- Credo che dare il permesso a Ricci sia un grande sbaglio, non è migliorato per niente a quanto leggo dalle relazioni che ho qui - spiega la direttrice al telefono col magistrato. ma quest'ultimo espone le sue teorie, ancora e ancora, basandosi sul gestire la libertà piano piano.
Sospira, quando il magistrato la saluta augurandole buona giornata e appoggia la fronte su una mano. deve dare la notizia al soggetto in questione e prevede già problemi.
- Direttrice Buongiorno - Massimo fa ingresso nel suo ufficio, chiudendo la porta alle sue spalle.
- ci sono novità riguardo il permesso di Ricci?- continua, posando le mani sui fianchi.
- purtroppo non sono riuscita a convincere il magistrato a ritirare il permesso - ammette alzandosi in piedi, per raggiungerlo. - a quanto pare dovremmo spalancare le porte a Ciro insieme agli altri -
Massimo annuisce, abbassando la testa.
- sono sicuro che qualcuno fuori l'ha aiutato - confessa alla direttrice che si riappropria del suo bastone, appoggiandoci entrambe le mani.
- aiuto o no, il magistrato ha dato il consenso e noi possiamo solo sperare che ritorni qui il giorno dopo senza aver fatto niente - sorride debolmente.
- gli dai tu la notizia? devo vedere Elena per controllare delle cose riguardanti le prossime lezioni - continua, superandolo per uscire dal suo ufficio.
- si certo, ci penserò io - gli sorride e lei ricambia, uscendo sul suo bastone.
Massimo scaccia quel pensiero, che qualcuno fuori abbia aiutato Ciro ad ottenere il permesso, perché magari deve svolgere qualcosa e imita la direttrice lasciando la stanza. controlla l'orologio al suo polso e considerato l'orario, i ragazzi saranno a mensa per fare colazione.
La direttrice ha pienamente ragione, fare uscire uno come lui non è solo un rischio per la loro carriera, ma lo è anche per il resto della società.
senza accorgersene si ritrova nel cortile a guardare la porte dell'edificio, farsi sempre più vicine.
Entra dentro, gonfiando un po' il petto e controllando la situazione senza alcuna paura.
- Buongiorno Comandà - l'uomo della mensa lo saluta e lui gli sorride - Buongiorno - ricambia, cercando con lo sguardo l'interessato. ne approfitta per scrutare l'altro lato della stanza, con tutti gli stranieri a parte, come se avessero diviso la mensa perché non loro simili. volta la testa e trova proprio lui, che controlla la situazione in altrettanto modo, ma con fare rilassato. continua a mangiare la sua mela con le gambe spalancate e la schiena appoggiata allo schienale. nonostante i suoi modi di fare da persona che non ha in mente niente di violento o contorto, Massimo riesce a capire ciò che pensa perché sa che quelli che l'hanno cresciuto, sono proprio come lui. agiscono quando meno te lo aspetti, ti fanno credere che non gliene frega niente, ma hanno già in mente come fartela pagare nel modo più terribile.
Il resto degli altri si volta, appena Massimo si ferma al loro tavolo, guardando però solo Ciro.
- Buongiorno Comandà - lo saluta, gettando quello che resta della mela sul piatto. tira fuori dalla tuta il portatabacco, e alza solo le pupille verso Massimo.
- cre? - domanda, portando un filtro alle labbra per reggerlo. corruga le sopracciglia, non capendo cosa voglia.
- teng buon notizie, Ricci - incrocia le braccia al petto. - ma só sicur ca tu o'saij già - continua parlando piano.
Ciro sistema velocemente il tabacco sulla cartina e posiziona il filtro, chiedendola con facilità.
- e ij só sicur ca nun sacc nient - la sbatte poche volte ma in modo continuo sul pollice, per non far fuoriuscire il tabacco in eccesso e se la porta all'orecchio, aspettando di uscire fuori.
Massimo gli fa un cenno del capo, invitandolo ad uscire fuori. Ciro controvoglia si alza e lo segue fuori in cortile, appoggiando la schiena sulla rete.
- allora comandà?- lo incita a parlare con un cenno, mentre stringe fra le labbra la sigaretta.
- o' magistrat t'ha rat o' permess pè ascì riman -
- mh e finalment - accende la sua sigaretta, facendo un tiro così lungo che incava le guance, mentre guarda Massimo con uno sguardo compiaciuto.
- cre? Nun sit cuntent pè me comandà?- ride, senza mostrare i denti, sputando fuori il fumo.
Massimo perde la pazienza, quando si sente prese in giro da questo ragazzino che si sente forte solo perché qualcuno gliel'ha fatto credere.
- Ij o'sacc ca coccrun for t'ha aiutat - gli rivela, avvicinandosi pericolosamente al suo viso che resta rilassato. muove solo gli occhi, scrutando la figura di Massimo come a dirgli " resta dove sei se vuoi restare vivo " .
- cerca di non fare cazzate Ciro - continua, facendo un passo indietro perché non può trattarlo così, non in servizio.
- Comandà - lo richiama, gettando a terra la sigaretta e calpestandola col piede
- avete poca fiducia - ammette, sorridendo e ritorna all'edificio.ELENA
Lascia gli uffici, stretta nei suoi pantaloni a zampa ma a vita alta, rigorosamente come li ama. la camicia nera forse avrebbe dovuto evitarla, visto che la sera fa un po' freschetto. percorre il corridoio che porta alle lunga scala per raggiungere Teresa, che la sta aspettando in cortile. sta per fare la seconda rampa, passa gli alloggi ma non fa in tempo a scendere il primo gradino, che qualcuno la afferra per la sua tracolla, non bruscamente ma in modo così tanto forte da riuscire a farla tornare indietro.
- Nennè, aró vaij?- Ciro scivola la mano dal suo braccio alla mano, stringendola e avvicinandola a sé ma Elena lo spinge, premendo le mani sul suo petto.
- maledizione! Sei incredibile!- si sistema la borsa sulla spalla, mentre sul suo viso si apre un sorriso. Ciro appoggia la schiena al muro, scrutandola dalla testa ai piedi.
- sono in ritardo, buonanotte - prima che possa allontanarsi, di nuovo la afferra, ma stavolta la inchioda a muro, non dandole via d'uscita.
- vuless sapè pecchè faij accussì, ij nun c crer ca nun t piacc - parla piano, aspirando il suo profumo.
- allontanati da me, hai già a chi odorare i capelli - prova ad allontanarlo, inutilmente.
- ancor? r chill nun m n fott nient -
- senti, so come funziona da voi: vi piace avere l'amante, ma hai sbagliato persona.- prova ad andarsene di nuovo, ma Ciro aumenta la forza, bloccandole gli avambracci, incollandoli a muro.
- tu nun saij nient. - le ringhia in volto, serrando la mascella.
-Ti piac fà a stronz cu me pecchè o'saij cca funzion accussì cu chill comm a me -