N/A: consiglio<3: fate partire la canzone qui su quando vedrete "*", se vi va 🥰
Le porte del grande cancello si spalancano, annunciando una macchina della polizia.
Elena guarda Teresa che fa spallucce, facendole intendere che non ne sa niente, mentre tutti i ragazzi stanno già aspettando di sapere chi è il nuovo arrivato.
Liz fa la sua sfilata fino all'auto e Elena nota i ragazzi attizzare ogni loro senso: apre la portiera e una ragazza con un caschetto castano, la guarda con gli occhi ancora lucidi.
- benvenuta, io sono Liz - le si presenta, afferrandola subito per il braccio per accompagnarla dalla direttrice.
Elena riconosce subito quello sguardo basso, schivo è quasi increspato: è il dolore che parla per il suo viso. Elena la guarda camminare seduta sul solito muretto e anche Teresa, fino a quando non sparisce fino a dentro l'edificio.
- che ragazza strana..- mormora Teresa, guardando Elena.
- strana? È triste, si vede da tre miglia lontano - come un lampo, nella testa di Teresa, passa la scena di ieri, prima che Elena arrivasse nel laboratorio di ceramica: dove Ciro aveva indovinato quello che le si celasse dentro senza sapere nulla di lei. ma lo scaccia subito via, sorridendo ironicamente all'amica.
- dimentico di avere davanti la nuova Freud -
- scema - ride, spingendola leggermente.
- ceniamo insieme stasera?- domanda Teresa e per un secondo Elena pensa di accettare ma poi si ricorda, che suo padre stasera sarà a casa per una volta su tante.
- mi piacerebbe.. ma stasera mio padre è a casa e vorrei cenare con lui -
Teresa la ferma subito.
- tranquilla Ele, ti capisco - le sorride sincera, prima di guardare il Casio al suo polso.
- devo andare Ele, devo andare a controllare i progetti dei ragazzi - si alza, sistemando le sue cose dentro la borsa.
- che progetti?- domanda, mentre la guarda mettersi la borsa sulla spalla.
- te ne avevo già parlato, le statuette di Ceramica - spiega, sistemandosi la giacca davanti, stirando le pieghe.
- prima o poi mi farai provare - asserisce sincera Elena, magari potrebbe scoprire qualche suo hobby preferito ma nascosto.
- quando vuoi Ele, ora scappo!- si china per baciarla sulla guancia e sparisce a passo svelto, verso il laboratorio di ceramica.* La lascia sola, così lei ne approfitta per un'ultima sigaretta, ma un forte odore le arriva dalle sue spalle. Erba e buona. Elena ricorda quel profumo.
si volta di scatto ma si trova alle sue spalle Ciro. quando lei si volta la raggiunge, appoggiando il piede sul muretto, per poi appoggiarsi col braccio destro sopra di esso, avvicinando il volto a Elena. fuma facendo un lungo tiro, porgendole di nuovo lo spinello.
- sei in un carcere! - sbotta, allontanando il volto.
- e quind?- ride mostrando i denti, riportandosi poi la canna alle labbra.
- sei di buon umore vedo - squittisce lei.
- ogn tant - le risponde calmo.
Elena pensa che la conversazione sia finita lì, ma Ciro continua a guardarla, fumando la sua canna velocemente come se ne avesse bisogno in quel momento.
- si può sapere cosa vuoi da me?- sbotta innervosita, guardando finalmente dritta i suoi occhi scuri.
- chill ca vuò pur tu - risponde subito, sicuro Ricci.
- io da te non voglio niente - scandisce lentamente il niente, fronteggiandolo. cerca di mostrarsi sicura come fa con gli altri, ma il fatto che si renda conto di star fingendo, la manda in bestia.
Non voleva saperne niente di lui ma aveva riacceso quello che nessuno era più riuscito a fare e non perché lei non volesse, o non ci sperasse.. solo non ci erano riusciti a farla diventare quello che lei cercava di tenere a bada. quello che aveva fatto perdere la testa a Fabrizio, quando era diventando tutto un incubo.
Elena si ritrova ad abbassare lo sguardo improvvisamente, ma si ritrova il cavallo della sua tuta a pochi centimetri dal viso. si volta subito, facendo ridere Ciro.
- c faij staser nennè?- le domanda, afferrando fra le dita una sua ciocca, rigirandola fra di esse.
Elena si sposta subito, ridendo.
- cosa ti importa, scusa?-
- e ja, arrispunn - nonostante l'esclamazione che dovrebbe essere irritata, il suo tono è basso, è sicuro.
- a casa mia - risponde e si rende conto che la sigaretta non l'ha ancora accesa.
- ora che hai finito con le tue domande, puoi lasciarmi sola?- domanda, mettendo la sigaretta fra le labbra per darle fuoco subito.
Ciro guarda i suoi movimenti con gli occhi stretti in due fessure, costringendola ancora a voltarsi verso di lui.
- nun só tutt cap e'cazz, o'saij?- inclina il volto, sorridendole.
- non so di cosa tu stia parlando - alza il braccio, riportando il ginocchio a terra, spegnendo la canna ormai finita.
- o'tuoj nun è curagg - asserisce, guardandola negli occhi e stringendo le braccia al petto.
- da quando sai qualcosa di me?- si irrita subito Elena.
- nun m serv sapè nient, tu tien sul paur -
- dovrei avere paura di te?- ride Elena, mettendosi in piedi per fronteggiarlo attrettanto.
- no, tu tien paur ca può arrivà o'punt ca nun può cchiù fà a'men e'me - asserisce, facendole inghiottire la lingua come acqua. il cuore le sale alla gola, quando si rende conto che Ciro è riuscito a capire la sua anima, prima che lei ci possa riuscire con lui. segno che è ancora più chiuso di quanto lo sia lei.
- pecchè già t'e success - continua sicuro, tagliando di poco le distanze ma non troppo.
- e nun è furnut bon, giust?-
Elena lo scruta dalla testa ai piedi, gesto che fa capire all'astuto ragazzo che ha ragione, senza ombra di dubbio. la cosa gli fa increspare le labbra in un sorriso, ma Elena improvvisamente alza la mano, verso il suo volto. le immobilizza subito il polso, prima che si scontri con la sua guancia e la avvicina a lui, guardando le sue labbra subito come un felino con la sua preda.
- ij o'sacc ca m vuò vasà ancor - asserisce, sentendo il suo respiro bloccarsi proprio al centro della gola.
- e se o'problema tuoij è pur Viola, nun c penz ruij vot pè un comm a te - continua, allentando piano la presa sul suo polso, ma senza lasciarlo. la avvicina alle sue labbra, andandole incontro con la testa e le unisce in un bacio. Elena spinge subito sul suo petto con la mano libera, ma lui aumenta la forza sull'altro, facendola sbilanciare all'indietro.
sta per ricambiare, quando lui le muove avide, stringendola con forza al suo petto, ma poi con uno scatto veloce lo spinge, concentrando tutte le forze sul suo petto. preme le mani sulla maglia bianca della Versace e lo allontana, sentendo un'irrefrenabile voglia di ritirarselo addosso, subito e ancora.
- lasciami in pace - mormora, prima di raccogliere le sue cose e andare via a passo veloce.
Ciro sembra essersi dileguato anche, quando lei si volta ancora una volta, tranquillizzandola.
le labbra ancora le fanno male per come ha spinto e il suo profumo di colonia forte, fin troppo è impregnato sulle sue labbra, sui suoi capelli, ovunque, ancor prima delle sue mani.
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