- E alla fine hanno scelto Munch, come dovrei interpretarlo secondo te?-
Teresa si confida, sul disegno scelto dalle ragazze e dai ragazzi e Elena le sorride debolmente.
- l'ho portato in terza media, ricordi?- Teresa annuisce, bevendo il suo caffè.
Avevano approfittato della pausa per scendere giù in cortile, approfittando anche che i ragazzi si trovassero in barca, vista la bella giornata. -comunque vuol dire tante cose - risponde infine alla sua domanda, cercando nella borsa le sue sigarette.
- hai ripreso a fumare Elena?- le domanda Teresa, mentre la guarda prende una Camel dal pacco, accendendola subito.
- fumo ogni tanto, e poi chi sei? mia madre?- ride, smorzando la frase, che potrebbe apparire dura. - Munch non è scontato comunque. rappresenta l'orrore - continua, sputando il fumo in aria. Teresa la guarda, stringendo di poco gli occhi, per il forte sole sulle loro teste.
- non mi tranquillizzi per niente - la ammonisce subito, abbassando lo sguardo - la professoressa vorrebbe una spiegazione sul perchè e sul quale hanno scelto e io più guardo il quadro, più riesco solo a vedere ea percepire.. tristezza. tutto quello che non racchiude i comportamenti dei criminali -
- beh anzi non hanno scelto qualcosa inerente a Gomorra - le strappa un sorriso, gettando la sigaretta ormai finita.
- quello si che sarebbe stato difficile da spiegare - continua, facendola sorridere. Poi sposta gli occhi sul suo orologio da polso - o cazzo, sono in ritardo!- riafferra da terra la sua borsa, alzandosi dal muretto. Teresa la guarda, ancora seduta. - per cosa?-
- ho l'incontro con le ragazze, o meglio dovevo essere lì cinque minuti fa - si abbassa sulla guancia - ci vediamo dopo Terè - la saluta, correndo subito in sala comune, come una pazza. sale le scale velocemente e raggiunge la sala, correndo e spalancando le tende.
-buongiorno ragazze!- quest'ultime la guardano, mentre stanno facendo ricreazione, giocando a biliardino. riconosce subito la ragazza, che fino a pochi giorni fa, era l'oggetto d'attenzione di Filippo, seduta sul pianoforte, con le dita ferme sui tasti, la guarda dalla testa ai piedi.
- scusate, ho avuto un contrattempo - si scusa subito, mentre tutte provvedono a sedersi. c'è chi si gira una sigaretta, chi gioca con la manica del maglione, chi invece la scruta,cercando di capire qualcosa. la ragazza dai capelli rossi se ne sta in un angolo per i fatti suoi, mentre provvede a legarsi i capelli in una coda.
- qualcuno ha portato i temi?- domanda, ma nessuna alza la mano.rimangono in silenzio a guardarsi.
- qualcosa non va?- domanda, calma - tu non hai scritto niente neanche sul tuo ragazzo?- continua, incrociando le braccia sotto al seno.
- non si fa vedere più neanche lui - sputa con rabbia, ma la zingara la ammonisce subito.
- Srè! te a sta zitt - la ammonisce, guadagnandosi l'attenzione di Elena.
- e perchè dovrebbe restare zitta?- le domanda. Naditza la guarda col sopracciglio alzato, mettendo su un'espressione annoiata. - nuij nun parlamm cu tte. vuoi sapere troppo - le spiega con un tono maligno.
- sto solo facendo il mio lavoro, tu perchè sei finita qui così giovane?- Naditza ride, ironica, appoggiando le braccia sullo schienale del divano, allargandole.
- e tu perchè sì firnut cca? a fatt coccos re nient, o'ver?- le domanda col suo accento perfettamente napoletano.
- io sono qui per il mio lavoro... - si interrompe, non conoscendo il suo nome.
- Naditza - si presenta seria - e chist è na fatic e'merd -
- non ti piace sapere cosa si nasconde dietro i comportamenti delle persone?-
- ah perchè tu fai questo? non ti fai i cazzi nostri, parlando di amore e quant'altro?-
Elena capisce subito dove si trova il problema. aveva sbagliato anche questa volta, dando per scontata la loro capacità
- pensavo di iniziare con una cosa semplice - rivela, sincera, senza neanche sapere perchè. - pensavo fosse un'argomento facile per farvi aprire, piuttosto che chiedervi di parlarmi subito di voi - sposta lo sguardo su tutte - mi sbagliavo. a voi non capita mai di sbagliare?-
- uuh e quant vot - esclama una ragazza dai capelli neri, con la pelle quasi olivastra, sorridendo. sfoggia tutta la sua bellezza mediterranea, non avvicinandosi minimamente a una criminale degna di stare qui. Elena sente di aver sede nel terreno, così prende posto sulla sedia, sedendosi di fronte a loro.
- gli sbagli sono come le ferite a volte - inizia, appoggiando il gomito sullo schienale, mettendosi comoda.
- quando siamo convinti che siano ricordi lontani, ci rendiamo conto che in realtà sono incisi sulla nostra pelle come tatuaggi. - le ragazze stranamente la ascoltano, dilatando le pupille, ovvero prestando attenzione.
- ma io ho da sempre avuto una mia teoria, su come la donna affronta i propri sbagli, del tutto diversa da come si pensi: li guardiamo sempre con un pò di tenerezza quei nostri sbagli vero?- cattura lo sguardo di Naditza, che la sta a sentire, finalmente interessata.
- a noi ci cambiano sul serio, questi passi falsi, perchè è l'anima che paga per noi e non torna mai come prima, dopo uno sbaglio -