Il mattino, non aveva fatto altro che peggiorare la sua situazione.
Appena Elena si specchia, un livido fa contrasto, provvede a coprirlo come meglio può, inutilmente.
così per la prima volta, lascia i capelli sulle spalle.
Fabrizio sembra essere svanito nel nulla come sempre, così Elena rimanda a pulire quello schifo appena tornerà stasera, e esce andando all'IPM.
Spera che nessuno farà domande, che nessuno noterà quel piccolo livido, ma dovrà pensare ad una spiegazione al piccolo taglio.
Ma appena varca le soglie, salutando i controllori che le chiudono il cancello alle spalle con un sorriso, il sole è fin troppo forte da illuminare perfettamente ogni detenuto e detenuta, fuori a fare attività.
- Elena!- sobbalza, stringendosi nelle sue spalle ma capisce di aver esagerato, alla vista di Gennaro.
- Gennaro, Buongiorno - lo saluta, superandolo con un sorriso, decisa a salire su negli uffici, per prendere un caffè dalla macchinetta.
Non guarda neanche se Ciro sia paraggi, si sente terribilmente in colpa per il fiore, non saprebbe neanche come spiegarla la fine che ha fatto.Sale silenziosamente le scale, stringendo al petto i libri e dirigendosi subito verso la macchinetta. infila i soldi e aspetta che il caffè esca ed ecco che ancora, quel profumo di forte colonia, le invade ancora le narici.
Appoggia un braccio sulla macchinetta, reggendosi e sorride senza mostrare i denti.
- Tieni il sole spento oggi - asserisce, mentre lei ritorna con lo sguardo sulla macchinetta, andando in panico.
- giornata no - spiega sorridendo falsamente, mentre prende il suo caffè, girando subito lo zucchero col bastoncino.
- só sicur ca a' ros ha fatt na brutta fine - ride, mentre Elena invece rimane seria.
- no, al contrario - gli mente, abbassando gli occhi sulle sue converse.
- devo andare, ci vediamo - volta i piedi, decisa a raggiungere la sua scrivania.
Ma ecco che Ciro, si guarda attorno e la segue dentro gli uffici, mentre lei sospira e si siede, lasciando la borsa sulla scrivania.
- staj turnann a fà a stronz - asserisce lui serio, appoggiando i pugni sul pezzo di legno.
- devo lavorare Ciro - cerca di mantenere il suo sguardo nel suo, ma contro ogni volontà si ritrova a guardare i suoi muscoli contratti e le spalle larghe, fasciati dalla maglia bianca Versace. ritorna a guardarlo, mentre lui non smette di puntarla, guardandola dal basso. per la prima volta Elena, non riesce a mantenere il suo sguardo, così lo abbassa sui suoi fogli, mentre sente le guance iniziare a bruciare.
- puoi lasciarmi sola per favore?- domanda restando a testa bassa.
- uardm - le ordina serio, facendola sospirare pesantemente.
Ciro sbatte i pugni sulla scrivania, facendo velocemente il giro per poi avvicinarsi alla sua sedia.
- Ciro che fai?!- urla, ma lui afferra la sua sedia e se la porta di fronte. la frenata improvvisa, costringe la schiena di Elena ad attaccarsi alla spalliera, dando maggiore spazio a Ciro per potersi avvicinare.
- crè? Ti metto in soggezione?- si lecca le labbra e Elena si sente mancare il respiro, ma improvvisamente il suo sguardo da malizioso, si fa serio. corruga le sopracciglia mentre sposta i suoi capelli, dietro l'orecchio e la guarda, con le pupille dilatate.
- c cazz è stat?- domanda, così Elena ne approfitta per ritornare con i piedi sotto la scrivania, senza far capire nulla.
- sono caduta ieri, non ho visto il gradino - la forza di Ciro, la rigira ancora una volta, di fronte a lui: la guarda alzando il sopracciglio smezzato, col petto che si alza e si abbassa velocemente.
- ah si? E ti par ca só scèm?- il suo tono di voce è diventato più basso, più incazzato, delle altre volte.
Elena capisce di come Ciro sia capace, di cambiare, davanti a chi vuole lui.
- non me ne importa niente di quello che sembri o non sembri, sono fatti tuoi se mi credi o no - alza il piede sinistro, spingendolo indietro senza fargli male e ritorna di nuovo a dargli le spalle.
Rimangono pochi minuti in silenzio, poi Ciro la lascia da sola, andando via e lei sospira, portandosi le mani sulla fronte. contro ogni suo autocontrollo, scoppia a piangere di nuovo, chiedendosi perché non è capace di farsi aiutare, perché non ha detto a Ciro la verità.
- Elena - il comandante si fa spazio, guardando le sue lacrime e il suo livido.
- è successo qualcosa?- domanda subito preoccupato.
- comandante - lo saluta sorridendo e si asciuga velocemente le lacrime. - tutto apposto - mente
- un piccolo incidente sulle scale di casa - mente anche lui ormai.
- sei stata in ospedale?- la guarda accigliato.
- ospedale - ride ironicamente - non capita a nessuno di cadere sulle scale di casa?-
- da padre ti avrei mandato in ospedale..- allude Massimo, con convinzione.
- è tutto apposto, sono solo ammaccature - mente, ridendo, sentendo ancora il cuore spezzarsi in due.
- è successo qualcosa?- continua, cercando di deviare il discorso.
- la Direttrice ha convocato tutti in cortile,vuole pure voi - la avvisa e Elena annuisce, alzandosi dalla scrivania, prende la sua borsa e si sente come "obbligata" adesso, a doversi confrontare con tutti.Insieme al comandante, lascia gli uffici e raggiunge il cortile, capendo che mancava solo lei.
Teresa appena la mette a fuoco, assume un'espressione preoccupata. con le braccia ancora incrociate al petto, la raggiunge.
- Ele..- mormora, guardandole il volto.
- che successo?- domanda ancora.
- è tutto apposto, sono solo caduta dalle scale ieri - spiega velocemente e si accorge degli occhi di tutti, posati su di lei. chi la scruta preoccupato, chi incuriosito di sapere cosa sia successo, chi immagina qualcosa, chi allude a qualcosa.
Ignora gli sguardi dei ragazzi, sentendosi addosso quello di Ciro. a differenza delle altre volte, si sentiva come bruciare. come se i suoi occhi, la stessero mettendo a fuoco, per capire, perché il suo cervello è astuto e lei lo sa.
sorride a Paola, mettendosi a fianco a Teresa, in piedi, pronta ad ascoltare ciò che ha da dire.
- Bene - comincia Paola - ora che siamo tutti presenti, volevo comunicarvi che il magistrato ha dato l'autorizzazione per far ripartire i permessi - viene interrotta dai ragazzi, contenti di sapere che potranno tornare ad uscire, almeno una volta.
- ma - esclama a voce alta, per richiamare l'attenzione
- non sarà più tollerato un fatto del genere. - asserisce guardando dritta negli occhi i suoi ragazzi.
Elena non fa a meno di notare, come Paola guardi Ciro: come se sapesse che da lì parte tutto.
e la conferma, non tarda ad arrivare.
- voglio sia chiaro, che qui,siamo noi a dirigere tutto.- asserisce ancora, con fare autoritario e severo.
- i permessi riprenderanno da domani, le famiglie sono già avvisate - conclude, facendo un sorriso.
- potete andare - le guardie, si avvicinano ai ragazzi, per riportarli alle proprie celle, invece Teresa e Elena raggiungono Paola.
- sono contenta che il magistrato abbia accettato - esordisce Teresa - stavano diventando incontenibili - continua, facendo scuotere la testa a Paola.
- Io non sono d'accordo per niente - esordisce, iniziando a camminare con l'aiuto del suo bastone.
- quei ragazzi devono capire che qui siamo noi lo Stato. - esordisce ancora, salendo le scale degli uffici.Teresa e Elena la guardano salire nel suo ufficio, restando da sole.
- avresti potuto chiamarmi - la rimprovera subito Teresa, facendola ridere.
- che cazzo ridi Ele? Guarda qua!- le alza il mento, mettendo in risalto il livido. - poteva finire peggio -
- Grazie eh!- Elena fa delle corna, ridendo.
- domani saremo libere, cosa vuoi fare?- domanda, cambiando discorso.
- non lo so Terè.. avrei bisogno di relax - si lamenta, sedendosi sul muretto.
- ciò vuol dire che posso tranquillamente, vedermi con Edoardo?-
Elena alza gli occhi al cielo, ridendo.
- sei incredibile..- mormora.
Teresa le salta al collo, abbracciandola.
- lo so che senza me non sai stare -
- si certo, come no - ride insieme a lei, aggrappandosi a quell'abbraccio.
ma finisce prima di quanto lei ne abbia bisogno, Teresa ritorna in piedi, sorridente.E Elena, per la prima volta, guarda da un'altra prospettiva, gli occhi della sua migliore amica, brillare per qualcuno, che di buono non aveva niente, e lo si capiva da lontano. ma Elena, per la prima volta, sente come si sente Teresa. qualcuno che fa male a chiunque ma non a te. ripensa a quando Ciro, ha rotto una mano a Filippo, a come lo guarda appena entra in mensa, nonostante lui, assecondi ogni suo ordine. invece, poi, ripensa a come cambiano gli occhi di Ciro, quando lei lo ignora, lo sfida, gli tiene testa come nessuno qui sa fare e se lo lascia fare. inizia a domandarsi, se forse, qualcuno gli ha sempre spiegato l'amore, in maniera diversa. come se fosse qualcosa da dover custodire, nonostante tutto, nonostante ci siano malesseri. come avevano fatto i suoi, fino a scoppiare. fino a questo presente, che la rends cosí schiva.
Inizia a chiedersi, se forse, l'amore sia proprio questo: un completarsi e un mischiarsi. accettare che qualcosa di brutto agli occhi degli altri, ai tuoi occhi sia bellissimo.
cosa te ne fai, di qualcuno che davanti a tutti ti tratta bene e da soli, ti tratta peggio di uno straccio?
guardava come Teresa arrossiva, ogni volta che Edoardo la cercava e lei quelle sensazioni, sembrava come averle dimenticate.- Elena!- Teresa scuote la sua spalla, ridendo.
- ma stai bene?- domanda ancora.
- si - ritorna a guardarla, cercando subito le sue sigarette nella borsa. - stavo solo riflettendo -
- ti stavo dicendo, ci vediamo dopo allora?- domanda, inclinando la testa.
- oh, si certo - porta la sigaretta alle labbra, dandole subito fuoco. - finisco la sigaretta e dovrei vedere Ciro per il solito colloquio -
- mh - Teresa annuisce, trattenendo una risata.
- sprizzi felicità da tutti i pori - ironizza ancora.
- non dovevi andar via?- Teresa la guarda, fingendosi offesa.
- mi stai cacciando?!- la spinge giocosamente, facendo ridere entrambe.Quando qualcuno, decide di spezzarti il cuore, ecco che arriva lei.
Quella " lei", che senza accorgersene, ripara tutto, dove gli altri distruggono.