Capitolo 72

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Inizialmente non voglio raccontare niente a Mattia, lui sapeva che avevo litigato con i miei genitori e basta, quindi dovrei raccontargli bene i fatti accaduti e sinceramente non ne ho voglia. Poi però penso che un consiglio non fa male a nessuno e raccontando passo passo i fatti successi, mi accorgo che ho reagito in modo eccessivo perchè ero arrabbiata, non perchè i fatti fossero particolarmente gravi. Certo, lasciare la propria figlia fuori di casa non è una cosa carina da fare, ma anche io avevo le mie colpe e ho rinunciato in partenza a lottare per quello che mi spettava. Forse era la mia scusa per avvicinarmi ancora di più a Stephan? Posso essere stata così egoista? Ora mi accorgo che forse sì. Forse ho davvero messo Stephan davanti alla mia famiglia.

Ma è una cosa sbagliata? Bianco o nero? Amore o famiglia?

Non credo si possa scegliere, alla fine l'amore diventa la tua famiglia, no?

Dopo avergli raccontato pro e contro, Mattia mi guarda stranito per poi chiedermi semplicemente: "Perchè non stai correndo a casa?"

Perchè non lo sto facendo?

Perchè qui mi trovo bene, davvero. Considero la metà delle persone che lavorano qui come fratelli maggiori e ho trovato un equilibrio che non pensavo esistesse.

Sofia, non mentire.

Non sono tornata a casa perchè avevo paura. E ne ho ancora, tanta. A casa ci siamo solo io e mamma per la maggior parte del tempo e i nostri caratteri non sono fatti per convivere, ormai sono rassegnata.

Mi lascio convincere dal fatto che sia Mattia che Stephan la pensano allo stesso modo e decido il giorno dopo di chiamare mamma. La telefonata è molto breve, giusto il tempo di dire: "Tra un'ora sono lì, facciamo finta non sia successo nulla".

Non la vedo, ma percepisco il suo stupore mentre mi saluta per darmi appuntamento a poco dopo. Non gliel'ho detto, ma mi sembra ovvio che porti anche Stephan. Ha il potere di calmarmi quando sono nervosa e in questa situazione mi serve la sua presenza per darmi coraggio ed evitare di mollare tutto una volta arrivata davanti al campanello.

Il viaggio non è lungo, ma mi sembra durare un'eternità. Picchietto nervosamente il dito sulla gamba, quando Stephan mi copre la mano con la sua e mi accarezza leggermente le dita.

Ste: Stai tranquilla, ci sono io con te -

Quasi fosse un medicinale, una droga o un amuleto, mi calmo.

Quando arriviamo, escono ad accoglierci sia mamma che papà e credo di essere in una di quelle pubblicità della Mulino Bianco, in cui viene mostrata la famiglia felice e sempre sorridente mentre fa colazione alle 7 del mattino.

Se va bene io a quell'ora trascino il cucchiaio dalla tazza alla bocca con un occhio mezzo chiuso.

La vita non è quella che si vede in TV o al cinema, la vita ti mette alla prova ogni giorno e niente è facile come scrittori e registi ci fanno credere, quello è solo lo stereotipo della vita che vorremmo e ormai l'ho capito.

Dopo oltre un anno, per la prima volta metto piede in quella che era casa mia. Il profumo di lavanda che mi investe è sempre lo stesso, mia madre ha sempre avuto una fissazione per questo aroma.

Io: Non vi scoccia se mangiamo qui, vero? -

Mamma: Certo che no tesoro, è pur sempre casa tua -

Papà: Anche lui mangia qui? -

Io: S-sì.. Ti dà fastidio? -

Papà: No no.. Era per sapere per quanti preparare! -

So che non è così, ma faccio finta di nulla. Ci manca solo che anche Stephan si senta a disagio, basto io. Mamma ci fa accomodare sul divano mentre mio padre apparecchia la tavola. A casa mia i ruoli genitoriali sono sempre stati interscambiabili: capitava spesso che fosse mio padre a preparare la cena e mia madre a portare l'auto dal meccanico. Dopo aver parlato per circa 20 minuti di argomenti futili, ci sediamo a tavola. Ho notato che più volte mia madre è stata sul punto di fare una domanda che si è puntualmente rimangiata, e credo anche di sapere quale sia. Dopo aver servito un piatto di pasta alla zucchine, inizia il suo quarto grado che ho intenzione di interrompere presto, più che altro per non mettere in imbarazzo Stephan.

Mamma: Vedo che nel frattempo siete diventati amici. Sei stata da lui per questi mesi? -

Io: Sì, sono stata da lui -

Mamma: Spero tu sia stata bene, pensavo a te ogni giorno, ma non avevo il coraggio di cercarti. Avevo i miei informatori, sapevo che stavi bene altrimenti sarei venuta subito a riprenderti -

Stephan mi mette una mano sulla schiena e mi guarda incoraggiante.

No Stephan, non ho intenzione di dirglielo. Non è necessaria una bomba durante la cena.

Mi sorride e dal suo sguardo capisco che se non lo faccio io, lo farà lui.

Io: Mamma, in realtà non siamo amici. Siamo fidanzati -

Sono pronta a tutto ora. Stringo forte la sua mano da sotto il tavolo.

Mamma: Ah.. Non lo sapevo! -

Io: Basta leggere i giornali, ma fa nulla. Meglio dire le cose di persona! -

Mamma: Tesoro, sai che non leggo quelle cose. Sono felice per te -

Cosa? Credo di avere le allucinazioni.

Papà: Da quanto? -

Ste: Circa un anno e mezzo -

Sembrava essere andato tutto troppo bene con mamma, infatti papà si alza dal tavolo ed inizia a sparecchiare. E' il suo educato invito ad andarcene. Ho quasi vent'anni e non posso neanche avere un fidanzato? Mi sembra un po' al limite come cosa. Per fortuna arriva il momento di andare, saluto mamma che ci accompagna alla porta con un sorriso quasi.. Sincero? La reazione di mio padre era scontata e ci avrei scommesso, ma mia madre mi ha sorpresa. Che forse sia cambiata davvero e io gli sia mancata in tutto questo tempo? Improvvisamente mi sento in colpa: lei mi ha sempre pensato e a quanto dice ci è stata male, mentre io ho dimenticato di avere una famiglia e mi sono comportata da perfetta egoista.

Forse tra le due, quella in torto sono io.

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Cosa ne pensate della reazione dei genitori? E del cambio di opinione di Sofia?

Ultima domanda dell'interrogatorio: come vi aspettate continui la storia?

xx -G.

Predestined || Stephan El ShaarawyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora