La ragazza di fronte a lei, tiene gli occhi bassi.
Elena cerca di mantenere il silenzio, come a portare rispetto a quel dolore cosí vero, che Gemma si portava dentro. ma ci riesce poco, vorrebbe davvero poterla aiutare.
" ascolta Gemma" inizia, avvicinando la sua sedia più vicino a lei " voglio essere sincera con te.. so perchè sei qui dentro.. ma penso che davvero che tu più degli altri, non te lo meriti.. sei stata davvero coraggiosa.." le dice con sincerità, cercando il suo contatto visivo.
Finalmente glielo concede e forse era meglio prima per Elena. riesce a leggere tutto il suo dolore dentro i suoi occhi, tutta la rabbia, per essere qui con la sua faccia e sua sorella no.
" non serve a niente tanto " le risponde, tirando giù le maniche della felpa " mia sorella non tornerà più come prima ed è solo colpa mia.. ero io il suo bersaglio, lei non aveva fatto niente.." si interrompe, mandando giù un groppo di lacrime in gola, tirando su col naso.
" tu non hai nessuna colpa Gemma.. da quando fidarsi perchè si è innamorati è una colpa? Lui ha tradito la tua fiducia, non tu" le risponde subito.
" ah no?! " alza un po' il tono " mia sorella me lo diceva sempre di lasciarlo.
tutte le volte che tornavo a casa con un occhio viola, lei mi urlava contro di lasciarlo.. e io non ascoltavo mai, quella è la mia colpa." rimane spiazzata, ma si accorge che almeno, hanno fatto un piccolo passo.
" lo so bene, Gemma.. adesso la senti come una colpa.. io invece lo vedo come un sentimento vero.. tu anche adesso andresti da lui, per sapere come sta "
ha colpito perfettamente la sua mente, infatti abbassa gli occhi Gemma, sembrando cosí simile a lei, quando si trattava di Fabrizio. si domanda dove sia, che fine ha fatto.. ma poi scaccia i pensieri, quando Liz fa il suo ingresso in sala comune.
" Scusate, Gemma.. colloquio " la avvisa, avvicinandosi per prenderla dal braccio. lei si lascia prendere, come se se lo meritasse.
" Liz" la richiama, facendole capire che magari con lei, sarebbe meglio evitare e lei con mezzo sguardo la capisce, lasciando la presa sul braccio.
" vengo con voi " raccoglie le sue cose, seguendo Liz e Gemma per le scale, fino alla sala colloqui.
" Ele, non puoi entrare purtroppo "la informa Liz, fermando i suoi passi.
" aspetterò qui, non è un problema " si siede sulle sedie presenti, per chi aspetta e sorride a Gemma che viene accompagnata dentro.
Ma l'ala riservata ai ragazzi, invece, spalanca i suoi cancelli: rimane di sasso, quando Massimo porta fuori Ciro, che sembra essere arrabbiato col mondo, infatti neanche la guarda, ma pensa di poter capire qualcosa, quando vede uscire Pietro alle sue spalle, insieme a Lino.
" e lassm!" si libera dalla presa di Lino, che lo guarda alzando le mani come ad arrendersi e si sistema il giubbotto in pelle, tirando su il colletto.
" guardia e'merd" mormora, spostando gli occhi su Elena.
" ue, uard chi ce sta " le si avvicina sorridendo.
" che successo con Ciro?" gli domanda subito e Pietro stende le labbra.
" doveva risolvere una questione fuori.. e ancora non ha trovato neanche a chi farla risolvere.. e c'è poco tempo " le spiega, come fosse di famiglia.
Elena si guarda attorno, pensando che il momento perfetto per " sdebitarsi".
" lo faccio io" si proprone a bassa voce e Pietro fa mezza risata, come se avesse detto una barzelletta.
" ma staij pariann?" le domanda, tornando serio
" ho un debito con tuo fratello.. mi ha prestato una cosa" gli rivela, incrociando le braccia al petto.
" sord?" domanda, alzando un sopracciglio.
" no.. qui non posso parlare in ogni caso. " si zittisce, quando passa davanti a loro una delle guardie.
" vieni stasera fuori, ti spiego tutto. ci parlerò io con Ciro "
" e come? prima ha fatto un casino.. sicuramente non lo faranno uscire dalla cella " gli spiega Pietro, ma Elena dietro le sue spalle mette a fuoco l'unico, che può farla entrare da Ciro.
" ci penso io, tranquillo "
" allora stasera mi trovi fuori " Elena annuisce mentre Pietro si rimette gli occhiali da sole e va via, lasciandole appuntamento.Ora deve solo parlare con Ciro per potergli dire che ci penserà lei, qualsiasi cosa sia.
" Liinoo " richiama con tono divertente Lino, incrociando le braccia dietro la schiena.
" crè Lenù?" domanda, senza guardarla mentre legge qualcosa.
" ho bisogno della tua bontà " la guarda dal basso, assottigliando gli occhi.
" quale bontà?" replica, tornando con gli occhi sui fogli.
" oh si, so che c'è anche se è un po'.. " scherza ancora, ridendo. " devo parlare con Ciro" gli spiega, sorridendo.
" ma non ti stava sul cazzo?" le domanda, con uno sguardo malizioso.
" ho visto quello che è successo " mente in modo spudorato " sono pur sempre la sua psicologa.. no? al magistrato può interessare come va l'andamento ai colloqui.." continua, risultando così credibile, che Lino sbuffa perché deve interrompere la sua lettura.
cerca di non far trapelare la sua euforia, per aver portato a termine il piano di corrompere Lino.
così lo segue fino ai dormitori, solo che appena fa per entrare con lei, lo ferma.
" non c'è bisogno tranquillo" lo rassicura, così lui aspetta fuori, mentre lei raggiunge velocemente la cella di Ciro, scansando tutti gli altri detenuti, che la guardano incuriositi.
" Ciro" lo chiama, appena arriva davanti alla sua cella, rigorosamente chiusa. sta di spalle con la faccia verso la finestra, fumando una canna. appena si sente chiamare infatti, si vota, facendo un lungo tiro.
Elena si stringe alle sbarre, mentre lui si avvicina anche a esse, ma senza toccarle.
" apri" gli ordina, ma lui rimane a guardarla con l'espressione apatica, continuando a sputare il fumo.
" devo parlarti" continua e il ragazzo apre le sbarre, facendola entrare, richiudendole di nuovo.
Questa volta si focalizza sulla foto accanto al letto di Ciro: ritrae lui e un'altro ragazzo, sorridenti e abbracciati.
" e allor? Ric!" le comanda, con tono freddo e duro mentre si siede sul letto di Edoardo.
sposta gli occhi dalla foto al ragazzo, che non la guarda neanche quando si trova con i suoi demoni più interiori.
" so che devi risolvere una questione fuori " parla diretta, sperando di poter catturare la sua attenzione, ma invano.
Ciro sembra un'altro. fissa il soffitto, dando attenzione solo a finire quella stra maledetta canna.
" ci posso pensare io, se mi dici di cosa si tratta " continua mostrandosi sicura. ignora completamente chi ha davanti in questo momento.
la guarda improvvisamente, quasi con uno scatto, appena la sente parlare. ma stavolta la sta fulminando, come se volesse farle del male.
" sper ca mi staij pigliann pó cul, Elena "
" no, non ti prendo in giro. ho detto a tuo fratello Pietro che lo farò io " gli rivela ancora, senza sapere che sta giocando con la sua pazienza, che già non è tanta.
" scordatelo" gli ordina " non se ne parla proprio" continua, guardandola dritta negli occhi.
" smetti di fare lo stronzo " lo accusa " e lasciati aiutare, io sono in debito con te. non funziona così nel tuo mondo?"
" se sei venuta fino a qui per questo, te ne puoi anche andare " le da le spalle, gettando il fumo in aria e lei si sente esplodere.
" sono venuta fin qui per dirti che sono a tua disposizione, qualsiasi cosa tu debba fare "
Ciro improvvisamente scatta, col volto colmo di rabbia.
" non serve! Non puoi!" le urla contro, col petto che si abbassa e si alza velocemente ma Elena non si lascia intimorire e stringe i pugni, come la sua mascella.
" sei solo un'egoista del cazzo. voglio aiutarti come tu hai fatto con me e ti comporti così!" ribatte ad altrettanto tono alto, ha paura di poter attirare l'attenzione di tutti, eppure, nessuno osa avvicinarsi per farsi i fatti di Ciro.
" e tu sí sul na'scem, sì ti pienz cca t lass accírir coccrun!" le urla contro ancora, ma avrebbe dovuto solo usare la delicatezza con lei, se avesse voluto fermarla. adesso in lei ci stava determinazione, voglia di potergli far capire di essere in grado di aiutarlo.
" indovina un po' ?" sorride ironicamente, sorprendendo il ragazzo di fronte a lei, che la guarda accigliandosi.
" lo farò che ti piaccia o no, Pietro ha già deciso " lascia andare di nuovo le braccia lungo i fianchi, voltandosi per andarsene, un pó delusa ma non vuole ammetterlo a sé stessa.
Gli era bastato per poco, per trasformarsi in quello che voleva solo essere lasciato in pace.
Elena fa per aprire la cella, ma Ciro alle sue spalle allunga il braccio e con un tonfo la richiude, bloccandola fra lui e il suo corpo.
" accussì ti miett n'te guaij.. " le dice con tono duro, ma basso.
" più di quanti già ne abbia?"