Capitolo 79 (✔️)

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Questa notte mi sono svegliata una sola volta per dar da mangiare a Ray, il che mi fa intuire che almeno lui ha dormito beatamente. Mi alzo dalla sedia a dondolo per prendere Ray e farlo mangiare per poi sistemarlo nel seggiolino a dondolo per permettermi di sistemarmi per il mio rientro in officina. Entro in camera da letto notando che Dom è ancora avvolto tra le braccia di Morfeo, raggiungendo poi il bagno per permettermi una doccia. Non gli ho detto che oggi ritorno a lavoro ma forse nemmeno gli interesserà saperlo. Infondo sono solo la persona che ha dato alla luce suo figlio. Esco dal bagno avvolta solo da un'asciugamani fermandomi davanti all'armadio per poter prendere qualcosa da indossare. Sono intenzionata a ritornare la Sam di una volta, quella ragazza sfacciata che lavorava anche tredici ore al giorno con indosso solo un paio di shorts ed una canotta e con le mani e la faccia perennemente sporchi di grasso. Mi manca tutto quello, anche solo respirare l'aria assuefatta della mia officina. Ritorno alla realtà, indossando l'intimo e poi gli indumenti, andando poi a prendere Ray per scendere insieme a fare colazione. Mentre sto bevendo il mio solito caffè, intenta a guardare Sasha divertirsi in giardino, la sua voce, quella voce che mi è dannatamente mancata, mi riporta alla realtà.

"Come mai sei già sveglia?" fermo davanti al piano break.

"Sto andando a lavoro." senza rivolgere il mio sguardo al suo. Sto ancora guardando Sasha impegnata a inseguire qualcosa fuori in giardino.

"Perché?" che diavolo di domanda è 'perché'?

"Sono stanca di starmene rinchiusa in casa, da sola per giunta." Posando la mia tazza di caffè all'interno della lavastoviglie.

"E come farai con Ray?" accigliandosi.

"Lo porto con me. Non sarà poi tanto difficile lavorare con nostro figlio che dorme la maggior parte del tempo." camminando verso la porta con in braccio Ray e sulla spalla la borsa con le sue cose. Non ascoltando altro da parte sua, mi lascio alle spalle la porta di casa, sistemando mio figlio in auto per poi mettermi in viaggio verso l'officina. Ho deciso che non voglio più dare peso a ciò che dice o anche solo a ciò che fa, perché non ce la faccio più a sentirmi inutile e messa da parte. Se vuole continuare così, lo faccia ma non so per quanto tempo resterò al suo gioco. Quando tornammo da Tokyo, parlammo della possibilità di raggiungere San Juan prima del mio ritorno al lavoro, per permettere a mio nonno di conoscere un altro pronipote, quello della testarda piccola Samantha. Non ha mai avuto un buon rapporto con gli aerei, quindi non ci sono rimasta male quando mia madre e mio padre mi dissero che se avessi voluto far conoscere mio figlio a nonno Marcus, sarebbe dovuto andare Ray da lui. Sto prendendo in considerazione la possibilità di raggiungere Porto Rico senza Dom, anche perché non credo lui voglia venire. Raggiunta l'officina, sorrido inconsapevolmente, pronta a tornare in carreggiata. Sono stata troppo tempo lontana da questo posto e dalle persone che ci lavorano. Posso dire che, quasi, le liti con mio cugino mi sono mancate. Sgancio il seggiolino e, insieme a Ray, varco, dopo quasi tre mesi, l'ingresso della Workshops Torres Corp. Tutti mi corrono incontro per salutare me e il nuovo arrivato permettendomi, solo dieci minuti dopo, di raggiungere il mio ufficio che noto essere ancora nella sala progettazioni. Non mi dispiace anche perché raggiungere il piano di sopra con un carrozzino non mi renderebbe la vita facile. Prima di poter tirare un sospiro di sollievo, Ryan fa il suo ingresso dirigendosi direttamente al cospetto di mio figlio. Dorme, come la maggior parte del tempo, ma Ryan non sembra deluso, anzi, me lo sequestra ancora prima di potergli dire che non si sveglierà molto facilmente. Mi siedo alla mia scrivania pronta a riprendere il controllo del mio settore. Senza 'disturbare' mio cucino impegnato a far fare il giro turistico ad un bambino che dorme, mi auto aggiorno sui lavori dell'ultimo periodo notando che nel settore restauri c'è un nuovo lavoro da portare a termine. Si tratta di una Pontiac Firebird Trans - Am MY del 1977 e adesso si trova al reparto di smontaggio. Prima che possa recarmi a verificare che tutto proceda per il meglio, mio cugino ritorna con una notizia che aveva dimenticato di darmi prima. Da ben tre settimane, nel settore di mia competenza, è stato assunto un nuovo installatore elettrico. Un po' amareggiata per non essere stata avvisata prima di un cambiamento nel mio settore, lo seguo verso l'officina, non prima di aver lasciato Ray a Lia, la nostra segretaria. Mi spiega che si tratta di un ragazzo molto sveglio, con tanta volontà e a cui piace quello che fa. Spero solo che abbia lavorato prima con qualcuno come noi, non è semplice stare dietro a due persone che non hanno mai la stessa opinione su qualcosa. Sono tutto impegnati nel loro lavoro, il che mi fa capire quanto ci sia da fare in questo periodo e magari quanto ce n'è stato quando io non c'ero. Sono felice che siano comunque riusciti ad andare avanti nonostante non fossi presente durante i lavori. Ma so che Ryan si è fatto in quattro anche per assicurarsi che tutto procedesse esattamente come io avevo indicato. Senza disturbare troppo i nostri ragazzi, raggiungiamo il nuovo acquisto che sta lavorando proprio all'impianto elettrico della Pontiac. Ryan richiama la sua attenzione, pregandolo di venire verso di noi. È un ragazzo sulla ventina, massimo venticinque anni, molto carino a dire il vero.

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