Elena si avvicina alla ragazza, lentamente ma mettendo su un sorriso.
- ei, è tutto okay?- la ragazza dal caschetto castano, le punta addosso i suoi occhi del medesimo colore.
- si - mente, abbassandoli subito, di nuovo.
- Io sono Elena, un'aspirante psicologa.. se hai bisogno di parlare, basta chiedere agli altri e verrò -
- Io sono Gemma, comunque - mi risponde, torturandosi le unghie.
- come mai sei qui Gemma? non sembri una cattiva ragazza - allude, evitando di usare il termine criminale.
- me lo merito di stare qui - si interrompe singhiozzando e Elena istintivamente prende posto accanto a lei, cercando il suo sguardo.
- ei, qualunque sia il motivo.. non devi prenderlo come una condanna vera e propria.. magari essere qui può essere qualcosa di positivo..- la guarda finalmente, smettendo di piangere. lascia correre le ultime lacrime, stando ad ascoltarla.
- Gemma!- Liz da lontano la richiama, andando incontro alle due ragazze.
- andiamo, colloquio - le spiega e Gemma senza replicare, si lascia stringere il braccio per essere scortata dove si svolgono i colloqui.
Liz le sorride, prima di voltare le spalle e sparire con la ragazza.
Elena ripensa a quel modo di scoppiare a piangere, rivendendosi un po'. come se qualcosa dentro scoppiasse, ogni minuto, senza poterlo controllare.
sospira e dopo essersi stretta la borsa addosso, decide di raggiungere gli uffici e aspettare che i ragazzi debbano andare alla sua seduta lì con gli altri.
Sale le numerose e immense scale, raggiungendo la sezione alloggi e qualcosa che le fa strabuzzare gli occhi, la fa bloccare.
rimane con i piedi di sasso, proprio di fronte all'entrata che annuncia il lungo corridoio con le numerose celle, sperando che stia avendo allucinazioni uditive.
se le sue orecchie, non la stanno tradendo, qualcuno sta consumando proprio qui, dentro i dormitori.
maledice la sua curiosità, mentre i piedi si inoltrano nel buio corridoio ma al contrario, di come spera, quegli ansimi femminili non smettono, anzi.
guarda con timore, ogni volta che le si para davanti una cella, ma tira un sospiro quando la trova vuota.
ignora che sta pronunciando a mente, chi abita quelle celle e non è ancora arrivata a neanche della metà dei detenuti.
non sa se deve proseguire, quando i gemiti si intensificano, ma appena abbassa lo sguardo nell'ennesima cella, tutto le sembra quanto reale, tanto quanto fastidioso.
Indietreggia, per evitare di farsi vedere da Ciro, che sta sotto Viola, stringendole i fianchi possessivamente.
che stronzo e lui era quello a cui piacevo sul serio, pensa.
mentre i suoi passi ritornano da dove è venuta, si maledice per averlo fatto entrare a casa sua quella sera, di averlo baciato, di avergli confessato i suoi punti più deboli. Che stupida, che stupida.
ancora non hai imparato che non tutti sono gentili perché gli stai simpatica? si maledice ancora e ancora e scopre anche perché i due sono tranquilli e beati: gli uffici sono completamente vuoti. ne approfitta per prepare il prossimo programma con le ragazze, prendendo posto sulla sua scrivania e mettendosi gli occhiali da vista. si immerge nel suo lavoro, evitando di pensare a quello che ha appena visto, ma il suo cuore che le fa male al centro del petto e le sue gambe che si muovono nervosamente, sotto il tavolo, la tradiscono. si morde l'interno della guancia, quando si rende conto che è solo invidia, quella prova o gelosia.. o solo rabbia per essere caduta nella sua trappola? troppe domande, per un solo cervello.
scuote la testa, ordinandosi di non pensarci più ma dei passi le fanno alzare le pupille: Viola esce dai dormitori, raccogliendo i suoi capelli in una coda e mentre va via, neanche si accorge di Elena.
abbassa di nuovo gli occhi sulle sue carte ma non riesce a non sentire il suo sguardo puntato addosso, adesso.
alza gli occhi e perde un battito, contro ogni volontà: Ciro la guarda, alzando un sopracciglio: si guarda attorno, prima di entrare dentro gli uffici.
- nennè, che ci fai qui?- le domanda, mentre si appoggia con le mani sulla scrivania, di fronte a lei.
- dovrei domandarlo io a te, questi sono gli uffici - evita di guardarlo, mentre finge di correggere qualcosa.
- quant tiemp è ca sí ca?-
- qualcosa non va, Ricci?- sorride falsamente, posando le carte sulla scrivania. ci appoggia le braccia sopra, sbilanciandosi in avanti verso lui e le passa per la testa l'immagine di Ciro prima, col ciuffo fuori posto al contrario di essere come è sempre, i muscoli contratti per lo sforzo e le sue mani che adesso, le sembravano così grandi, tese e aperte sulla scrivania.
- sono arrivata poco fa - continua, mentendo - ho incontrato Viola - mente ancora e Ciro finalmente toglie le mani dal pezzo di legno.
- e staij cca tutta sol?- il suo tono cambia, diventa malizioso come il sorriso sul suo volto.
Elena lo guarda fare il giro della scrivania, fino a raggiungerla.
- che vuoi fare?- non ha tempo di parlare, che Ciro la attira a sé, tirando la sedia. Elena lancia un urlo per la sorpresa, che lo fa ridere.
- sei uno stronzo - prova ad alzarsi ma Ciro la inchioda sulla sedia. la blocca, facendo forza sui braccioli e si abbassa alla sua altezza, leccandosi le labbra.
Elena è ancora ignara che piano piano, si sta. impossessando di lei: aveva già il controllo sul suo umore, con un solo gesto.
- mh? E penz ca manc m sforz - ride, passando le pupille sulle sue labbra.
- sí stat maleducat stamattina - le afferra una ciocca fra le dita giocandoci, ma Elena si sposta.
Come fa a scopare con Viola e dopo dieci minuti, volere me?
- sono fin troppo gentile invece con te - asserisce.
- ah si?- alza un sopracciglio, facendo dondolare il rosario al collo. - nun a vec propr tutta sta gentilezza -
- lasciami andare - lo minaccia, puntando gli occhi addosso ai suoi.
prova a intimidirlo, ma quello che ottiene è solo un grande tuffo al cuore le fa tremare le gambe: Ciro fa altrettanto, senza muovere le pupille e lei si sente completamente nuda sotto quei occhi. che le sta prendendo?
- vogl ca m salut comm si dev, Nennè - si avvicina, intenzionato a baciarla ma Elena si sposta, costringendo Ciro a stringerle i polsi.
le tiene fermo il braccio sinistro, con l'altro stringe il polso destro e attacca le loro labbra.
Elena stringe le labbra, cercando di muovere le mani premute sul suo petto, per spingerlo via. in tutta riposta, Ciro muove le labbra sulle sue, sbilanciandosi di poco in avanti. continua a muoverle, sperando che lei si lasci andare come ieri a casa sua.
Accade quando meno se lo aspetta, Elena rilassa i tratti del volto, facendo risalire le mani lungo il suo collo. Ciro sente di poter impazzire per il gesto appena compiuto, eppure non si sbilancia. rimane a stringere i polsi nonostante non ce ne sia bisogno, ma gli piace sentirla fra le sue mani.
in poco tempo il bacio si intensifica, ma appena Ciro sta per cercare la sua lingua, lo spinge via, facendolo restare col respiro a mezz'aria.
- lasciami in pace, Ciro..- mormora, quasi come non volesse dirlo sul serio. prima che potesse dirle qualcosa, già Elena corre giù per le scale.
non capisce che più fa cosi, più Ciro la vuole per sè.