- Un giorno capirò perché ti do retta - continua a camminare svelta, seguendo Teresa fra i corridoi dell'IPM di Napoli.
- e mi ringrazierai anche - ironizza l'amica - appena ho saputo che volevano aprire un progetto di psicologia ho pensato a te, chi meglio di te può far questo?- superano l'ultimo corridoio e Elena inizia già a vedere le numerose scrivanie, capitanate dai rispettivi proprietari che tutti i giorni provvedono a sistemare o a scrivere rapporti o sentenze, da comunicare alle famiglie o per comunicare ai tribunali l'andamento educativo dei ragazzi.
- tu dovrai collaborare molto di più con Liz, è lei che si occupa di mantenere la calma nell'area femminile - superano gli uffici, sotto gli occhi di tutti, che la scrutano curiosi e salutano Teresa, invece, contenti con un cenno della mano.
- non credi sia più opportuno qualcuno che ha già avuto a che fare con dei mini camorristi?- la segue ancora, lungo un lungo corridoio con una sola porta a sottolineare la fine di esso.
- Elena, ascolta - Teresa si volta, puntando i suoi occhi azzurri contro quelli verdi di Elena. - sei la mia migliore amica da quando eravamo alle elementari. Hai sempre avuto la testa per capire tutti e infatti eccoti, adesso stai faticando per diventare qualcuno che vuole capire le persone. Fidati, questa esperienza ti aiuterà. - continua a camminare verso quella porta, stringendosi al petto i suoi appunti.
- ma tu che fai qui esattamente?- domanda Elena.
- con l'arte puoi capire tanto, come con la psicologia. - spiega Teresa, con la sua voce calma e dolce.Arrivate alla porta, Teresa bussa due volte, aspettando in silenzio e composta, una risposta. Un forte "avanti", accompagnato da una voce femminile, permette a Teresa di farsi avanti.
- Buongiorno Direttrice -
A Elena si presenta una donna sulla quarantina, affascinante a modo suo, nel suo completo elegante e signorile. Mostra un sorriso dolce a Teresa, mentre lascia perdere i suoi appunti.
- Buongiorno Teresa, vieni accomodati -
Segue i passi dell'amica, mentre si avvia dentro l'ufficio della Direttrice, con una vista mare da togliere il fiato. Chiude la porta alle sue spalle mentre Teresa provvede a stringerle la mano, restando in piedi.
- un caffè?- le domanda la signora dal completo Blu.
- già preso, grazie - risponde educata, mentre si volta per incitare Elena a farsi avanti.
- Vi ho portato Elena, come mi avevate detto -
- ah quindi tu sei Elena? Piacere, Paola - si alza di poco, sporgendosi per stringere la mano a Elena. Ricambia stringendo la mano della Direttrice, che le sorride premurosa.
- Elena - risponde altrettanto educata.
- voglio farti i miei complimenti per la tua scelta scolastica: la psicologia è un'arte che richiede molto pensiero -
- grazie - risponde, un po' lusingata dai suoi complimenti.La direttrice appoggia il gomito sulla scrivania in legno, appoggiando la testa sulla mano.
- puoi lasciarci sole, Teresa? -
- si certo - provvede subito a rispondere Teresa - ti aspetto all'uscita - dice a Elena che annuisce, sentendo la tensione salire: perché vuole restare con lei da sola?
Il sorriso di Teresa la rassicura un po', mentre va via salutando la Direttrice e chiudendosi la porta alle spalle.
- accomodati Elena - indica con una mano la sedia di fronte a lei, restando in quella posizione comoda.
Elena fa come le è stato detto, chiudendo le gambe, in preda alla tensione. È sempre così, quando si sente messa sotto Giudizio.
- Teresa non ci ha pensato due volte, a fare il tuo nome quando le ho accennato questo progetto - inizia Paola, guardandola. - e questo significa che sa che ti serve questa esperienza.. insomma - si interrompe ridendo poco - ti sei vista attorno, no? Non ti aspettare problemi legati all'esistenza stessa -
- no, ecco io - inizia Elena, prendendo un po' di coraggio.
- ho detto a Teresa che magari poteva essere più qualificato, qualcuno che è già stato a contatto con dei detenuti -
Paola presta attenzione alle sue parole, interessata sul serio.
- non credi nelle tue qualità, Elena?- le domanda Paola e solo ora Elena, si accorge, che la Direttrice ha il suo andamento scolastico, davanti agli occhi, come un libro aperto, sulla scrivania. - io ho parlato con i tuoi professori, prima di farti venire qui - rivela Paola, stringendo le mani come in preghiera, intrecciate fra loro. - sopratutto con la tua professoressa, la Demitri, Giusto?- domanda, controllando le carte al suo cospetto.
- mi ha detto che non ha mai avuto un'allieva come te. pensa che nessuno sia in grado come te, di capire i comportamenti umani, senza nessuno studio.
Per questo, penso tu sia portata per stare qui.
anche se, capisco perfettamente quello che dici - non la fa rispondere, poiché si alza, andando a guardare il mare fuori dalla finestra.
- anche io ero come te, sai?- si volta, raggiungendola e Elena si accorge che zoppica. Si siede sulla scrivania, cercando una vicinanza con Elena. - pensavo che tra queste mura, non avrei imparato mai niente di concreto. Ma questi ragazzi sono cattivi tanto quanto sorprendenti. Pensaci, in caso mi trovi qua -
- no ma io vorrei provarci comunque - risponde subito Elena, facendo illuminare un po' lo sguardo di Paola.
- non posso dire qualcosa senza aver provato e poi mi fido di Teresa - continua, mentre Paola ritorna al proprio posto, sorridente.
- allora posso considerarti dei nostri? -
- si certo - risponde Elena, trovandola simpatica.
Per niente, simile a una direttrice di un carcere minorile.
Le stringe di nuovo la mano e Elena sente di star facendo qualcosa che va contro ogni suo principio.
Quando sogna di fare la psicologa, non sogna mica di studiare i comportamenti di criminali senza scrupoli. Forse anche un po' li odiava, per sporcare la sua bella Napoli in questo modo. Ma le avevano insegnato che tutto possiede, in piccola parte o in gran parte, qualcosa di bello.