Lo guardo dormire, nella sua culla, all'interno della sua cameretta, qui a Los Angeles. Siamo tornati due settimane fa ma mi è ancora difficile credere che dovrò prendermi cura di un esserino così piccolo. Passo quasi tutta la giornata a guardarlo dormire, anche perché non fa altro, se non mangiare. Credevo che avere un bambino significasse stare svegli ventiquattro ore su ventiquattro e sentirlo piangere costantemente, ma mi sbagliavo. Ray non piange mai, al massimo si lamenta perché ha fame e dorme la maggior parte del tempo, permettendomi di fare qualsiasi cosa. Ma la cosa che più amo fare da quando è nato, è proprio questa: guardarlo dormire con le sue manine strette in due pugni e la faccia da angoletto. Da quando siamo tornati da Tokyo, ho perennemente casa invasa da gente. I parenti di Dom sono arrivati anche da Santo Domingo mentre, una settimana fa, sono arrivati i miei genitori con i miei fratelli. Amanda ci ha raggiunti il giorno dopo il nostro rientro, era emozionata di conoscere il suo primo nipotino e quando lo ha visto è scoppiata a piangere per poi far piangere anche me. Sono andati via pochi giorni fa ma già mi manca da morire. Ryan è stato fantastico. Ci ha organizzato una festa a sorpresa la sera che siamo tornati a Los Angeles regalando al suo nipotino tante cose, davvero troppe. Lizzie e Mia sono sempre qui, anche per due chiacchiere ma, nonostante la costante presenza di qualcuno in questa casa, mi sento sola. Non rientrerò a lavoro prima di qualche altra settimana e questo sta influendo sul mio stato d'animo. Scendo verso il piano inferiore non appena sento bussare alla porta, non prima di aver dato un'ultima occhiata a mio figlio. Quando apro la porta d'ingresso, Mia e il piccolo Jack mi sorridono con altri regali per Ray. Sorrido e la ringrazio mentre, preso il baby talkie, ci dirigiamo in giardino. Sasha si accuccia davanti alle scale, come a fare la guardia per Ray. Ci sediamo e, parlando del più e del meno, nota qualcosa che non va.
"Va tutto bene? Mi sembri strana."
"Si, non preoccuparti." Mento. Non posso fare altro, anche perché non riuscirei a spiegare in maniera semplice quello che mi succede. Cosa le direi? Sai, tuo fratello, da quando siamo tornati, non mi guarda neanche più. Sono diventata invisibile e, nonostante sappia di lasciarmi da sola, dopo il lavoro, raggiunge casa di Mia per stare insieme ai suoi amici. Chiama solo per sapere di Ray, e se suo figlio potesse già usare un cellulare, chiamerebbe direttamente lui, evitando di parlare con me.
"Che succede? Sai che con me puoi parlare." Incitandomi ad aprirmi con lei.
"Io e Dom ci stiamo allontanando." Sperando di aver dato un significato a ciò che sa succedendo.
"Ma come? Un figlio dovrebbe unirvi invece di allontanarvi. Sei sicura che non sia solo un po' stressato?"
"Non so se essere stressati significhi evitare la propria moglie. È tutto il giorno in officina e quando, la sera, potrebbe passare un po' di tempo con me, è a casa tua a farsi una birra insieme ai suoi amici e magari anche una corsa. Sono due settimane che dormo in camera con Ray per sentirmi meno sola e, la mattina quando mi sveglio, lui è già andato via. Praticamente non lo vedo da quindici giorni, nonostante viviamo sotto lo stesso tetto. Mi chiama una volta al giorno per sapere di Ray e, dopo avergli detto che dorme tutto il giorno, mi saluta con un Ok, allora ciao." Ritrovandomi ad asciugare una lacrima che non mi ero nemmeno accorta di star lasciando libera di scendere. Mi ritrovo rinchiusa tra le braccia di Mia, abbraccio che avrei preferito avere da suo fratello.
"Perché non vieni da me stasera? Ceniamo tutti insieme, che ne dici?" sorridendomi.
"Non lo so."
"Dai, prendi le tue cose e quelle di Ray, almeno sarai in compagnia. Mi dispiace tanto Sam, se vuoi provo a parlare con Dom." accarezzandomi un braccio. Le faccio di no con la testa, prima di andare di sopra e prendere Ray che beatamente dorme ancora. Lo sistemo all'interno del seggiolino per auto già montato sui sedili posteriori del mio odiato SUV per poi mettere in moto e seguire Mia verso Echo Park. Forse è tutto un momento passeggero, magari passerà nel giro di poco tempo per poi riderci su. Ma adesso, so solo che ci sto dannatamente male. Non credevo che al ritorno da Tokyo le cose potessero cambiare così. Li era tutto fantastico, si prendeva cura di suo figlio come di me. In ospedale era tutto un preoccuparsi che stessi bene, anche durante il viaggio in aereo. Era costantemente presente, per qualsiasi cosa, ora invece sembra quasi che non gli interessi più. Quando arriviamo a Echo Park, siamo da sole, i ragazzi non sono ancora rientrati. Dopo aver preso Ray e il seggiolino, mi appresto ad entrare quando il rombo di tre auto ci annuncia il loro arrivo. Noto che l'auto di Dom non è tra queste, il che mi fa pensare che magari è passato da casa per farsi una doccia prima di poter raggiungere il resto del gruppo. Dopo aver salutato Brian, Tej e Roman, raggiungo Mia in cucina dove la trovo impegnata in una conversazione al telefono. Quando la telefonata finisce, mi spiega di chi si trattava.
"Voleva sapere dove foste. Non ha provato a chiamare te?" chiede, riferendosi a Dom, naturalmente. Prendo il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans notando che non ci sono chiamate da parte di nessuno.
"No, la sua telefonata giornaliera la già fatta. Chiedere dove eravamo, sarebbe stato troppo." Le rispondo con una nota di delusione nella voce. Dopo qualche minuto, Brian viene a 'sequestrarmi' Ray portandolo a giocare in giardino con Jack. Restiamo da sole a preparare la cena quando anche il rombo della macchina di Dom ci avvisa del suo arrivo. Non so perché, ma mi aspetto di vederlo entrare come una furia e di venirmi ad imprecare contro per non averlo avvisato della nostra uscita, ma non succede. Non succede nulla, nemmeno quando Mia raggiunge i ragazzi per avvisarli che la cena è pronta. Quando raggiungo la sala, lo vedo con in braccio suo figlio prima che il piccolo comincia a piagnucolare perché probabilmente ha fame. Ciò che manda il mio cuore in frantumi, forse per la milionesima volta, sono le sue parole.
"Adesso diciamo a zia Mia di cercare la mamma e dirle che hai fame, ok?" vedo Mia far scivolare il suo sguardo da me a lui, prima di vedermi scomparire dietro la porta per rifugiarmi in cucina e piangere. La vedo entrare qualche istante dopo con mio figlio in braccio e con uno sguardo carico di scuse. Senza dire nulla, prendo Ray e dopo averlo fatto mangiare, raggiungo la sala per prendere le nostre cose e andare via. Saluto tutti, cercando di non incrociare lo sguardo di Dom, anche se so che mi sta guardando. Mia si offre di aiutarmi ma la ringrazio dicendole che posso farcela da sola. Raggiungo il SUV con ancora la speranza che corra fuori e mi dica qualcosa, ma anche questa volta non succede nulla. Salgo in macchina e raggiungo Marina del Ray con la vista annebbiata dalle lacrime che mi sono costretta a non versare. Arrivata a casa, porto Ray nella sua cameretta prima di telefonare mio cucino e avvisarlo che da domani ritorno a lavoro. Di restare chiusa in casa, ne ho avuto abbastanza.
"Porterai anche il mio nipotino?"
"Si, non me ne separerei mai." dico con un sorriso sulle labbra. La sua felicità mi sorprende sempre.
"Sarà fantastico il suo primo giorno di lavoro. Gli farò vedere tutto." Euforico, nemmeno stesse parlando di un nuovo prototipo.
"Ha solo tre settimane, Ryan. Contieniti, per favore."
"Allora a domani e da un bacio a mio nipote. Anche se domani il suo faccino ne sarà pieno." Dice prima di salutarmi con una grossa risata. Preparo tutto quello che mi servirà domani per il mio rientro in officina quando sento la porta di casa aprirsi e chiudersi. Non credevo sarebbe rientrato così presto, o almeno non prima che io fossi andata a dormire. Non sale al paino di sopra ma lo sento uscire in giardino. Mi affaccio dalle scale dove lo vedo seduto sulla panca ad accarezzare Sasha. Ritorno a preparare le ultime cose prima di sistemarmi sulla sedia a dondolo che in queste due settimane è diventata il mio letto. Guardo mio figlio dormire avvolto dal suo piccolo lenzuolo prima che il sonno avvolga tra le sue braccia anche me.
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Un amore a 200 all'ora.
FanfictionNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...