Casa Ricci, precisamente la cucina, sembrava essersi trasformata in un ristorante in riva al mare.
Pietro spadella a destra e a sinistra, con un ridicolo grembiule bianco.
Elena aspira l'odore buono del pesce, pensando a quanto deve essere stato difficile per Pietro, crescere senza una madre.
- e come vi siete conosciuti tu e mr. felicità?- ironizza, aggiungendo del vino bianco per sfumare.
- in carcere..- risponde la voce di Ciro, alle sue spalle.
Sta dietro le sue spalle, come fosse il continuo della sua ombra, con le braccia conserte e lo sguardo serio.
- non hai per niente l'aria di una criminale - getta il sale nell'acqua che bolle, aprendo l'armadietto sopra la sua testa, tirando fuori la pasta.
- infatti non lo sono - parla subito, prima che Ciro possa intervenire. - sono una psicologa.. per lo meno, spero di poterlo essere un giorno - continua, sentendo Ciro sbuffare alle sue spalle.
- una psicologa?- ride quasi, gettando gli spaghetti.
- cosa c'è di interessante nel studiare dei criminali?-
La sua sfacciataggine la lascia senza parole. capisce di avere davanti, la radice che ha formato Ciro, in quello che è adesso. È la sua copia, solo più grande, con più testa e più felicità addosso.
- io non studio i criminali, li aiuto a capire perché hanno fatto certe cose..-
- è una cretinata lo stesso.. perdi tempo - la sua frase sembra quasi un consiglio, mentre porta alle labbra un pezzo di vongola e lo manda giù.
annuisce mentre mastica il pesce e spegne il fuoco, girando la pasta.
Pensa subito a come rispondergli, ma prima che possa muovere le labbra contro suo fratello, sente una presa forte sul polso.
non fa in tempo a guardarlo in faccia, che Ciro la trascina fuori dalla cucina, salendo su per le scale.
- così mi fai cadere!- spera che si fermi, mentre cerca di non inciampare lungo la grande scala a chiocciola.Appena giungono al termine, Ciro la attira a sé come una molla, evitando di toccare le sue labbra. ha lo sguardo infastidito, serio e arrabbiato.
- non c'è bisogno di raccontare la tua vita a mio fratello - parla a denti stretti a bassa voce.
- io non sto raccontando la mia vita a nessuno - parla altrettanto a bassa voce. - sto solo cercando di essere educata -
- puoi esserlo pure restando in silenzio -
- ma ti senti quando parli?- lo guarda scioccata.
- come fosse colpa mia, avevi detto che nessuno sarebbe venuto - continua, liberandosi dalla sua presa, ma rimane lì, senza muovere un passo, a un millimetro da lui.
- non era messo in conto, l'hai capito -
- perfetto, allora rilassati - gli rivolge un ultimo sguardo, voltandosi poi, per tornare giù, ma Ciro la riporta a sé, stringendo possessivamente la sua schiena al suo petto.
mantiene gli occhi bassi sulle sue labbra, mordendosi il labbro inferiore.
- Perché l'hai fatto?- domanda sulle sue labbra.
- non dovevo?- controbatte, cercando di mostrare sicurezza.
- voglio sapere il motivo - indurisce il tono e alza improvvisamente gli occhi, puntandoli sui suoi.
- volevo farlo - cerca di mantenere il suo sguardo, ma ci riesce poco. - la cosa ti crea un problema?-
- mi crea problemi solo se domani ritorni a fare la stronza -
- chiedilo all'uomo che ti penzola sul petto se lo sarò o no - allude al suo rosario in oro giallo, uguale a quello di Pietro, prima di voltarsi e ritornare in cucina.
se non fosse che Pietro la precede, facendosi trovare ai piedi della rampa di scale.
Elena è convinta di avere Ciro dietro sè, ma non è così.
- è così da quando l'ultima sua ragazza l'ha lasciato perché si era innamorata di me - Elena lo guarda, senza sapere cosa dire ma lui ride, tranquillizzandola con un cenno della mano.
- sto scherzando, è solo.. Ciro - conclude, senza aggiungere aggettivi.
- deve essere stato difficile crescerlo senza avere tua madre - allude, sperando di non toccare tasti che hanno un limite.
Pietro le passa i tovaglioli, obbligandola a contribuire per apparecchiare la tavola.
- è stato più difficile per lui.. non l'ha conosciuta neanche - Elena cerca di decifrare le sue parole, per capire il vero motivo della sua morte, ma Pietro la precede, parlando.
- è morta appena ha partorito Ciro - a quelle parole le si crea un nodo in gola. riconosce il dolore nei suoi occhi e nelle sue parole, nel ricordare sua madre.
- ma io non ho mai odiato lui per questo, neanche un attimo - continua, come se cercasse di essere chiaro e pulito ai suoi occhi.
- poi, fra i tre.. è quello che le somiglia di più.. quel quadro l'ha voluto lui lì.. noi abbiamo cercato di sistemare casa come meglio abbiamo potuto.. ma nascondere le cose di qualcuno che non c'è più, è come reprimere qualcosa.. prima o poi viene fuori -Elena non si rende conto neanche, di essere rimasta immobile davanti a quel breve racconto, che aveva cambiato i suoi pensieri. sentiva quel groppo alla gola, quello che se lo assecondi, si trasforma in lacrime e lei aveva sempre avuto una madre. non poteva capirlo, eppure adesso si sentiva in colpa..
crescere da " soli ", vuol dire conoscere già un po' del male che accompagna il bene. vuol dire imparare a tirare fuori i denti subito, anche quando sai che presto li perderai. l'adolescenza, sembra un loop dove non ti senti mai abbastanza, dimostri qualcosa, ma a chi? se nessuno ha mai condiviso i tuoi dolori. se nessuno era lì, a rimboccarti le coperte quando ti mettevi a letto.
Ciro fa il suo ingresso improvvisamente e Elena non smette di guardarlo, mentre fa il giro del tavolo e va a prendersi dell'acqua in frigo.
Le sembrava surreale, che dietro quel metro e settanta, con Gesù Cristo sulla spalla come tatuaggio, fosse in fondo così debole. lui era come lei, duro per non soffrire.
non se lo possono permettere, però per lei abbassa la guardia.
- t'appost?- domanda, guardando suo fratello e poi Elena, che distoglie lo sguardo, ricomponendosi e distribuendo i tovaglioli.
- e cert - risponde Pietro, rivolgendosi di nuovo ai fornelli.
Fa il giro del tavolo, confusa.
- ma non siamo solo noi tre ?- domanda al quinto e ultimo tovagliolo.
- mio padre e mia sorella - spiega Ciro, rubando una fetta di pane dal tavolo. le mima di fare silenzio, facendo un'occhiolino, mentre la supera col pezzo di pane in bocca e sparisce di nuovo.
davvero si fida così tanto da lasciarla qui con la sua famiglia?
- ti dispiace?- domanda a Pietro, indicando l'uscita e lui scuote la testa ridendo.
- va va, vi chiamo appena arrivano -
Sorride ringraziandolo, anche per essersi aperto con lei e esce fuori dalla cucina, guardando subito le scale ma Ciro è già sparito. ripensa a come saliva quelle del palazzo a due a due, con queste è un gioco da ragazzi.
Decisa inizia a salire, ma qualcuno dal basso, tossisce, ridendo.
abbassa gli occhi sul salotto, da dove sbuca fuori Ciro.
- tieni - le porge un pezzo di pane e lei rifiuta.la guarda come se potesse sparire, non stacca gli occhi, mentre abbandona le scale per raggiungerlo.
la accompagna fino a quando non se la trova di fronte.
- chi sei tu?- gli domanda - perché io non ho conosciuto questo Ciro -
- ne conosci un'altro?- ironizza.
- sono seria - controbatte, con tono calmo.
lui la guarda dall'alto, diventando terribilmente serio.
- questa è la parte buona di Ciro, quella che pensano di avere tutti.. ma chill è sul avere a'cap -Gli crede così tanto, che sa che se ne pentirà.
- allor?- le domanda, alzando il sopracciglio.
- allora cosa ?-
- hai avuto le tue risposte, no?-
- se vuoi chiamarle così - risponde sorridendo altrettanto.
Ciro si lecca le labbra, guardandosi attorno e appena è sicuro che sono soli, si avvicina a lei senza esitare.
- e visto che le hai avute, mi merito qualcosa no?- domanda con fare innocente, spostando le pupille sue labbra per un secondo.
- Ciro - lo richiama seria, escogitando già qualche aggettivo per screditarlo, ma il campanello suona, seguito da Pietro che sbuca fuori dalla cucina.
- sono qui - informa entrambi, andando ad aprire e Elena taglia le distanze, allontanandosi da Ciro.
Ancora una volta.