Devo restare calma è il mantra che sto ripetendo nella mia mente ormai da quando è arrivato. Lancio occhiate fugaci sia alla porta del garage, vedendola, fortunatamente, rigorosamente chiusa, e a Brian che sembra captare ogni volta le mie occhiate e lanciandomene altre. So che nasconderglielo porterà solamente a farlo infuriare di più quando lo saprà, ma adesso non ne ho proprio il coraggio.
Dopo che Dom ha praticamente esaurito le batterie di suo figlio, ed essendoci rilassati un po' tutti, porto il mio ometto in camera, tra le braccia di Morfeo già da qualche minuto. Sono tesa e lo sarò fin quando la mia Mustang non sarà fuori da questa casa e dalla portata di Dom. Riscendo raggiungendo gli altri e mi si congela il sangue non appena noto che sia Dom che Brian non stanno occupando i loro posti. Gli altri stanno chiacchierando spensieratamente e quando finalmente notano la mia presenza e il mio sguardo, anche le gambe cominciano a tremare.
"Dove sono Dom e Brian?" chiedo con un filo di voce."Erano finite le birre e sono andati in... o cazzo!" risponde Roman alzandosi contemporaneamente a tutti, compresa Mia. "Dimmi che l'hai coperta?"
"Io-si, credo di si" balbettando. È solo questione di minuti e poi so di essere fottutamente stata scoperta.
"Come, credi? O Dio, Sam!" ringhia tra i denti. Non presto più molta attenzione adesso a quello che sta blaterando Roman, che credo venga richiamato da Mia, considerando che sono concentrata a capire ciò che sta succedendo all'interno del garage. E, tutto quello che non doveva accadere, si sta materializzando proprio in questo istante. Mi volto velocemente verso Mia che, senza lasciarmi fiatere, comprende che è arrivato il momento di andare via. Questa cosa non riguarda loro e già il fatto che Dom stia aggredendo Brian che, per logica, credo lo abbia seguito nell'eventualità di placare la sua ira, cosa che indubbiamente non è riuscito a fare, mi distrugge. È solo colpa mia e nessuno dovrebbe subire la sua ira se non io. Raggiungo a passo svelto la porta del garage, insieme ad un coraggio che non credevo di avere.
"Dom ascolta..." cerca di farlo calmare Brian.
"'Fanculo Brian! Cristo, ti avevo chiesto solo di tenerla d'occhio! E, cazzo, torno a casa e lei ha la sua fottuta macchina distrutta!" Alzando la voce. Entro nel loro raggio visivo e lo sguardo di Dom, se potesse uccidere, lo avrebbe sicuramente fatto. Chiedo a Brian di andare via e, nonostante la sua titubanza, sa che non servirà a nulla continuare a chiedergli di calmarsi. Lancia un ultimo sguardo prima di raggiungere la porta ed uscire, decretando così l'inizio della fine.
Resto ferma aspettando la sua reazione ma penso di essermene già fatta un'idea.
"Che cazzo credevi di fare?" dice, alzando la voce e cogliendomi di sorpresa."Non credevo..."
"Non me ne fotte un cazzo di quello che credevi! Non dovevi farlo!" ringhia, non lasciandomi terminare la frase e continuando a farmi sobbalzare.
"Se mi lasciassi..."
"Perché per una volta non fai quello che ti viene chiesto di fare?" interrompendomi per l'ennesima volta. "Cristo, ti è così dannatamente difficile restartene a casa a crescere tuo figlio?"
"Possiamo parlarne quando ti sarai calmato?"
"No, cazzo! Ne parliamo ora, qui!" gesticolando come non glieli avevo mai visto fare.
"Se me lo lasciassi fare!" sbotto, infastidita dal suo atteggiamento.
"Non farlo!" puntandomi il dito contro.
"Cosa non dovrei fare?" allargando le braccia, frustrata.
"Non sfidarmi, Sam."
"Non lo sto facendo! Sto cercando di parlarti!" avvicinandomi ma bloccandomi appena noto lui irrigidirsi. Che diavolo sta succedendo? Perché tutto d'un tratto mi sento respinta?
"Non immischiarti più in ciò che non ti riguarda." abbassando il tono ma la sua voce è una lastra di ghiaccio.
"Pensavo che tutto ciò che riguardasse te, riguardasse anche me." colpita dalle sue parole.
"Ti sbagliavi. Qui non siamo a casa tua. Tu qui non sei nessuno, non hai nessuna autorità e soprattutto non puoi pensare di fare quel cazzo che ti pare!"
Sgrano gli occhi alle sue parole e il mio cuore letteralmente si frantuma al suolo. Indietreggio soffermandomi a pesare ogni sua parola. Non è casa tua. Non sei nessuno. Mi ha sempre ripetuto che anche questa era casa mia e pensavo di potermi definire qualcuno, considerando l'uomo che ho sposato, che adesso mi sta urlando contro le cose peggiori e che so essere irrimediabilmente infuriato. Ma non riesco a smettere di pensare a con quanto disprezzo mi ha detto quelle cose. Un nodo alla gola mi si è appena formato ma non gli darò la soddisfazione di vedermi cadere."Non mi ero accorta che questa casa fosse una prigione e che considerassi tuo figlio l'unico modo per farmi uscire dai giochi. Non è mai stato un segreto che tu non ti fidassi di me e questa ne è solo l'ennesima dimostrazione. Io non sono mai riuscita a far parte della tua squadra e non ero mai la prima a cui chiedevi aiuto quando te ne serviva. No, mi correggo, non lo hai mai fatto."
"Credo di aver fatto solo bene a non fidarmi mai completamente." E questo è tutto quello che mi serve per poterlo lasciare li e correre a chiudermi in camera. Come ho fatto a non capirlo prima? Cosa diavolo ci faccio ancora qui? Mi alzo furiosamente dal pavimento sul quale mi ero lasciata cadere, affrerrando un borsone dall'armadio e cominciamdo a riempirlo delle mie cose e di quelle di mio figlio. Non riesco neanche a pensare di poter passare un'altro secondo qui con lui. So, comprendo, che sia infutiato, ma non ha nessun diritto di dirmi quelle cose. Prendo più cose possibile, cercando allo stesso tempo di frenare le lacrime. Sono sul punto di scendere le scale e infilarmi in macchina quando il mio telefono comincia a squillare. Guardo di chi si tratti e il nome di JD si illumina sullo schermo. Decido di ignorarlo e di continuare la mia discesa. Dovrei avvisare Ryan del mio arrivo e non appena riprendo il telefono dalla tasca posteriore dei miei jeans, il nome di JD ricompare facendomi sbuffare. Chiudo il porta bagagli del SUV e rientro per poter prende mio figlio, quandi ancora il telefono squilla. Non posso fare altro che rispondere e sentire cosa ha da dirmi di così importante da non poter aspettare che mi calmi così da poterlo richiamare senza far sospettare nulla a nessuno di ciò che è successo. Mi affretto a farlo anche perché so che non si arrenderà molto facilmente. Mi porto il telefono all'orecchio, salendo le scale per recuparare le ultime cose insieme a mio figlio. Non so se Dom si sia accorto che sto per andarmene, ma adesso non me ne frega assolutamente nulla. Quando con voce ancora tremante rispondo, sento quella di JD tremare ancora di più.
"Che succede, JD?" Bloccandomi in mezzo alle scale.
"Si tratta di Paul!" Al suono di quelle parole mi acciglio. Cosa diavolo ha combinato adesso?
Ma mentre sto per chiedergli perché non possano risolverselo tra di loro, altre parole mi spiazzano. "Gli hanno sparato." Ed inevitabilmente, il mio cuore che non sapevo essere ritornato al suo posto, precipita nuovamente al suolo facendo, se è possibile, più rumore di prima."Cos-quando?" Chiedo in preda all'angoscia. Chi diavolo può aver fatto una cosa simile?
"Poche ore fa. Non sapevo cosa fare quando mi hanno chiamato. Sam, devi tornare qui." E senza indugiare oltre, gli dico che sto per andare in aeroporto e che sarò li il prima possibile. Prendo Ray, contemporaneamente chiamando il LAX per prenotare il primo volo diretto a San Juan. Mentre scendo per raggiungere la macchina vengo bloccata da Dom. Mi fissa incredulo, come se non si aspettasse di vedermi andare via. Non ho il tempo di fermarmi a riflettere cosi lo lascio li impalato e raggiungo la porta. Ma la sua voce mi fa bloccare con l'unica mano libera ferma sulla maniglia della porta.
"Che succede a San Juan?" Ha
ascoltato la conversazione?"Non sono cose che ti riguardano."
"Sam..."
"Cosa, Dom? Cos'è che hai detto? Non sono nessuno, quindi cosa t'importa di quello che succede a San Juan?" Sbotto, riprendendo a camminare verso l'auto. Senza pensarci oltre, lo lascio li a ripetere il mio nome, diretta verso l'aeroporto con il solo pensiero di sapere cosa cazzo sta succedendo a casa mia.
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Un amore a 200 all'ora.
FanfictionNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...