Capitolo 64: La caccia

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~Midoriya POV~

Rimango comodamente seduto sul giaciglio di pellicce e decorati cuscini, ascoltando gli allegri guaiti del pargolo che tengo tra le braccia.

<Ragazzino, ti preoccupi troppo.> accenna un lieve ringhio la donna, sistemandosi gli abiti caldi addosso.

Le lancio un'occhiata sfuggevole, lasciando trasparire una smorfia dubbiosa.

Continuo ad osservare Kota, avvinghiato al mio grembo, che continua a far volare in giro lo sguardo, curioso come tutti i cuccioli.

<M-ma lei ha partorito da appena pochi mesi, è sicura di aver riacquistato completamente le forze?> punto le iridi su suo figlio, alzandolo leggermente sulle mie ginocchia serrate; quella lo scruta con uno sguardo ricolmo d'affetto, arricciando poi il naso e avvicinandosi di pochi passi.

<Dammi del tu.> mi ripete per l'ennesima volta, chinandosi sulle ginocchia e prendendo tra le sue le mani del piccolo, che in tutta risposta uggiola felicemente.

<Izuku.>

Alzo la testa, prestandole attenzione.

<Darei la mia vita per il mio cucciolo... ma non voglio smettere di essere me.> a quel "mio" si posa una mano sul petto, esattamente sopra il cuore, poggiando con un grave sospiro la fronte a quella del piccolo.

<Ti ho mai raccontato di come ho conosciuto suo padre?> i suoi occhi brillano come se del fuoco le si fosse acceso dentro.

Scuoto la testa, genuinamente curioso da quella espressione ardente di un qualcosa, un sentimento profondo per certo, radicato nella sua stessa essenza.

Si rimette in piedi velocemente, afferrando la visibilmente usata e tuttavia maestosa lancia dalla punta in argento, prima abbandonata in un angolo della capanna.

<Era una mattinata di gelido inverno.> sorride quasi estasiata, mettendosi in posizione d'attacco.

<L'alba da poco nata baciava la terra morta dal freddo e i manti bianchi che brillanti come diamante ricoprivano i versanti della valle, baciandoli e intiepidendoli con la propria luce.>

Il cucciolo comincia ad agitarsi, battendo le manine paffute e gorgogliando vivacemente.

Sembra di sentirla raccontare un sogno.

Forse è così che se lo ricorda.

<Era giorno di caccia.> fa un salto, lasciando che i le ciocche dorate le coprano il volto, dipinto e pronto per l'imminente battuta di caccia.

La osservo ad occhi aperti, rimanendo rapito dall'enfasi della scena.

<Il freddo, la neve, il vento, la pesantezza e la stanchezza che l'inverno si porta dietro non aiutava, induriva gli animi e induriva la carne. Ho sempre amato cacciare.
Quella mattina volevo il mondo, volevo raggiungere il sole in groppa al mio drago e volevo la preda più ricca che gli dei mi potessero offrire.
E ci riuscì.> ringhia nella nostra direzione, provocando le risate del cucciolo.

<La crudele e assai grandiosa terra quel giorno mi, ci regalò, l' Eikthyrnir più maestoso su cui i miei poveri occhi abbiano mai potuto posare il loro indegno sguardo. Sembrava esso stesso un dio.

Alla mia espressione stupefatta risponde prontamente con un ghigno.

<Ah ragazzino, devi ancora vederne di cose...> si concede un sospiro, in posizione di riposo, perdendosi per un attimo all'interno dei suoi dolci ricordi.

<E poi?>

<E poi vidi l'uomo che mi rubò l'anima, steso a terra, terrorizzato da quell'imponente bestia. Se non fossi intervenuta subito avremmo dovuto consegnarlo agli astri.>

Sbuffo con un accenno di divertimento in corpo.

<Hai capito adesso? La caccia è tutto per il nostro popolo, non é un mero metodo per procacciarvi da mangiare, è un rituale sacro.
La caccia è tutto per me.>

Sorrido vistosamente, giocherellando con l'orlo dell'abitino di Kota.

<Allora devi sbrigarti. Fra poco partiranno tutti.> concludo, sentendo le dita della donna disegnare qualcosa sulla mia fronte.

Solo dopo mi accorgo delle dita ancora intrise della donna di una brillante pittura blu, la stessa che lei sfoggia con tanto orgoglio in volto.

<Hai perfettamente ragione. Un giorno di porterò sicuramente con me... magari quando la tua anima apparterrà a queste montagne.> rivolge a entrambi il più caldo dei sorrisi, finché qualcosa al mio fianco non cattura il suo sguardo.

<Che hai lì?> indica con un cenno del capo, tornando diritta.

<Ah?> mi volto, osservando il libro, oramai consumato e dalla carta ingiallita, adagiato su una delle pelli.

<É il libro che ho scambiato con quei nobili l'altro giorno... un libro come pegno per avergli salvato la vita.> spiego, notando la sua espressione mutare velocemente.

<Tienitelo stretto. C'è gente che vorrebbe bruciarti assieme a quel libro.> non mi faccio troppo intimorire dalla sua affermazione, so chiaramente dove vuole andare a parare.

Per qualcuno siamo estranei.

Le annuisco, nascondendomelo prontamente sotto la camicia e stringendo l'infante al petto.

Un corno dal suono lungo e squillante suona poco in lontananza, avvisando i cacciatori dell'imminente partenza.

<Lo custodirò fino al tuo ritorno allora.> dico, passandole il figlio per un ultimo saluto.

<Faccia- fai attenzione.> le sorrido un po' impacciato, prendendo poi delicatamente la manina di Kota e sventolandogliela dietro nel vederla camminare via.

Il piccolo la osserva ancora per un po', non facendo troppa resistenza a quel distacco.

Oramai pure lui é cresciuto un tantino; i suoi capelli si sono rivelati di un lucente corvino, in tutto e per tutto differenti da quelli della madre.

Anche il suo odore sta incominciando a farsi sentire.

Ricorda quello della terra, bagnata dopo la pioggia e illuminata dai primi raggi del sole.

<Sai di primavera.> gli sorrido, avviandomi  verso il centro del villaggio, pronto per passare le ultime ore prima della notte.





~~~ANGOLO ME~~~

Spero vi sia piaciuto, sono in ritardo lo so😅

Per chi non lo sapesse l'Eikthyrnir è una creatura mitologica, in poche parole è un cervo gigante (un po' alla principessa Mononoke)

Eh niente, buone vacanze

Ciauuuuuuuuu🧡💚

Non senza di te - Bakudeku OmegaverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora