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" non vedo il problema" continua a ripetere Elena, ma Ciro rimane fermo come avesse il cemento nei pensieri, scuotendo la testa.
" non lavorerai per mio padre" le si rivolge in maniera brusca, spingendo la sedia contro il muro con un calcio.
" queste sono le tue paranoie" si avvicina alle sue spalle, ma lui subito la sorprende voltandosi.
" paranoie o'cazz, Lenù!" urla subito, facendola un secondo sussultare. " io sto ccà dint, se t succer coccos nun c pozz stà sempr" continua, zittendosi improvvisamente, come se si fosse pentito di continuare a prendersela con lei, senza motivo, nonostante sia qui adesso, solo per lui. Non si aspetta, che lei, posi la mano sulla sua spalla, costringendo a voltarsi.
" hai dato di matto per me? " usa un po' di ironia, sperando che riesca a sdrammatizzare un po', ma gli occhi di Ciro continuano a guardare il mare fuori dalla finestra, mentre riprende a respirare piano.
"C simm ij e te?" le domanda improvvisamente, senza però guardarla.
Elena vorrebbe rispondere, ma davanti alla sua serietà le parole sembra che le si bloccano in gola, ancor prima di uscire. abbassa gli occhi sul pavimento grigio e rovinato della cella, lasciando che le parole le muoiano in bocca.
" io.." - si interrompe per poco, quando lui si volta per ascoltarla - " io ci tengo a te, non sarei qui altrimenti "
" pur ij " risponde subito, togliendo le mani dalla scrivania presente. " mi dovresti capire, Elena" quelle parole la colpiscono in pieno come un coltello, insieme al suo sguardo. la incatena, la costringe a volerlo tenere stretto nel suo. allunga le braccia verso i suoi fianchi, stringendola in un secondo, al suo corpo. Elena si ritrova a dover controllare il suo corpo, quando entra a contatto con il petto di Ciro, mentre il suo volto rimane fermo a scrutarlo, come quello del ragazzo.
" perché mi hai riportato la pistola?" gli domanda lui, forse approfittando della situazione in cui sono adesso, per affrontare le crude verità.
" non so usarla per quello che ti ho chiesto" la verità le scivola fuori più facilmente del previsto, stretta fra le sue braccia, a contatto col suo profumo, nascosto dalla forte colonia quasi ormai sparita. lo guarda corrugare le sopracciglia, in un espressione che lo rende ancora più attraente di quanto già lo sia e rimane in silenzio, convinto di averle fatto capire che vuole spiegazioni.
" il fratello di Fabrizio sa che ti ho aiutato, è piombato in casa mia ieri sera, per questo ho fatto tardi " si illude, di poter concludere il discorso, con quelle poche parole. sente la presa delle sue mani sulla sua vita aumentare, mentre la avvicina ancora di più a lui bruscamente, facendo ondeggiare i suoi capelli.
" che cazzo significa?" la voce viene fuori stretta, bassa, ma piena di rabbia improvvisa. non smetterà mai di stupirla.
" non lo so come ha fatto, okay?" prova a liberarsi dalle sue braccia, quando i toni si fanno alti, come una cosa automatica.
" perché non gli hai sparato?" le domanda subito, come fosse una cosa scontata per lei uccidere qualcuno, come lo era per lui forse.
" perché io non faccio queste cose Ciro.. ti dovevo un favore, non è la mia vita questa!" risponde subito, sentendo tutta la tensione dei giorni, una tristezza improvvisa, tramutarsi in lacrime veloci sulle sue guance.
" avrei dovuto ammazzarlo, hai ragione.. vuole che adesso io controlli gli affari di Fabrizio" lo informa ancora di altro, come se volesse mettere in gioco la sua pazienza, il suo piccolo autocontrollo.
" perché non mi hai chiamato ieri? sarei potuto venire io a finire quello che doveva essere finito" pronuncia Ciro subito a denti stretti.
" perché Pablo non è Fabrizio. tu pensi di sapere tutto perché hai visto mezza volta Fabrizio, ma tu non sai niente"

Nennè/Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora