Elena segue come un mantra, tutte le indicazioni di Teresa, stringendo maggiormente fra le dita la sua amata valigetta. La direttrice le aveva consigliato di prepararsi argomenti facili e in grado di poterle far conoscere fra le righe, quei ragazzi, avvisandola del loro carattere chiuso.
Si inoltra fra i corridoi, trovando Liz insieme a un uomo dai capelli brizzolati e ricci.
- Elena, buongiorno!- la saluta, stringendo fra le dita un caffè in plastica
- sei in anticipo - le fa notare, un po' contenta.
- si volevo approfittarne per vedere dove dovrò seguire i ragazzi -
- ah e faij bon!- si completa lui - Ij so Beppe, tu sei la psicologa?-
- mancano ancora tanti altri corsi per esserlo - risponde ridendo, stringendogli la mano - io sono Elena - si presenta anche a lui, attirando l'attenzione di Liz sulla sua valigetta.
- c tien alloc?- le domanda.
- oh questa - sfiora con le mani la sua valigetta rossa.
-scemenze, ci sono degli appunti.. argomenti con cui aprire un discorso - spiega, un po' in imbarazzo a rivelare i suoi modi.
- e ti serviranno, sai?- scherza Beppe, ma Elena non ride. Già la sua ansia la rende poco serena e più queste battute, rendono tutto ancora più faticoso.
- Bè, l'accumpagn tu? -
- si certo, è un piacere -
- c virimm aropp, Elena -
- a dopo - risponde, agitando la mano, mentre segue Beppe da dove è venuta, imboccando le scale che portano all'uscita.
- vedi Elena - inizia Beppe di spalle - Noi tutte le attività che non richiedono praticità, per lo meno quelle che non richiedono appositi attrezzi, le svolgiamo in sala comune. -
- sembra una sala aperta a tutti - azzarda a dire mentre di nuovo si scontrano col sole forte di luglio.
- diciamo che è una sala ricreazione.. ci stanno divani, biliardini e altri giochi per far svagare i ragazzi.. educare quella parte ancora infantile, è più importante di educarli a comportarsi col mondo.. con la società - Elena rimane quasi incantata dalla profondità delle parole di Beppe. È così palese che per lui, non è solo lavoro: lui crede di poter cambiare chi è nato con questo destino.
- e poi lì facciamo anche le lezioni di piano, vedrai: Filippo e Naditza ti faranno cantare - continua ridendo e strappando una risata anche a lei.
Entrano nell'altro lato dell'edificio, salendo fino al secondo piano e Elena attraversa la tenda bordeaux, che racchiude la sala comune.
- è davvero bella - si complimenta con Beppe, mentre ammira il pianoforte al centro della stanza, i divani verdi stonano un po', ma nell'insieme, con tutti i giochi che trovi per le strade di Napoli, ci stanno.
- quindi dovrei farle qui le mie sedute?-
- si e mi spiace avvisarti che inizierai con la parte più difficile: i ragazzi -
- ciò che è difficile sono punti di vista - spiega, sorridendo e posando la valigetta sul pianoforte. - e poi, Teresa mi ha tranquillizzato in qualche modo.. la conosco, non ci starebbe qui se non si trovasse bene - continua, sedendosi sul divano verde, di fronte a lui.
- sono contento che tu parta con questo piede - si complimenta lui - ma è più difficile di quanto credi, entrargli dentro la testa. - rivela lui, mettendo le mani dentro la tasca dei jeans.
- ci sono quelli che sono qui per sbaglio, per mancata scelta e chi per scelta voluta e quelli sono peggio. nonostante la mente non è ancora formata a questa età, la loro sembra già invecchiata -
- ti ringrazio per i consigli - risponde sincera, alzandosi e andando verso la sua valigetta. Tira fuori gli appunti, perfettamente graffettati e ordinati.Beppe già ha buone prospettive su di lei: la vede così pacata e pronta a conoscere tutto, nonostante la spaventi. È così palese che la spaventa trovarsi di fronte a dei ragazzi come lei, che scontano una pena, fatta anche di anni.
Ma eccola qui a rileggere i suoi appunti, è questo quello che ci vuole per stare qui.
- allora se sei d'accordo - inizia, interrompendo il suo sguardo attento - io li vado a chiamare e iniziamo -
- si, vai sono pronta - ironizza, facendolo ridere.Beppe va via e Elena ripassa i suoi appunti, per non doverli rileggere davanti ai ragazzi: chissà se ha fatto bene a scegliere come argomento " IO". Chissà se si sarebbero raccontati o avrebbero riso, davanti alle sue parole.
Appoggia i gomiti sul piano, appoggiandosi e continua a leggere, cercando di memorizzare tutto.Un fischio improvviso la fa voltare di scatto: il gruppo di ragazzi si trova di fronte a lei, con una velocità che non si aspettava. Tutti la guardano con uno sguardo divertito, chi invece le manda dei baci, beccandosi dei schiaffi sul collo dalle guardie. Fra i mille, riconosce quel ragazzo di ieri, che la guarda, giocando con la sigaretta fra i denti, ma appena si guardano, le fa un'occhiolino, facendole subito distogliere lo sguardo.
- bene!- Beppe fa il suo ingresso - ci siamo tutti, no?-
si accerta che siano tutti presenti e poi mi guarda sorridendo.
- Ragazzi, sono felice di presentarvi Elena.. lei sarà la vostra psicologia-
Tutti si guardano fra loro e già pronti a chiudersi ancora di più, pensando alle dicerie di paese.
- e con questo, non vogliamo mica dire che siete pazzi.. quella è un'altra figura.-
- ij già o'sacc, ca sò pazz - si vanta un ragazzo dai capelli biondi.
- possiamo dare per una volta fiducia a una mia idea? Me lo concedete?- gli domanda, mostrando la sua confidenza con loro.
- Beppe - lo richiama da un ragazzo dai capelli rossi, facendosi avanti dal gruppo.
- cre Totò?- si mette pronto ad ascoltarlo, ma Totò scruta Elena insieme al resto del gruppo, dalla testa ai piedi.
Lei si attacca con la schiena al pianoforte, mentre l'unico sguardo che percepisce più pesante, è quello del moro di ieri.
- o'facimm - esordisce, facendo sorridere Beppe. - ma sul p ess- la indica, ridendo e Beppe alza gli occhi al cielo.
- e ja Totò, fai il serio!- lo riprende ma lui si è già tirato tutto il gruppo.
- ma Bè, tu prim t'o sí pers!- esordisce un'altro, allontanandosi dal gruppo anche lui. Si tira i capelli indietro, liberando il volto sorridente. - a novanta c cuntass tutt cos!- continua, facendo ridere tutti. Elena abbassa la testa, mentre Beppe allarga le braccia, già pentito della felicità di prima.
- e jà Beppe, nun t'a piglià - parla una voce bassa. Si fa spazio fra i corpi, uscendo allo scoperto, col suo sopracciglio mezzo tagliato e la maglia nera, che mette in risalto le sue spalle larghe. - stamm pazzian, o'saij ca c piac salutà pè ben chi tras ca, no?- inclina la testa, come a volergli dire "dimmi che ho torto, dai ", in maniera ironica.
- mó facimm chill ca amma fà -
Continua, dirigendosi verso il divano, che da la vista completa al pianoforte. Certo che vuole stare qui, non gliene importa niente della psicologia, non dirà ciò che non ha mai detto a qualcuno che è qui per studiarlo. Vuole restare qui, a fissarla da lontano, mentre la vede ricambiare e poi distogliere lo sguardo, aumentando in lui l'eccitazione e il desiderio di averla.
Non sapeva niente di lei eppure già desiderava di metterle le mani ovunque.