Dopo quell'evento, Elena aveva ringraziato il cielo che le fosse stato assegnato il turno con le ragazze. non aveva la minima intenzione di vedere o di nominare quel ragazzo pieno di ego.
- Buongiorno ragazze!- mette su un sorriso, entrando in sala comune. Naditza sta seduta sul pianoforte, con le converse che pendono, lontani dal pavimento.
- buongiorno Elena - la saluta sorridendo e Elena ricambia. spinge facendo leva sulle braccia per scendere ma Elena la ferma.
- se stai più comoda, puoi restare anche qui - afferra la sedia sorridendole e Naditza risale sul pianoforte, sorridendo.
Elena rivolge il suo sorriso al resto delle ragazze, ma cattura fra i mille colori, quelli chiari ma allo stesso tempo, cupi di Viola. se ne sta in disparte, col ginocchio sinistro al petto, stretto dalle braccia esili. mastica una gomma e guarda disinteressanta ogni cosa.
Le salta in mente la scena che ha visto con Ciro e si chiede come una come lei, possa avere a che fare con uno come lui. la cosa le puzzava.
- Buongiorno Elena!- Silvia, in tutta la sua bellezza semplice fa il suo ingresso accompagnata da Liz, spingendo un carrello.
alla vista del piccolo trasportino le ragazze, scendono dai rispettivi posti, raggiungendo Silvia come fosse babbo natale.
- ci stanno i pacchi, Lenú - spiega Naditza, restando sulla sua pozione però.
- e tu non vai?- le domanda, rivolgendole la sua completa attenzione.
- nun ce ne stann pè me - fa spallucce, sicura.
Viola le passa accanto, sfilando lentamente fino a Silvia.
- ci sta qualcosa per me Silvia?- domanda con un perfetto accento del Nord. Silvia da spensierata, diventa tesa. le sembra di percepire la stessa aria che prendono le stanze e i presenti, quando entra Ciro.
- si Viola - risponde velocemente, passando il pacco nero a Viola.
- grazie - le sorride, falsamente squadrandola dalla testa ai piedi e poi guarda Elena: rimane pochi secondi a guardarla fissa, prima di ritornare in disparte, senza aprire il pacco.
- m sta n'gopp o'cazz - asserisce Naditza. sposta lo sguardo sulla chioma riccia di Serena che sembrava aspettarsi qualcosa, ma invece non aveva ricevuto niente.
- chell ancor c sper - Naditza ancora parla, come a volerle agevolare il lavoro.
- spera in cosa?- domanda, parlando piano ma tanto le voci delle ragazze, che spacchettavano i pacchi, la sovrastano.
- ca stefano le scriv - sorride debolmente.
- nun c'arriv propr.aropp ca ess s'e pigliat a colp e'tutt cos, iss è sparit -
Elena immediatamente sente come se potesse percepire le stesse emozioni tristi di Serena. come se le avesse vissute e comprese.
- e lei c sper ogn juorn - conclude, sospirando.
- a volte non serve solo sbatterci il muso nelle cose - le dice Elena, capendo perché Serena non smetta di aspettarlo. Naditza senza sapere, le aveva parlato di Serena, ignorando che cosa potrebbe comportare questo in Elena.
- agg vist ca Ciro t'ha notata - sorride maliziosa, spingendo il peso del suo corpo indietro, reggendosi sulle mani.
Elena ride, scuotendo la testa.
- non ci penso proprio - come a contraddirla, il suo cervello ripete come un film le immagini della discoteca, rilasciando di nuovo quella completa sensazione di volersi abbandonare in lei.
- e faij buon!- asserisce Naditza - chill s chiav già a Viol - continua, aggiungendo conferme a Elena. Lei non voleva minimante, neanche per una sola notte, qualcuno che fosse in grado di fare e dire le stesse cose con un'altra donna. inevitabilmente sente la rabbia salire, senza ragione ma poi la scaccia, conservandola per dopo. per quando si avvicinerà di nuovo, cercando di farla cedere alle sue mosse.————————-
Elena stringe gli occhi per il forte sole, prima di mettere a fuoco Teresa dall'altra parte del cortile. le sventola la mano come a richiamarla, mentre stringe al petto i suoi disegni.
Elena decisa, senza neanche accorgersi, cammina, sfilando davanti al campo di calcio. concentra i pensieri su quello che ha detto Naditza, mentre muove le gambe a ritmo, permettendo al suo vestito di svolazzare. non sa per quale assurdo motivo, muove la coda dell'occhio, verso la rete che contiene i ragazzi. Ciro sta seduto sul muretto, vicino alla rete, girandosi una sigaretta col portatabacco sulle ginocchia. come si aspettava, lui la guarda con le pupille immobili, mentre si porta la sigaretta fra i denti e si aggrappa alla rete, nonostante fosse seduto.
- non mi vuoi ancora dire cosa è successo in discoteca, mh?- domanda Teresa appena Elena le è vicino.
- non è successo niente di importante Terè - porta alle labbra la sigaretta, alzando il ginocchio per poggiarci la borsa e iniziare a frugarci dentro.
- maledizione, perdo sempre l'accendino - si lamenta, frugando fra le sue mille cose. si porta sempre dietro mezza casa, ma come ogni genere femminile.
- Elena - la richiama Teresa, costringendo a farle alzare lo sguardo. Teresa guarda oltre le sue spalle, in evidente tensione.
Elena abbassa il ginocchio e si volta: Ciro sta a pochi centimetri da lei.fuma ancora la sua sigaretta, aspirando in modo lento e senza parlare, allunga il braccio, porgendole l'accendino già in funzione, puntando la fiamma sulla sigaretta.
Accende la sua sigaretta e la guarda con le pupille attente, aspirare il fumo, per farlo entrare e uscire dalle labbra e Ciro non aveva mai desiderato di essere una semplice nube di fumo.
- grazie - gli sorride falsamente, Ciro lo capisce.
- ij facc nu gest galant e tu m pigl pò cul?- nonostante l'ultima frase, Elena rimane col sorriso in volto, falso come le sue parole.
- non mi permetterei mai di prendere in giro chi comanda dove lavoro - lo prende in giro, voltandosi per guardare Teresa, che invece la guarda con gli occhi sgranati, cercando di captare le sue azioni.
ritorna con gli occhi su Ciro, trovandolo più vicino di prima, e fa un lungo tiro, sputando il fumo di lato.
- ti par ca sò scem Nennè? - Elena ignora i brividi che le provoca la sua voce bassa, mista al suo sguardo così vicino a lei. li ignora con forza, mentre ripensa che lui riserva queste cose a Viola già.
- un po' - risponde, facendo il sparire il sorriso.
- e t sbagl nennè, t consigl e'cagnà fatic.. nun capisc nu cazz ra gent - ride, provocando la sua reazione, guardando per un secondo le sue labbra che si aprono, aspirando il fumo.
- sei tu che ti sbagli Ciro. - asserisce fredda.
Si aspetta un'espressione corrugata, magari curiosa ma invece Ciro abbassa gli occhi sul resto del suo corpo, soffermandosi sulla scollatura del suo vestito,nonostante non sia per niente provocatoria.
- mh?- risponde tanto per rispondere, mentre continua a scrutare il viso di Elena, senza perdersi un dettaglio.
- Tu pensi che sia io la scema!- lo richiama, alzando il tono. Ciro alza solo le pupille, alzando il sopracciglio tagliato. - pensavi che non avessi saputo che ti scopi Viola?- continua, mentre Teresa alle sue spalle si mette una mano sulla bocca, per trattenere la sorpresa.
Ciro questa volta la guarda inclinando la testa di lato e socchiudendo gli occhi, come stesse confermando i suoi pensieri.
- rispondi - lo invita.
- allor è chist o'problem?- domanda, guardandola dall'alto, diventando serio.
- è uno dei tanti motivi - spiega Elena, altrettanto seria.
Non capisce, quando sul volto del ragazzo si apre un sorriso malizioso. muove i piedi in avanti, tagliando le ultime distanze che li separano, con le mani dentro la tuta nera di Versace.
- m vuò tutt pè tte, Nennè?- sussurra, puntando prima le sue labbra, risalendo poi sui suoi occhi.
Elena sembra come immobilizzata, mentre di nuovo quelle sensazioni si stanno spazio in lei. resta a fissarlo negli occhi, nonostante il fatto che lui la stesse scrutando, la rendeva nervosa. Ciro stava iniziando a farle provare ogni tipo di emozione che comprendesse attrazione o antipatia, e questa cosa la faceva imbestialire ancora di più,nel sapere di Viola.
Il fatto che volesse prenderla in giro, la faceva impazzire.
- rispondi - la imita, mettendo su un sorriso senza denti.
- puoi pure tenerti Viola, io non sono il sogno erotico di nessuno!- lo spinge premendo le mani sul suo petto, solo che Ciro preme le sue sopra, aggiungendo un po' della sua grande forza. la blocca e mentre lei cerca di dimenarsi dalla sua presa, lui le stringe fra le sue, avvicinandola al suo viso con prepotenza.
Elena si dimentica come si parla, col cuore in gola per quel gesto che le fa girare la testa.
- nennè, nun m'arrenn maij ij - la avvisa, stringendola ancora più vicino.