Capitolo 68

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SOFIA'S POV

Non credo di avere voglia di scendere a cena e vederlo dopo sole poche ore dal disastro, così chiedo a Mattia di portarmi della frutta quando sale e lasciarmi sola con i miei pensieri.

Non che voglia pensare, mi sta scoppiando la testa a forza di fare supposizioni e domande su quanto successo. Forse la doccia di stasera è la più lunga della mia vita, solo che l'acqua calda è così rilassante in confronto ai problemi che ci sono fuori.

Indosso il pigiama e mi sdraio sul divano: odio questa parte della giornata, quando tutto è buio e i pensieri affiorano a centinaia nella mia testa, soprattutto dopo una giornata del genere. Inaspettatamente mi addormento prima del ritorno di Mattia, e il mattino dopo quando mi sveglio trovo sul tavolino la mia colazione e un post it che mi augura di passare una buona giornata.

Per tentare di staccare la spina del cervello che mi sta assillando e togliendo il fiato, decido di uscire ed andare a fare una passeggiata per i negozi. Pessima idea: tutti già mi guardano e si girano a commentare, come fanno a saperlo? Ora il calcio è un argomento per donne? Il calcio no, ma forse i calciatori belli sì. Il moto di gelosia che mi colpisce è irrefrenabile, anche se verso qualcuno che non è decisamente più mio. O forse non lo è mai stato.

Neanche camminare tra le gente mi tranquillizza, quindi dopo qualche centinaio di metri decido di riprendere l'autobus e tornare a casa.

Tornare a casa, ad averla. Anche questa è una questione da risolvere. Percorro il rettilineo tra la fermata del bus e il Centro Sportivo calciando i sassolini che trovo sulla strada, è un bel modo per pensare, mi è sempre piaciuto. Forse ero predestinata anche in questo, trovare qualcuno che per professione prendesse a calci un pallone come io prendevo a calci i sassolini per strada. Okkey, forse sto esagerando.

Mi accorgo che qualcun altro deve essere uscito a pensare quando una macchina mi si affianca e il finestrino si abbassa.

Ste: Senti, lo so che non vuoi parlare, ma almeno chiariamo le cose. Sali, dai -

Io: Perchè dovrei accettare di stare in una macchina con te, o in qualsiasi altro posto? -

Ste: Perchè al contrario di quello che pensi tu, io ti voglio bene -

Io: Bel modo di dimostrarlo -

Ste: Sofia, ho bisogno di parlarti. Sali in macchina -

Anche io ho bisogno di parlargli, di chiedergli spiegazioni o soltanto di sapere il motivo. Se non gli andavo più bene, poteva dirmelo: avremmo risolto la cosa insieme. Apro la portiera e mi siedo sul sedile del passeggero. Supera la via con il cancello del Centro e procede lungo la strada sterrata sulla destra. Mi piace il paesaggio qui intorno, ci sono solo campi e boschi e per una persona che odia il traffico e l'inquinamento come me è una specie di paradiso terrestre. Spegne il motore dell'auto in una piazzola in mezzo ad un prato e per lunghi secondi cala un silenzio carico di aspettativa.

Ste: Scusa, non ti meritavi questo trattamento da parte mia. Ho sbagliato, lo so -

Mi aspettavo tutto, tranne delle scuse così da una persona orgogliosa e testarda come Stephan. Rimango senza parole e balbetto qualche sillaba di parole a caso.

Ste: Ti ha lasciato senza parole? Bhè, il mio comportamento visto con il senno di poi ha lasciato così anche me, quindi supponevo meritassi almeno delle scuse decenti -

Io: Devi esserti sembrato proprio un traditore per spingerti a dire una cosa del genere -

Ste: E' come mi sento ora. Non so cosa avessi in testa, è come se vedessi la mia vita annebbiata e sentissi il suo richiamo che mi allontanava da te. Ma non riuscivo a non ascoltarlo. Detto così sembra una cosa mistica, ma è quello che mi è successo -

Predestined || Stephan El ShaarawyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora