Questa situazione mi ha fatta tornare indietro a qualche tempo fa, sempre qui a Los Angeles. Stessa storia, io, lui e lei. Ma sono sempre io quella a scappare e che viene rincorsa. Sembra un dejavu e non mi piace per niente. Adesso ci ritroveremo ad urlarci contro, io che piango come una stupida e lui che se ne va lasciandomi a farmi sentire ancora più tremendamente stupida. Odio queste situazioni e odio di più me stessa perché ci finisco. Riusciremo mai ad avere una conversazione che non preveda urla e pianti? Non credo.
Dom è in macchina da qualche minuto e l'aria non potrebbe essere più pesante di così. Non mi guarda, tiene lo sguardo fisso davanti a se. Forse sta cercando di calmarsi prima di parlare. Dura altri pochi secondi il silenzio nella mia auto perché, infatti, la sua voce lo rompe e, non tanto il suo tono, ma la durezza con qui parla, mi spaventa e non poco.
"Sto aspettando di sapere il motivo che ti ha spinta a mentirmi." dice, girandosi a guardare dalla mia parte. Resto in silenzio e mi volto a fissare il vuoto. "Guardami quando ti parlo!" alzando, di poco la voce, il che mi fa quasi sobbalzare. Non faccio nulla, non mi muovo di un millimetro, lasciandolo continuare a parlare. "Dannazione, non credevo fossi così..." lo interrompo, girandomi di scatto e prendendo la parola.
"Così, come? Stupida, infantile?" dico forse con troppa sicurezza. Sicurezza che sto perdendo dopo aver visto la smorfia di rabbia sul suo volto. Non lo avevo mai visto così, nemmeno quando litigammo dopo la sbronza del mio compleanno.
"Già! Si può sapere che ti è preso?" continua, con lo stesso tono. Non faccio altro che scuotere la testa e voltarmi di nuovo, il che lo fa arrabbiare di più. "Rispondi!" urla, colpendo il cruscotto dell'auto con un pugno. Questa volta sobbalzo sul serio e mi decido a parlare.
"Non mi sentivo così da anni!"
"Così come?" abbassando di poco la voce.
"Messa da parte." rispondo, facendo lo stesso. Dal ghigno che ha sul volto, capisco che non è la risposta che si aspettava e, infatti, frustrato colpisce di nuovo il cruscotto facendomi sobbalzare di nuovo.
"Ma se te ne sei andata tu, lasciandomi li come uno stupido!" rialzando la voce. Sono troppo spaventata per dire altro. Quindi resto zitta fin quando è di nuovo lui a rompere il silenzio. "Sai cosa? Adesso me ne vado io!" aprendo la portiera. Scende velocemente sbattendola e, tanto velocemente quanto è sceso dalla mia auto, sale nella sua e sfreccia via. Ancora scossa, metto in moto e mi dirigo verso casa trattenendo le lacrime. Questa volta non permetterò a me stessa di cedere. Devo mantenere il controllo e farmi vedere più forte anche perché saranno ancora tutti li. Ed infatti, quando arrivo, non manca nessuno. Mia mi viene subito incontro chiedendomi di Dom e se avessi voglia di mettere qualcosa sotto i denti. Rispondo in modo negativo ad entrambe le domande e mi dirigo verso il garage, sedendomi sul tavolo da lavoro vicino ad un vecchio motore Dodge a cui Dom sta lavorando. Da qui vedo, ad uno ad uno, i ragazzi raggiungere le loro auto e andare via e, poco dopo, arrivare Dom. Vedo Cindy avvicinarsici e quasi perdo il controllo. Esco dal garage chiudendo rumorosamente la serranda in modo che possano accorgersi della mia presenza. Ignorando i loro sguardi, me ne ritorno in casa e dopo aver dato la buona notte a Mia, me ve vado a letto. Arrabbiata, furiosa direi, cerco di prendere sonno anche se sono tentata a scappare di nuovo. Non appena questa piccola idea mi salta alla testa, sento qualcuno, molto probabilmente Dom, aprire la porta ed richiuderla quasi subito. Mi giro verso l'ingresso della camera da letto ma non vedo nessuno, forse sarà solo venuto ad assicurarsi che non sia scappata via. Abbandono definitivamente l'idea di andare lontano da qui rimettendomi a dormire, anche considerando il fatto che forse sarò controllata a vista per un bel po'.
Mi sveglio ed è appena l'alba. Cercando di non svegliare nessuno, vado in cucina per fare colazione per poi tornare in camera per vestirmi ed uscire il più velocemente possibile. Questa sarà la giornata più lunga della mia vita. Arrivata in officina, salgo nel mio ufficio che si trova proprio di fianco a quello di mio cugino. Lavoro incessantemente tutto il giorno non concedendomi nemmeno una pausa. Non vedo l'ora di togliermi di torno tutte queste scartoffie e ritornare al lavoro sul campo. Mentre continuo a visionare conti e bilanci, entra Ryan che, senza giri di parole, arriva al dunque.
"Cos'è successo ieri?"
"Niente, non preoccuparti." rispondo secca, continuando con il mio lavoro.
"La prossima volta che ti viene in mente di mentire a tuo marito, avvisami se ti devo reggere il gioco. Spero solo che tu non abbia già un altro perché in questo caso..."
"Ryan, ma che stai dicendo? Abbiamo solo avuto una discussione. Non dovevo immischiarti, ma non è quello che pensi. Non ho bisogno di altri uomini nella mia vita, mi basta quello che ho sposato." Ryan sorride e mi fa notare che è ora di tornare a casa. Non ne ho proprio una gran voglia e speravo che questa giornata sarebbe stata un tantino più lunga. Prendo le mie cose e mi dirigo a casa dove il clima non sarà dei migliori. Una volta arrivata, come ieri, aiuto Mia ad apparecchiare ed a portare le cose a tavola. Noto la presenza di un'altra sedia e quando tutti stanno per prendere posto, occupo quella più lontana da Dom. Durante tutta la cena resto in silenzio cercando di percepire il suo umore dal suo tono di voce. Nulla, sembra un libro chiuso, stasera. Sento il mio telefono squillare e, scusandomi, mi alzo per andare a rispondere. Sento i suoi occhi seguirmi fino in cucina dove resto per un bel po' a parlare al telefono con Amanda. Quando ritorno dagli altri, porgo i saluti della mia amica a tutti e mi risiedo al mio posto continuando a starmene zitta.
"Qualcuno restituisca la lingua a Sam!" dice, canticchiando, Roman, provocando una risatina a tutti.
"Non hai detto una sola parola tutta la sera." questa volta è Han a parlare.
"Preferisco stare ad ascoltare. Non ho voglia di chiacchierare stasera." dico cercando di non incrociare il suo sguardo.
"Penso che qualcuno, qui, sia di cattivo umore. Non è da te non proferire parola nemmeno per mezzo secondo." replica Roman.
"Ti sbagli, sto benone." dico, con poca convinzione mentre mi alzo dirigendomi in cucina per fare qualsiasi cosa pur di non subire un interrogatorio. Dopo quasi venti minuti di solitudine autoforzata, Giselle mi viene a chiedere di unirmi a loro che stanno per raggiungere il luogo di una corsa. Dopo essere andata a prendere la mia giacca, raggiungo i ragazzi all'interno del salone, pronti per uscire e divertirsi. Io, invece, vorrei solo non pensare e spegnere il mondo, forse gareggiando ci riuscirò, anche se è dall'incidente che non ne partecipo ad una. Spero solo di non farmi prendere dal panico. Quando finalmente arriviamo nel luogo prestabilito, ci fermiamo quasi uno accanto all'altro. Mentre tutti si allontanano per tastare la zona, io e Giselle ce ne restiamo vicine alle nostre auto.
"Si vede lontano un miglio che la sua presenza ti infastidisce."
"Si vede così tanto?" chiedo ironica. Annuisce.
"Ti stai preoccupando inutilmente."
"Spero che tu abbia ragione." dico mentre vediamo tutti ritornare alle auto. Cindy e Roman salgono nelle loro auto per avviarsi a partecipare alla corsa che sta per avere inizio, mentre gli altri li seguono a piedi per fare il tifo. Io noto Dom appoggiato al cofano della sua auto e ne approfitto per cercare di chiarire la questione. Mi avvicino a lui che resta fermo, quasi aspettandomi.
"Parliamo?" mi faccio avanti.
"Di cosa?" chiede sarcastico.
"Di ieri."
"Non ne ho voglia." restando nella stessa posizione.
"Non te lo richiederò una seconda volta." dico spazientita. Dom si gira quasi per urlarmi contro, ma invece mi fissa pochi secondi e ritorna a guardare davanti a se. Avrei preferito mi urlasse contro invece di questo odioso silenzio che è sceso tra di noi.
"Credo che possiamo ritenere chiusa questa discussione." dice, allontanandosi dalla sua auto e anche da me. Odio quando fa così, lo odio quando mi tratta come se fossi una bambina. Non riesco a digerire questi suoi atteggiamenti e più di tutto, non sopporto quando mi ignora. Lui dovrebbe essere l'ultima persona al mondo a farlo, anche quando litighiamo. Vorrei che ci urlassimo contro, che uno dei due cominciasse a prendere a calci qualcosa pur di sfogare la propria rabbia, ma non voglio che mi ignori. Io non riesco a farlo e vorrei tanto che non riesca nemmeno a lui. Questa è la prima volta che abbiamo una conversazione normale, dove non ci sono stati ne urla e ne pianti, e devo dire che preferisco quelle cose all'indifferenza della persona che più ami al mondo.
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Un amore a 200 all'ora.
Hayran KurguNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...