Come sospettavo la sua valigia è piena di cose inutili.
Io: Non credo che ti serva una giacca antivento alle Maldive -
Ste: Dici? Puoi finire tu? -
Io: No! Ti alzavi prima e la preparavi! Non sei più un bambino a cui devo dire queste cose, Stephan! -
Ste: Dobbiamo litigare proprio adesso? -
Io: Se non vuoi litigare, esci dal bagno e andiamo! -
Ste: Ma non posso uscire così! -
Io: Chi vuoi che ti veda alle 5 di mattina? -
Ste: Okkey okkey arrivo! -
Piuttosto scocciato esce del bagno (tra l'altro la cresta è normale, non che sia brutta o storta dopo aver dormito), prende le chiavi della macchina, chiude la valigia aggiungendo qualche costume e mi guarda interrogativo.
Io: Finalmente! -
Sollevo la mia valigia dal letto con qualche sforzo ed esco dalla stanza seguendolo lungo le scale.
Ste: Lascia, te la porto io! -
Io: Prendi la tua e andiamo. -
Ste: Come vuoi -
Carichiamo le due valigie in macchina e Stephan si mette al volante per raggiungere l'aeroporto. Per tutto il viaggio non diciamo una parola. Arrivati al check-in, passiamo i controlli e Stephan fa una veloce colazione al bar visto che ovviamente non ha fatto in tempo a casa. Adesso dobbiamo aspettare una mezz'oretta prima che imbarchino i bagagli e ci chiamino. Mi siedo a gambe incrociate sulla sedia di metallo e mi ringrazio per aver indossato i leggins così da poter stare comoda. Infilo le cuffie e inizio ad ascoltare un po' di musica. Da quando siamo usciti ancora non ci siamo detti niente e non ho proprio voglia di passare una settimana così. Doveva essere la nostra settimana e guarda come iniziamo! Mentre lui è assorto a guardare gli aerei fuori dalla vetrata, si avvicina un bambino di circa 6-7 anni con i capelli ricci e arruffati, probabilmente si è svegliato da poco. Ha dei curiosi occhi azzurro cielo e le gote leggermente rosse. Ci guarda un po' studiando soprattutto il viso del ragazzo seduto di fianco a me.
X: Tu ti chiami El Shaarawy, vero? -
Il suo visino si illumina quando Stephan alza lo sguardo, deve aver capito che ha fatto centro.
Ste: Sì, ma non è il caso che io.. -
Lo interrompo bruscamente: può trattare così me, ma non un bambino innocente che lo vede come un modello.
Io: Ciao! Io sono Sofia, cosa hai bisogno? -
Dico sorridente cercando di sembrare il più gentile possibile per non intimidirlo. La sua attenzione si sposta su di me e capisco che deve essere abbastanza espansivo quando inizia a parlarmi.
X: Secondo te me lo può fare un autografo o dici che è arrabbiato? -
Io: Penso che un grande calciatore possa fare autografi anche quando è arrabbiato, non credi? -
X: Sì! Hai ragione! -
Mi sorride e gli accarezzo la guancia, è così tenero.
Io: Ehi calciatore, glielo fai un autografo? -
Ste: Come ti chiami? -
X: Tommaso -
Il bimbo gli allunga un foglietto e Stephan scrive una piccola dedica e scarabocchia la sua firma.
Ste: Tieni, anche la dedica! -
X: Grazie! E grazie Sofia! -
Io: Di niente, ciao! -
Il bambino si allontana con il sorriso sulle labbra saltellando verso i suoi genitori che lo stanno aspettando orgogliosi. Ricomincio ad ascoltare la canzone che è stata interrotta e dopo qualche brano casuale mi capita "Amami", di Emma. Per la prima volta da quando l'ho scaricata, non avendo nient'altro da fare, mi concentro sulle parole: "Amami, come se fossi la luce di un faro nel mare ♪". Al secondo ritornello infilo una cuffia nell'orecchio di Stephan senza fare o dire null'altro.
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Scena dolcissima aww vi inizio a dire che settimana prossima ho a casa una ragazza francese per lo scambio, quindi non so quando e se riuscirò a postare.
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Predestined || Stephan El Shaarawy
FanfictionRosso come l'amore, la passione, il sangue, l'energia. Nero come la paura, l'odio, l'aggressività, il pessimismo. Ma rosso e nero possono convivere fino a diventare un unico nuovo colore, che racchiuda le caratteristiche di entrambi? Possono due per...