43 " Panico "

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Quando aveva rimesso piede in casa, Fabrizio sembrava essere svanito. quelle poche cose che si era portato dietro, sembravano svanite.
aveva rimesso tutto a posto, lasciando la cucina come se dovesse arrivare qualcuno da un momento all'altro, ma sapeva in cuor suo, che non sarebbe venuto nessuno a bussare alla sua porta.
Ricorda che domani potrà dormire fino a tardi, così si ferma a gironzolare per la cucina, tirando fuori dalla carpetta alcuni documenti che Paola le aveva lasciato, consigliando di dare un'occhiata.
mentre tira fuori le carte con cura, le salta all'occhio il biglietto che gli ha lasciato Ciro. mentre lo tira fuori dalla borsa, sulla sua testa si riflettono le immagini dei suoi occhi sicuri. collega subito perché riesca a influenzare anche una guardia come Lino. perché tutti davanti a lui, si sentivano già col coltello puntato alla gola. riusciva a metterti al tuo agio, ma se alla sua mente furba, non piacevi, ti spegneva in un attimo.
ancora titubante, apre il foglietto e legge quelle cifre che potrebbero farle sentire Ciro, in qualsiasi momento, ma lo lascia sul tavolo.
ancora deve capire, quanto masochista sia lei in fondo, proprio come Ciro. non vogliono niente che li ferisca o che li possa far diventare deboli, ma allo stesso tempo non cercano altro.

rimette tutto a posto, rimandando a domani questi documenti, insieme agli altri impegni e va a dormire, stranamente pensando per la prima volta, proprio a lui.
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Il giorno dopo, quando scende giù per fare colazione, si aspetta di trovare Fabrizio ma invece non trova nessuno. come non trova niente che il suo stomaco gradisca. così decide di andare a fare colazione in un bar qui a pochi passi.
si veste velocemente, evitando di truccarsi e afferra la borsa, uscendo di casa.
Inizia a camminare svelta, fino a quando non si trova a confrontarsi col profumo del mare alla sua sinistra.
Fra quelle onde, che si infrangono leggere, lei vede stranamente quel volto. stavolta non pensa a Fabrizio, mentre il mare le scorre veloce davanti agli occhi. ripensa subito a Ciro e a chissà dove sia adesso. potrebbe chiamargli, pensa, ma scaccia subito quel pensiero: cosa gli dico poi? pensa ancora, mentre continua a camminare e si allontana dal mare, allontanando quei pensieri dalla testa.

Scosta le tende del bar, sorridendo a Pietro: un'amico di suo padre.
- Elena, buongiorno!- la saluta sorridendo, mentre asciuga delle tazzine e lei prende posto al bancone.
- Buongiorno Pietro, come andiamo oggi?-
- come al solito, ti posso fare qualcosa?- si offre subito gentile.
- un caffè per il momento - risponde premurosa.
- subito - risponde scaltro, voltandosi di spalle per armeggiare con la grande macchina del caffè.

Elena rimane a guardarlo, seduta sul quel marmo freddo, come il bancone. ma improvvisamente, qualcosa le fa storcere il naso. si sente osservata. come se qualcuno le stesse intimando di girarsi, solo che non le metteva per niente sicurezza quella sensazione.
si porta una ciocca dietro l'orecchio, muovendosi sullo sgabello, ma ecco che quella sensazione prende ancora più vita in lei.
lentamente si volta, restando ferma col corpo e il suo sangue si gela, come fosse in mezzo al polo nord.
- che cazzo..- mormora, voltandosi e Pietro le porge il caffè sorridendo.
- grazie - non si rende conto dei suoi occhi spalancati, mentre cerca i soldi e lascia la moneta sul bancone.
prende il caffè in un sorso, scendendo dallo sgabello ancora con la tazzina in mano.
- Buona giornata!- saluta velocemente, sistemandosi la borsa sulle spalle e senza guardare nessuno in faccia esce fuori, col cuore in gola.
come ha fatto a non pensarci prima? che ci sarebbero arrivati, ci sarebbe arrivato.
- Italiana!- la richiama quella voce bassa e profonda.
anche se non può vederlo, lo immagina stretto nelle sue camice aperte, che mostrano la canotta e la collanina in oro, che spicca con la pelle scura.
si volta, serrando la mascella alla sua vista, proprio come la immaginava.
Pablo tiene stretto uno stuzzicadente fra le labbra, sorridendo senza mostrare i denti.
- come hai fatto a sapere che sarei venuta qui?- domanda velocemente.
- te sei già dimenticata ?- ride, prendendola in giro.
- non ho voglia di scherzare!- ribatte duramente, voltandosi e decisa ad andarsene.
- e neanche io!- la raggiunge, voltandola verso lui, violentemente. - non ho voglia di scherzare per niente!- continua, a denti stretti.
- lasciami o inizio a urlare - lo minaccia e lui lascia, guardandosi attorno.
- dimmi dove è mio fratello - le ordina subito.
- io non lo so, è in prigione, no?- mente subito, difendendolo, nonostante tutto.
- non fare la scema con me. mio fratello poteva correre solo da te - parla con sicurezza, mentre si accende una sigaretta.
- ti sbagli. avevi ragione quando stavamo a Cuba, lui a me non ci tiene - mente, sperando di risultare credibile.
Ma Pablo, inclina la testa, spostando gli occhi velocemente sul suo viso.
- e quelli?- si avvicina, afferrandole il volto, nonostante Elena posi le mani sulle sue spalle, cercando di allontanarlo.
- sono suoi, si vede.. Fabrizio ha sempre avuto una mano decisa - continua, ridendo.
- stai coprendo mio fratello, vero?- stringe improvvisamente le sue guance, in una morsa dolorosa. il livido le fa stringere pure gli occhi dal dolore.
- ascoltami bene, portami mio fratello. non devo stare qui a spiegarti cosa succede, altrimenti -
le lascia le guance, costringendola subito a massaggiarle, mentre si allontana da lei senza voltarsi.

Inizia a correre verso casa sua, pensando a qualsiasi oggetto che possa farle ritrovare Fabrizio e avvisarlo.
mette a soqquadro la casa, ma lui sembra essersi portato anche la più piccola spingola. così tutta la sua tensione, di nuovo esplode, in un pianto.
la consapevolezza che nonostante tutto, mette lui sempre al primo posto, la fa esasperare.
si passa una mano sul viso, mentre si trova a mani vuote per poter dire qualcosa a lui, ma ecco che gli salta agli occhi la sua borsa e pensa che Pablo può trovarla ovunque.
come se le sue mani si muovessero sole, senza segnali dal cervello, afferra subito il biglietto e pensa, in modo incoerente e egoistico, a come potersi difendere di nuovo da Pablo e solo Ciro può aiutarla.
compone velocemente il numero, mentre parte il cuore insieme agli squilli. sono pochi, prima che senta un rumore disconnesso, come il suo cuore.
- pronto - lancia un respiro a sentire la sua voce.
- Ciro - lo richiama - sono Elena -
- Nennè - la richiama divertito - t'appost?- domanda subito.
- si, certo.. mi servirebbe un favore - parla velocemente, facendo avanti e indietro.
- dimmi pure -
- no, preferirei chiederti di presenza - risponde subito - se non hai altro da fare, ovviamente - si corregge e lo sente ridere.
- aró staij?- le domanda subito - vengo subito - continua, facendole perdere un battito
- a casa mia -
- arriv - non le da tempo di rispondere e attacca, lasciandola col cuore che perde battiti e lo stomaco che si chiude, al pensiero che non ci sarà nessuna guardia e nessuna sbarra a dividerli.

Nennè/Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora