Per peccare bene,
è necessaria una mente raffinata,
una perversa follia
e una degna complice.
Se si deve andare all'inferno,
che sia almeno con classe.
Flashback ElenaSposta gli occhi sugli agenti la scrutano, guardando i segni sul suo corpo.
Una poliziotta continua a fotografare i suoi lividi, con quel forte flash che rilascia la fotocamera, mettendola in soggezione.
- Elena, chi ti riduce così?- parla il più giovane. quello che ad ogni posto di blocco, Elena incontrava sempre.
Non sarebbe mai fatto il nome di Fabrizio, piuttosto sarebbe morta.
Sapeva bene quanto loro desiderassero un pretesto, anche al di fuori della sua vita, per incastrarlo. Fabrizio glielo ripeteva sempre di starsene attenta, ma lei non aveva mai rivelato al suo ragazzo che questo poliziotto sui ventisei anni, ad ogni posto di blocco, la fermava.
Elena conosceva quel viso, abitava a pochi palazzi dal suo, ma non avevano mai scambiato una parola, fino a quando non vide Fabrizio salire una sera.
- indagare, no?- risponde, facendo spallucce e provvede a coprirsi di nuovo i segni, mettendo i capelli davanti.
- mi prendi per il culo?!- alzando per la voce, sbattendo le mani sulla scrivania.
- che senso ha coprirlo quando ti riduce così?- continua,facendo un cenno al suo collo.
- avete una fantasia assurda - lo prende ancora in giro, voltando lo sguardo verso sinistra.
-Fantasie, eh?- si avvicina a lei, spostando i suoi capelli ma Elena subito lo scansa via, alzandosi di scatto. - non toccarmi! Tu non puoi neanche sfiorarmi!- urla, ma gli altri due agenti la ferma subito per gli avambracci, tenendola ferma.
Quel ragazzo, stretto nella sua divisa da poliziotto, la guarda dalla testa ai piedi.
- ma che avete voi donne in testa?- inizia, avvicinandosi a lei
- vi piacciono i criminali perché sanno promettere pure il cielo -- Lenù - Beppe si avvicina a lei, sorridendole - che fai qui? siamo tutti in sala comune - continua, sedendosi sul muretto accanto a lei.
Elena si risveglia da quella sensazione di realtà antica, che ancora la tormentava come fosse presente, solo perchè Ciro la guarda come se volesse spogliarla.
- avevo bisogno di un pò d'aria - sorride con forza, guardando l'educatore al suo fianco.
- se hai bisogno di parlare sai che con noi puoi farlo- si offre subito gentile e disponibile ad ascoltarla
- non è facile, a volte metterti a confronto con loro, ti mette in dubbio. - continua, ma Elena rimane in silenzio.
- entri qui convinto di poter educare qualcuno a vivere, ma a volte ti fanno rendere conto che non è stata una bella vita- Elena lo guarda con un'espressione seria, percependo le sue parole, come se provenissero dalla sua testa e dessero un senso a questo suo ritorno al passato. era convinta di aver superato e invece era solo una fase.
- è normale, no?- ride Beppe trascinandola con sè.
- normale?- insieme si alzano, ridendo.
- ma chi siamo noi per dire cosa è normale o no? -
resta in silenzio, dandogli ragione mentre si dirigono in sala comune.
Appena arrivano una melodia allegra riempie la stanza. tutti battono le mani a tempo, sotto le mani di Naditza che suonano esperte.
Elena non fa a meno di notare la sua espressione felice, mentre passa da un tasto all'altro, facendo ballare tutte le ragazze.
La sua espressione è anche rilassata, gli arti completamente stesi, come se il pianoforte riuscisse a farla sentire libera.
Improvvisamente Elena sente una voglia immensa di poter conoscere questa Naditza e non quella di ieri.
Massimo, il comandante la raggiunge insieme alla direttrice, attraversando la stanza.
- è davvero brava, è un peccato che non studi piano- parla la Direttrice a Beppe.
- non studia piano?- domanda Elena, con le labbra un po' spalancante per lo stupore. Naditza suona come una vera e propria musicista eppure non ha mai studiato.
- no, lei ascolta Filippo e suona esattamente come lui. senza saper leggere spartiti, note e quant'altro-
le risponde Beppe.
ritorna con lo sguardo sulle sue dita sui tasti, prima che concluda con una nota alta e poi sorridendo alle sue compagne di cella.
Quest'ultime la applaudono e Elena insieme agli altri educatori, li imitano.
Percepisce una grande forza da parte di questa ragazza, che adesso fa inchini buffi, allargando la lunga gonna rosa, mostrando le converse. poi capisce che la sua è una forza che è dovuta venir fuori per forza, la vera lei è questa: una bambina spensierata. finiti gli applausi raggiunge la ragazza dai capelli scuri e Serena, dirigendosi verso i divanetti.
Solo adesso Elena sposta gli occhi sul resto della stanza: i suoi occhi catturano subito la ragazza dai capelli rossi, seduta sul bracciolo del divanetto, con il volto rivolto verso l'entrata e Elena riconosce subito, la rasatura dei capelli di Ciro, che invece di sta di spalle, vicino alla rossa. riconosce subito lo sguardo di lei: mezzi abbassati, ma puntati verso il ragazzo.
Ciro allunga il braccio verso la sua maglietta verde, che mette in mostra la coda di un serpente tatuato sullo stomaco, sistemandola.
Elena distoglie subito lo sguardo, complimentandosi con sè stessa, per non aver agevolato la crescita dell'ego di Ciro. lui era come tutti gli altri, che aveva conosciuto. non biasimava adesso, il suo passato che si era fatto risentire: il suo sesto senso aveva già percepito il pericolo e la menzogna in lui, ancor prima di parlarci.