Capitolo 49

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Siamo con le gambe sotto il tavolo da qualche minuto e il mio piatto è già mezzo vuoto, la mamma di Stephan cucina davvero bene ed è la prima volta che mi sento in famiglia dopo tanto tempo. Mi hanno accolta come una figlia e non potevo chiedere di meglio.

Manuel: Cosa facciamo.. Domani che è.. Natale? -

Sabri: Non si parla con la bocca piena! Hai 25 anni, dovresti saperlo! A maggior ragione oggi che abbiamo ospiti! -

Senza farsi vedere Stephan mima "2-2" con la mano.

Lucia: E finitela con questi giochi infantili! -

Manuel: Quindi, cosa faremo? -

Sabri: Se alle ragazze va bene, pranziamo e poi come al solito il pomeriggio andiamo in spiaggia! -

Ste: Che noia, sempre uguale -

Giulia: Dai, è bello! Non vedo il mare da Giugno! -

Ste: Va bene, va bene. Oggi sembra ce l'abbiate con me! Scusate se non la penso sempre come voi! -

Si alza di fretta senza finire di mangiare e se ne va; Manuel resta impietrito e io anche. Non gli abbiamo detto niente di particolare eppure si è innervosito parecchio, non avevo mai visto questo aspetto e non ho idea di cosa fare.

Lucia: Potresti andare tu, Sofia? Ormai è grande, non mi sembra il caso di fargli la ramanzina. -

Io: Sì, ci penso io -

Mentre cerco di capire dove è andato, visto che ancora non conosco bene la casa, passo davanti alla TV del salotto dove c'è il bigliettino per la festa della mamma che ho letto stamattina. Lo prendo in mano e raggiungo la camera di Stephan mettendo insieme qualche parola anche se non mi viene in mente nulla di convincente. O mi sono persa un pezzo, oppure lui è nervoso per qualcosa che non so e che non dipende dalla famiglia, anche se dalla reazione dei genitori sembra essere ormai una cosa usuale. Busso leggermente alla porta che probabilmente ha sbattuto pochi minuti fa, andandosi a sdraiare sul letto.

Ste: Mamma, lo sai che non voglio parlare! -

Io: Sono Sofia -

Ste: Bhè.. Non ho voglia di parlare -

Io: Stephan -

Ste: Entra, Sofia se è quello che vuoi. -

Entro in camera e faccio qualche passo. E' piena di poster di calciatori, magliette autografate e sul muro dietro il letto c'è una lunga serie di foto che ritraggono Stephan con tutte le maglie delle squadre in cui ha giocato. In ogni foto il sorriso è più grande e il sogno più vicino.

Solo l'ultima però contiene i colori rosso e nero. All'improvviso capisco quanto io sia una nullità in confronto a tutto quello che ha affrontato e vissuto. Ha lasciato la famiglia e tutti gli amici a 14 anni sperando di ritagliarsi un futuro da calciatore, che non era per nulla scontato e ovvio.

Mi siedo sul letto di fianco a lui e gli metto semplicemente tra le mani il bigliettino, stringendole leggermente. Lo apre, sorride e lo richiude.

Io: Cosa dovrei dirti ora? -

Ste: Non dirlo, lo so già. Quante volte me lo ha detto mio papà, e ancora io non lo capisco che mia mamma ci rimane male ogni volta di più, perchè io sono sempre più grande e in teoria più maturo -

Oltre al mio bigliettino, tra le mani ha un'altra tessera.

Io: Cos'è? -

Mi passa un tesserino in cui ci sono tutti i suoi dati e una sua foto a 10 anni o giù di lì.

Ste: E' il mio primo tesserino ufficiale, del Legino Calcio. Quando torno qui mi chiedo se ho fatto bene a lasciare tutti i miei amici e soprattutto i miei genitori per inseguire il mio sogno. Loro hanno sofferto quanto me se non di più e credo sia questo il motivo del casino di oggi -

Io: Certo che hai fatto bene, Stephan stai scherzando? Il tuo sogno si è realizzato e loro sono orgogliosi di te! -

Ste: Mmh.. -

Io: E' ovvio che hanno sofferto, tutti i genitori vorrebbero tenere i figli con sè per sempre, ma ti rendi conto che non è possibile? -

Ste: Sì, ma non è solo questo -

Io: Vuoi dirmelo? -

Ste: Sì, ma è.. Difficile. Loro non sanno che lo so. Praticamente, quando io sono partito loro hanno vissuto male la mia assenza tanto da finire da uno psicologo, entrambi. Avevo 14 anni, mi vedevano troppo piccolo e immaturo per un'esperienza del genere e ogni volta che tornavo a casa trasferivano parte di quest'ansia a me. Io cercavo di non farglielo notare facendo il "figlio perfetto", ma loro mi facevano pesare il fatto di pensarla diversamente da loro e questo mi ha sempre reso molto nervoso ed insicuro in loro presenza, mi capisci? -

Io: Sì, credo di sì. Oltre al calcio e alla scuola che già non è poco, avevi la preoccupazione anche dei tuoi genitori -

Ste: Lo facevano inconsciamente, adesso lo so. Ma ho iniziato ad odiare Manuel che loro dipingevano come il figlio "giusto" -

Lo interrompo, queste assurdità non si possono sentire.

Io: Non pensare che tu sia sbagliato. Neanche un attimo. Perchè non lo sei, sei giusto per me, per loro e per tutti. Sei una bellissima persona, sei gentile, ti preoccupi per tutti e metti la felicità degli altri prima della tua, come mi hai appena raccontato! -

Ste: Per un po' di tempo ci ho creduto. E ogni tanto anche adesso lo penso, come stasera. Quando hanno opinioni diverse dalle mie e concordano con Manuel o con amici, io mi sento sbagliato -

Io: Io ti posso aiutare se vuoi, puoi pensare che tu sei un casino ma anche io lo sono. Possiamo essere un casino insieme, un enorme casino, ma giusto. -

Ste: Tu non sei un casino -

Io: E tu non sei sbagliato, per nessuna ragione sulla faccia della terra. E ora, vieni a finire di mangiare -

Ste: Arrivo arrivo -

//

Stiamo iniziando a capire che Stephan non ha un caratterino tutto rose e fiori e ha un animo abbastanza tormentato da qualcosa successo nel passato.

Domanda di oggi: leggete anche tanti libri "veri"? Intendo cartacei e scritti da autori seri, non me ahahah

Io non tanto, mi rispecchio più nelle fanfiction e ne leggo a tonnellate. Credo di esserne dipendente! :)

xx -G.

Predestined || Stephan El ShaarawyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora