- Elena te l'agg ritt già!- continua a ripetere Lino, alzandosi dalla sedia della sua scrivania. - è vietato. nun t c pozz purtà - Elena sbatte le mani sulla scrivania, facendo sobbalzare la guardia. - Lino ho visto che segui i suoi ordini. Puoi infrangere anche questa di regola, no?- Lino la guarda col sopracciglio alzato, prima di sospirare. Ha vinto.
- piccrè- la richiama, mentre si dirige fuori dagli uffici. - fai bene a prepararti un piano, se ci dovessero scoprire -
- non ci scopriranno, mi servono solo pochi minuti con lui -
- che poi, vuless capí perché. - arrivati alle scale che portano al cortile, e a sinistra ai dormitori, Lino svolta a destra, prendendo un'altra rampa di scale, che sembra portare quasi a una cantina. Lo segue giù e il buio prende il sopravvento. - nun t stev n'gopp o'cazz?- ride Lino.
- voglio capire perché ha picchiato Filippo - si spiega e capisce di essere arrivata, quando le si presenta un lungo corridoio illuminato a stento, con una finestra a disegnarne una fine, con sfondo il mare e le luci che illuminano Napoli. Che strano carcere, circondato dalla cosa che ti dona più libertà: il mare.
- è come chiedere a Ciro perché cammini, chiedergli perché se la prende col milanese- continua Lino, armeggiando con le numerosi chiavi, fino a escluderne una.
- Buona Fortuna-
Ammonisce Lino con lo sguardo, che fa pochi giri di chiave, aprendo poi le sbarre.
- ti aspetto all'entrata - la informa, quando lei entra, facendosi spazio nel buio e chiude la cella alle sue spalle.
Dal buio, emerge un fumo denso e un forte odore di erba. scruta la stanza, fino a quando non abbassa gli occhi su una sedia, dove Ciro sta seduto, fumando uno spinello. Sta comodamente seduto, con la tuta addosso e niente sopra a guardarla dalla testa ai piedi. posa la canna sul davanzale della finestra, sorridendo a Elena.
- c sorpres, Nennè - sorride senza mostrarle i denti e il buio gli da un'aria ancora più cattiva di quanto faccia la luce del sole.
- nessuna sorpresa - mette subito a terra il suo sorriso, facendolo diventare di nuovo serio. si riappropria della sua canna mentre Elena cerca di fronteggia il suo sguardo, i suoi occhi più scuri del buio che li circonda. sembrano simili a quei fondi, così profondi che se ci cadi, non ne esci più. - sono venuta a parlarti - continua, decisa a svolgere il tuo compito.
- e parl - la incita Ciro, sputando il fumo in aria.
- so che sei stato tu a picchiare Filippo -
È convinta di avere in pugno questo arrogante che si crede il padrone del mondo, ma la sensazione svanisce subito, quando quest'ultimo fa un tiro del suo spinello, sorridendo ironico.
- mh, e c vuò fà?- le domanda, porgendole la canna.
- non fumo - asserisce allontanando la sua mano col braccio. - e voglio che ti prendi le conseguenze. È questa la vita reale, sai?- lo sguardo di Ciro sembra averla appena colpita, come un forte schiaffo.
- le conseguenze..- ripete lui, mettendole una leggera ma presente paura. - ognuno si fa le conseguenze, come vuole, lo sai questo?- continua, riportando la canna alle labbra.
- Filippo non potrà suonare per settimane - lo informa, sperando che questa cosa possa smuovergli un po' il cuore, ma è tutto inutile. Ciro continua a guardarla con gli occhi pieni di malizia e il sorriso stampato in volto, prendendola in giro ogni minuto, nella sua testa.
- m port buone notizie, o'saij?-
Ogni parte razionale di Elena va a farsi fottere, alza la mano per stamparla contro il suo viso, ma non conosce la velocità di Ciro. Si alza dalla sedia con uno scatto, evitando lo scontro con la sua mano e afferra nella sua il polso di Elena, tagliando ogni distanza fra loro.
- chi ti credi di essere?- cerca di strattonarsi, inutilmente, favorendo solo a Ciro maggiore forza per poterla stringere.
- Filippo s'addà a'mparà a fa o'cess cert vot - sibila sul suo viso e Elena ripensa alle parole di Gennaro. Alle loro doppie facce, sempre pronte ad agire se qualcosa va contro i loro piaceri e principi.
- è per quelli come te che Napoli fa schifo. - asserisce Elena. Prima che possa rendersi conto, Ciro la inchioda a muro, stringendola ancora dal polso.
- chill comm a me, fann girà e'sord ri chill comm a tte -
- fortunatamente esistono anche brave persone -
Ciro ride, lasciandole andare il polso.
- si, ne fiab - la prende in giro, ritornando con lo sguardo fuori dalla finestra, guardando le onde infrangersi sulle pietre. - o'ver sí cunvint ca o'munn ce sò ancor brav person?-
Elena si massaggia il polso, guardando il tatuaggio sulla sua spalla, che sembra un tatuaggio da cinquantenne. di solito da un ragazzo si potrebbe aspettare tribali, donne nude ma la faccia di Cristo è davvero una cosa assurda per lei. Come fa uno come lui, dopo aver rotto la mano a Filippo, a credere in Dio?
Si volta a guardarla, restando di profilo, con le mani dentro le tasche della tuta. Elena non gli risponde, teme che se gli da ragione, potrebbe prendere ancora più sicurezza.
- o'ver sí vinut p parlà rò Chiattill?- riaccende la sua canna, quasi finita, tenendola stretta fra l'indice e il pollice. Fa un tiro lunghissimo, incavando le guance ma senza distogliere gli occhi da Elena. Infine le getta il fumo in viso, abbassando lo sguardo sul suo corpo. Elena si sente immediatamente come quella maledetta sera, che l'ha segnata per sempre. Dove ha odiato essere donna, ha odiato farsi bella anche per sè stessa e adesso che tutto le sembrava superato, riecco quella sensazione.
- Lino!- richiama la guardia che l'ha portata qui.
- buonanotte Ciro- gli augura, quando Lino corre, ma lancia un sospiro di sollievo, quando la vede tranquilla.
- Buonanotte Nennè - gli augura a sua volta, lasciandogli gli occhi addosso mentre esce dalla cella e Lino la richiude.
Ciro la guarda attraverso le sbarre, avvicinandosi, approfittandosi degli ultimi giri di chiave di Lino, per poterla guardare ancora.
La guarda andare via con Elena e chiedersi il perché del suo venire fino a dentro la sua cella, lo fa impazzire come quando qualcuno pensa di fregarlo.
Elena convinta di poterlo fare fesso, ma Ciro fino ad adesso, stava solo giocando.