Tutto le sembrava un sogno. uno dei tanti, che l'avevano tenuta in piedi per notti intere e le avevano fatto mancare il respiro, a pensare alla sua mancanza. temeva che a forza di pensarlo, avrebbe preso forma dai suoi stessi pensieri.
Per questo, adesso lo guarda, come fosse un'immagine trasmessa.
- Elena..- il suo accento gli arriva alle orecchie, come aria per i polmoni.
solo dopo aver rimesso i piedi a terra, Elena alza gli occhi e analizza il suo volto.
È teso e dalla camicia sgualcita, sembra abbia corso fin qui.
- fammi entrare, per favore - continua, nonostante lei si sia ammutolita.
non aspetta risposta e si fa avanti, facendo indietreggiare Elena in automatico.
- Che ci fai qui?- ferma i suoi piedi prima che possa entrare, facendolo restare ancora fuori. finalmente la sua voce viene fuori, nonostante le braccia tremino come foglie.
- fammi entrare, per favore..- continua e solo sotto la luce, adesso Elena si accorge dei numerosi tagli sul volto, ancora incurati.
- ti spiego tutto, davvero - continua guardandola e lei si perde di nuovo, ancora, in quei occhi così incoerenti, per il suo essere e modo di vivere: aveva quegli occhi così sinceri e dolci, che Elena sentiva di poterci perdere il cuore.
Lancia un sospiro e si sposta, facendolo entrare dentro.
- posso darmi una sciacquata?- le domanda e lei annuisce, indicandogli il lavandino della cucina.
lo guarda girare per il tavolo, sentendosi mancare il respiro: lei era ancora persa per lui, lo sarebbe stata sempre.
si lava il volto, togliendo anche della sporcizia, stringendo i denti per le ferite. appoggia le mani ai lati, respirando a pieno e Elena si costringe ad abbassare gli occhi, per non perdere la ragione e fare qualcosa di sbagliato. si ricorda che prima di tutto, vuole sapere perché è di nuovo qui. non era in prigione?
si guarda attorno, per poi guardarla di nuovo dalla testa ai piedi.
- bella casa - dice, accentuando l'accento cubano sulla s.
Elena, stranamente, nonostante il suo cuore batti all'impazzata, rimane con l'espressione seria e interrogativa.
- come hai fatto a sapere dove abito?- domanda, dando voce a una delle mille domande, che le frullano in testa.
Fabrizio ride, ironicamente e si allontana dal lavandino, andandole incontro.
- ero in prigione, mica morto - spiega, sistemandosi la camicia nel mentre.
- e ho i miei informatori - continua, allungando una mano verso il suo volto.
- le vecchie abitudini non cambiano, mh?- Elena istintivamente si ritrae indietro, con timore che possa ancora alzarle le mani come l'ultima volta che l'ha visto. Il sorriso di Fabrizio svanisce, come il suo braccio, che si abbassa e si nasconde dietro la nuca.
- che vuoi da me? Perché sei qui? Non hai scontato neanche la metà della pena -
- sono evaso - Elena sgrana gli occhi, portandosi le mani sulla testa.
- tu sei pazzo! - lo insulta, muovendo i piedi per andare a prendere il telefono ma Fabrizio si mette davanti a lei, bloccandole il passaggio.
- devi andartene!- continua, cercando di liberarsi dalle sue mani che hanno preso il controllo, ancora.
- ho solo bisogno di un posto temporaneo - la sua voce è calma, mentre Elena combatte con se stessa per non cedere ai suoi occhi.
- pochi giorni e me ne vado..- le lascia il polso, che prontamente Elena massaggia.
- perché io?- domanda subito - tuo fratello non aveva posto?- continua, acida.
Lo ama ancora, ma non si passa mai sopra il dolore.
- sei l'unica di cui mi fido - rilancia subito lui.
- e mio fratello non sa nulla..-
- non mettermi nei guai - lo avvisa, indicando con un cenno del capo, il divano.
- tutto tuo, Buonanotte -
decide di scappare, come si fa nei sogni. sale le scale, raggiungendo camera sua e spera che appena la porta si apra, si svegli.
Afferra la maniglia con energia, nonostante le braccia ancora tremanti e si rende conto che non si sta svegliando. Fabrizio è qui sul serio, sul suo divano e lo vedrà per chissà quanti altri giorni.
ma al solito, nonostante il cuore parli ad alta voce, questa volta la testa le rilascia la tensione che ti regala la paura.Fabrizio era cambiato e lei lo avrebbe capito presto che era stata stupida, a ignorare le sue sensazioni.