dirigermi verso la linea di partenza. Nello stesso istante in cui esco dai box, El Bandolero mi passa davanti e, anche se non posso vederlo, so che, in questo momento, avrà uno stupido sorrisetto sulle labbra pensando già di avere la vittoria in pugno. Ma si sbaglia se pensa che mi arrenderò senza lottare. E può stare sicuro che lo farò con tutta me stessa. So che sarà un avversario temibile ma questo non significa che riuscirà a vincere. Mi sono sottovalutata pensando di non avere possibilità, ma infondo dov'è scritto che io non sia in grado di vincere, stasera? Devo ritornare ad avere quella stima di me stessa che, fino a poco tempo fa, non mi mancava. Ritrovata la carica, al via non mi faccio spaventare dal fatto che El Bandolero sia già scattato in testa. Gli sto attaccata al retro come una cozza al suo scoglio. Non lo mollo nemmeno per un istante anche se la mia macchina continua inesorabilmente a sbandare. A meno di ottocento metri dal traguardo, riesco a vedere una piccola possibilità di riuscire a superarlo all'uscita dell'ultima curva, sempre se la mia Dodge non decide di mettersi di traverso e farmi ammazzare. Esco dalla curva scalando una marcia, facendo salire i giri del motore in modo tale che la macchina scatti in avanti guadagnando un po' d'asfalto prima di azionare il Nos. Preso in contro piede, El Bandolero non risponde subito all'attacco e, quando la sua auto riceve la spinta del protossido, il mio si è appena esaurito portandomi oltre la linea del traguardo, davanti al lui. Sono riuscita a batterlo cogliendolo di sorpresa ed è la soddisfazione più grande della mia vita. Ritorno ai box dove vedo i ragazzi saltellare dalla gioia e abbracciarsi uno con l'altro. Mi strappano un sorriso, quel sorriso che, il mio viso, non vedeva da un po'. Tutta l'ansia sembra essere sparita nell'istante in cui fermo l'auto e vengo circondata da tutti. Quasi senza riuscire a scendere, c'è chi mi dice che non ha mai dubitato delle mie capacità. Chi, invece, ha sempre saputo che avrei vinto. Amanda, invece, mi dice che, senza saperlo, mi sono presa una grande rivincita. Non riesco a comprendere le sue parole tra le grida di felicità dei ragazzi ma, adesso, non voglio proprio mettermi ad analizzare quello che ha detto. Ho vinto e voglio festeggiare. Mentre siamo ancora fermi a ridere e a scherzare, notiamo la Mustang Boss fermarsi proprio dove siamo fermi noi. Considerando che la gara è giunta al termine, possiamo vedere i volti degli avversari e magari il bandito è venuto a congratularsi per la mia vittoria. Aspetto impaziente di sapere quale volto abbia la persona che per giorni mi ha intimorita più della morte e, quando lo vedo scendere, la mia mascella per un po' non tocca terra.

"Che.. Cosa... Io... Ma che stronzo!" dico correndo e saltando in braccio a Dom che, non appena è sceso dalla macchina, mi è venuto in contro sorridendo e allargando le braccia per permettermi di abbracciarlo. Solo che mi ci sono avvinghiata.

"Congratulazioni. Sei stata grande." dice tra un bacio e l'altro.

"Ero così arrabbiata con te!" scendendogli da dosso e continuando a stargli appiccicata, raggiungendo il resto del gruppo.

"Io, invece, ero molto preoccupato. Ieri sarei voluto venire a vedere come stavi, ma non mi è stato permesso." fermandosi e tirandomi a se. Sorrido, pensando alla reazione che può aver avuto.

"In quel momento ti saresti sicuramente beccato un pugno."

"Immaginavo." ridendo e continuando a camminare verso i ragazzi. Le loro facce non sono sorprese il che mi fa pensare che lo sapessero e mi hanno tenuto la cosa nascosta chissà per quanto tempo. Lancio uno sguardo accusatorio verso Amanda che alza le mani in segno di resa.

"Oggi, lo abbiamo saputo oggi! Ma non potevamo dirtelo." Mi ritorna subito il sorriso, l'abbraccio solo per la voglia di farlo e, tra le sue braccia, le chiedo scusa per il mio stupido comportamento di questi giorni. Non avrei dovuto comportarmi così, soprattutto con lei che non faceva altro che consolarmi e chiedermi di calmarmi. Dopo aver ritirato il premio, decidiamo di andare a festeggiare. Prima che possa raggiungere la mia auto, un capogiro mi prende alla sprovvista facendo si che mi aggrappassi al braccio di Dom, che non appena si rende conto del mio poco equilibrio, cerca di rimettermi in piedi.

"Sam, che hai?" chiede preoccupato.

"Niente, credo." rispondo cercando di rimettermi dritta.

"Mi stai facendo preoccupare!"

"No, non devi. E' passato, davvero. Adesso sto bene. Era solo un capogiro."

"Sicura? Vuoi che chiami un medico?" mettendomi entrambe le mani sulle spalle.

"No, davvero, sto bene. Andiamo a festeggiare." dico indicando le auto e gli altri. Riesco a convincerlo a non preoccuparti. Non so a cosa siano dovuti questi capogiri, ma una cosa è sicura: ho realmente bisogno di dormire. E, dopo un mese, lo rifarò di nuovo accanto a Dom.

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