Appena rientra a casa, un forte odore di pasta e formaggio, le invade le narici.Le basta fare pochi passi per notare Fabrizio, ai fornelli, impiattando per due.
- oh - esclama sorpreso appena la vede, posando il piatto fumante sul tavolo.
- eccoti.. - si volta, gettando la paletta in legno nel lavandino - la cena è pronta - esordisce, parlando ancora davanti al suo silenzio.
- grazie - si limita a essere educata, mentre lascia la borsa all'ingresso, facendosi avanti in cucina.
- pensavo avessi deciso di lasciarmi la casa - scherza lui, guardandola con la coda dell'occhio.
Elena prende posto a tavola, di fronte a lui, sullo sgabello alto.
- sto seguendo un progetto.. mi ruba tutto il tempo - afferra la forchetta, iniziando a mangiare, nonostante non abbia per niente fame.
- che progetto?- le domanda, premuroso.
- mi servirà per i crediti.. mi manca poco ormai- Fabrizio alza gli occhi, sorpreso: ha ricordato.
- quindi alla fine ce l'hai fatta?- la imita, mandando giù il boccone.
- mai avuto dubbi.. mi piace sapere cosa ha formato le persone -
- sei sempre stata adatta.. lo sai - la interrompe, versandosi dell'acqua. - in cosa comprende questo progetto?- continua, domandando.
- Teresa mi ha proposto per un corso di psicologia all'IPM di Napoli - abbassa gli occhi sulla pasta, ma Fabrizio non risponde, così alza gli occhi d'istinto.
La guarda dalla testa ai piedi, diventando teso.
- passi il tuo tempo in carcere? - parla finalmente.
- non passo il mio tempo in carcere, ascolto quei ragazzi -
- non pensavo volessi specializzarti in questo - risponde duro.
- infatti non lo voglio - risponde infastidita dal suo tono. - e non devo tenere conto a te. tu non dovresti essere neanche qui -
- non mi puoi incolpare, mi preoccupo.. sono mancato per troppo tempo -
- potevi venire con me, piuttosto che passare tre anni in prigione - allontana bruscamente il piatto, decretando la fine della cena.
- non è così che funziona da me.. Cuba non è Napoli - senza alzare le mani, la ferisce ancora, quando mostra ancora il suo ego; il suo " l'ultima parola è mia ".
- che significa adesso questo paragone?-
- i latitanti.. tutte queste porcate.. la galera ti serve, ti forma -
- ti serve? Ti serve a cosa, esattamente, restare chiuso in quattro mura -
- a pensare - replica subito
- puoi capire tante cose fra le sbarre, fidati -Elena lo scruta, con quella domanda che le martella la testa, in modo insistente.
- perché tuo fratello non sa che sei evaso?- domanda senza peli sulla lingua.
- perché mi sono stufato di stare sotto il suo controllo, posso avere il mio di giro e non farmi prendere più - afferra entrambi i piatti, ma Elena scende dallo sgabello, rischiando anche di farsi male, e gli va incontro.
- Tu sei diventato pazzo!- esclama, puntandogli l'indice contro il petto - tuo fratello verrà a cercarti!- continua, innervosendosi ancora di più. Perché non ci ha pensato subito che Fabrizio, vuol dire solo guai nonostante provi ancora qualcosa?
- per questo resterò poco.. sta tranquilla, non ti metto in mezzo -
- farai bene a prometterlo almeno questo!-
- mi prendi per incosciente? -
- immaturo, per me sei immaturo.. incapace di decidere per i fatti tuoi - tutto le viene fuori come veleno, dai denti di un serpente. lei non lo era di certo, ma la sofferenza l'aveva cambiata, l'aveva resa più razionale.
- ti aiuterò a trovare una sistemazione..- continua, decidendo di andare a dormire senza proseguire la discussione.
Ma ecco che Fabrizio la ferma, attirandola a sé intrecciando le dita alle sue.
- guarda che sono evaso da lì anche per te - Elena ride ironicamente, nonostante il suo cuore ha preso battere, di nuovo.
- potevi evitarla la galera.. ti sarebbe bastato rifiutare tutto e venire qui con me!- ripete ancora alzando il tono - ma tu no! dovevi seguire gli ordini di tuo fratello come un cane!-
strattona la mano, liberandosi.
- ho sbagliato lo so!- replica lui subito, mettendo in mostra la canotta bianca dalla camicia. - voglio solo rimediare..- continua, alzando la mano verso il suo volto, ma ecco che lei si scansa, titubante, ma si allontana.
- è troppo tardi Fabrizio.. io ti voglio bene, ma mi hai lasciato da sola! avevi promesso.- asserisce, ricordando le sue promesse.
- rimedia invece con la tua vita, io non ne faccio più parte -
si volta, andando a chiudersi nella sua stanza, ma appena chiude la porta, Fabrizio lancia un pugno su quest'ultima, facendola sobbalzare.
- fanculo Elena! sono evaso per te!- urla, lanciando un'altro pugno. Elena inizia istintivamente a tremare, mentre tiene con una mano la porta e con l'altra la maniglia.
- non te ne importa niente?!- continua, facendole stringere gli occhi, colmi già di lacrime non volute.
- vattene!- urla lei, ricevendo ancora un'altro pugno sulla porta.
- non te ne importa niente che sia tornato per te?!- rimane in silenzio, mentre trattiene un singhiozzo e il respiro.
- rispondimi cazzo!- urla ancora e l'ultimo colpo, spalanca la porta, facendola sobbalzare sulla sua scrivania.
- dovevi solo restare, è così difficile capirlo per te?- domanda, stringendo il pezzo di legno fra le mani.
- so che per te non è finita..- la sorprende, cambiando umore, tornando il Fabrizio che ha sempre amato. - voglio solo cancellare quello che ci ha diviso..-
- io no - risponde dura - la solitudine non la dimentichi così facilmente quando la provi - continua ancora fredda, mentendo a se stessa pur di non sentire di nuovo il mondo crollare.Fabrizio annuisce, lasciandola sola, e lei sprofonda in un pianto liberatorio, per la sua incapacità di non amarlo più come prima, di aver fatto vincere il dolore sui sentimenti, sul loro trascorso.
Avrebbe voluto anche lei, cancellare tutto come quando sbagli a scrivere e tiri linee fin quando la parola non sparisce. eppure sentiva di dover dar peso al male che Fabrizio le aveva fatto, volontariamente.Lei lo avrebbe scelto anche contro suo padre, lui no.