Capitolo 43: Segni

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~Midoriya POV~

Rabbrividisco in preda alla bassa temperatura, cercando di raggomitolarmi meglio su me stesso per trovare anche solo un minimo di calore, venendo impossibilitato dalla mancanza di una maggiore quantità di tessuto con la quale coprirmi.

<Ehy, vieni qua.> l'Alpha mi chiama a se con voce roca e carica di sonno, stringendomi al petto e coprendomi con il suo mantello fin sopra le spalle, lasciando che quel morbido pelo mi solletichi le gote.

Mi accoccolo contro di lui, posandogli le labbra sul pettorale nudo nel mentre che lo accarezzo lentamente.

<Saremmo dovuti andare a dormire dentro sta notte... hai preso freddo.>

<No, no. Quella di ieri è stata una sera stupenda, la prossima volta portiamo semplicemente qualche coperta in più.> mugugno ancora con la bocca impastata.

<La prossima volta?> arrossisco, stropicciandomi gli occhi con il pugno chiuso, quando mi viene lasciato un bacio sulla fronte.

<Che ne dici se la prossima volta andiamo in un letto vero, ti prendi tutte le coperte e i tessuti caldi che vuoi.>

Annuisco, allungando una mano fino al suo collo, tastando con i polpastrelli per cercare il segno che gli ho lasciato la notte scorsa; quando lo trovo, quello sussulta appena, lasciandomi poi libero di accarezzare la zona.

<Kacchan.>

Prende ad accarezzarmi in viso dolcemente col dorso della mano, aspettando che io continui con il mio discorso.

<Adesso avrò il tuo odore sempre con me, giusto?>

<Certo che si. Tutti quegli idioti ci penseranno due volte prima di romperti il cazzo.>

<Q-quindi non potrò più tenere il tuo mantello? Comunque, a nessuno interessa darmi fastidio.>

<Non si può mai sapere. E se ti vuoi portare dietro quella stoffa, puoi farlo tranquillamente. Un motivo in più per non toccarti.> grugnisce, sistemandosi meglio sul fianco.

<Poco possessivo.> ridacchio appena, alzando lo sguardo per osservare la sua espressione rilassata.

<Disse quello che ha voluto marchiarmi per primo.>

<E non me ne pento.> concludo, venendo poi ricambiato con un bacio a fior di labbra.

La sua mano vaga, a partire dalla mia spalla lungo tutto il braccio nudo, marcando con più intensità alcuni punti.

<Sei pieno di cicatrici.>

<È un male?>

<Devi smetterla di sparare stronzate.> ringhia, strofinando la punta del naso nell'incavo del mio collo.

<Sono sempre stato molto goffo.> ammetto con un leggero velo di vergogna.

<Non mi aspettavo nulla di diverso. Questa come te la sei fatta?> chiede andando a posare le labbra su un vecchio segno, quasi impercettibile, situato sul mio avambraccio.

<Mm, vediamo... da bambino, giocando penso. Probabilmente ero nel giardino dell'istituto e sarò caduto da qualche parte.>

<Entusiasmante.>

<Oh, senti. Capitava più spesso del dovuto.> provo a spingerlo via, ritrovandomi come risultato soltanto più attaccato al suo torace.

Non senza di te - Bakudeku OmegaverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora