Dietro tutta quella tensione, che le faceva muovere i piedi avanti e indietro, si celava più coraggio di quanto lei stessa si sarebbe aspettata.
In poco tempo, il campanello suona e lei corre ad aprire: Ciro si presenta sempre con fare serio, come fossero all'IPM. solo che è passato dal barbiere, lo nota dalla rasatura fresca, prima di sorridergli.
- Entra - lo invita, spostandosi e solo quando mette piede dentro casa sua, si prende tempo per cogliere ogni dettaglio di Ciro, senza neanche rendersene conto. il completo nero della tuta gli da un'aria ancora più inquietante, pensa, mentre lo guarda sedersi sullo sgabello, come quella sera.
- Allor?- domanda subito, mostrando la sua faccia tosta, che comprende gli angoli della bocca alzati.
Elena giura di poter vedere il sorriso del diavolo, in quei occhi che si increspano e si scuriscono sempre di più.
- so che magari la cosa ti farà spavento.. ma non sapevo a chi altro chiedere - inizia impacciata, mentre Ciro non toglie gli occhi da lei. fuori dall'IPM, sembrava un'altro ai suoi occhi.
Ciro apre le mani come segno di resa, storcendo le labbra.
- se mi hai chiamato.. vuol dire che è importante- parla subito sicuro - altrimenti, so che non l'avresti fatto - conclude, continuando a incitarla a parlare.
- ho bisogno di un'arma, qualcosa per difendermi -
sputa velocemente, in imbarazzo.
- qualsiasi cosa debba fare pur di averla la farò - continua, risultando di essere convincente.
Ciro la sta guardando con le sopracciglia corrugate, in confusione totale. ricorda quando suo padre gli ha messo in mano una pistola, insegnandogli come prima cosa, che quella era la sua difesa più letale.
- a che ti serve?- domanda subito, e la mette in difficoltà.
- Ciro, in cella ti ho detto più del dovuto. mi aiuti o no?-
- solo se mi dirai per chi ti serve - replica ancora.
Elena fino ad adesso, non ha notato per niente, che lui ha iniziato a tamburellare le dita sul tavolo.
- è per stare più tranquilla. - risponde ancora sicura.
Ciro muove le pupille per tutta la stanza, come se si aspettasse di trovare qualcuno.
- è pè chill omm e' merd? O'ver?- domanda, ritornando con le pupille su di lei.
Elena non riesce a rispondere, mentre lui scende dalla sedia e la raggiunge, incrociando le braccia al petto. la squadra completamente, mentre si ferma per non farle perdere le staffe.
- la sai usare almeno?- domanda infine, inclinando la testa.
- si, ma questo vuol dire che me la darai?-
Ciro non risponde, mentre si alza la giacca della felpa e intrufola le mani dentro la tuta. Elena si ritrova a seguire i suoi movimenti, iniziando a sentirsi in imbarazzo. ma lui tira fuori una pistola nera come i suoi capelli e dopo averla impugnata, gliela porge.
- è la mia - la informa, mentre Elena la prende fra le mani.
Elena alza gli occhi dal pezzo di ferro e si ritrova a dover combattere col suo cuore, quando si scontra con lo sguardo di Ciro. è un mix, fra il volerla proteggere ma allo stesso tempo, eccitato nel vederla con in mano la sua pistola.
- grazie, ma vorrei poter ricambiare il favore, so come funziona -
- vogl sapè a ch t serv na' pistol - ripete lui, facendola ridere ironicamente.
- non è per Fabrizio, okay?- risponde e lancia un respiro pesante. - è per suo fratello, mi ha trovata -
lo supera, facendo il giro del tavolo, posa la pistola sul tavolo e si siede.
- è per colpa sua che Fabrizio è finito in prigione. si è preso la colpa di qualcosa che non aveva fatto, perché suo fratello porta a casa i soldi.. e lui l'ha sempre seguito.. mi odia, sai?- aggiunge, annuendo lentamente. - già.. non gliene importava niente che per amore di suo fratello, avrei pure fatto parte di quella vita.. io ero solo l'italiana a Cuba -
- e cosa vuole da te?- le domanda subito, sedendosi di fronte a lei.
- ei, avevi a disposizione una sola domanda - lo ammonisce, mentre scende dalla sedia, facendo di nuovo il giro del tavolo.
Ciro salta dalla sedia prima che lei possa completare il giro e si mette di fronte a lei, impedendole di camminare.
- guarda che posso tranquillamente superarti - lo prende in giro, ma sottovaluta i pensieri del ragazzo di fronte a lei.
posa le mani sulle sue spalle velocemente e la inchioda contro il tavolo, lasciando scivolare le mani lungo le braccia, fino al marmo freddo del tavolo, facendo da sbarra per non farla passare.
la guarda dall'alto, mentre si ritrova a poter sfiorare le sue labbra se solo si facesse avanti di poco, ma rimane lì a guardarle, come se adesso questa attesa gli stia piacendo.
- ora sei sotto la mia responsabilità, cu chilla cos in man - non capisce perchè la voce gli viene fuori bassa, roca, come se avesse paura a dire quello che pensa.
- oh beh, stiamo raccomandando la pecora al lupo - per la prima volta, la vede complice, in quello che per lui è sempre stato fin dall'inizio. ha quel luccichio negli occhi e riesce a percepire la tensione allo stesso tempo. stava iniziando a scavare la corazza che si era fatta, ignorando che non aveva bisogno di complimenti. lei lo sapeva quanto fosse bella. aveva bisogno di sicurezza, di qualcuno disposto a sceglierla anche contro tutti e Ciro si chiede, se sia stato il destino a farla sfilare quel giorno, davanti a quella rete.
voleva prendersi Napoli, non pensava ad altro e lei era diventata un po' come la sua città. adesso la voleva a qualsiasi costo.
- sò serio, Lenù..- la ammonisce, mentre sposta gli occhi sui capelli, che le coprono il viso per molta metà e allunga la mano, spostandoli dietro l'orecchio.
ritorna a dover guardare quei lividi sul suo volto e sente rabbia, come se gli avessero toccato qualcosa che gli appartiene eppure, non lo era affatto.
- ti posso aiutare in un'altro modo, se vuoi -
- io non devo uccidere nessuno.. voglio soltanto dormire tranquilla - risponde cauta e piano e quel tono di voce fa subito impazzire Ciro.
ritorna a guardarle le labbra, mentre il suo mignolo ha raggiunto il pezzo di pelle di scoperto dal top di Elena, provocandogli scariche di brividi lungo la schiena.
- tu mi sorprendi sempre, o'saij?-
- mh?-
- ti ho riconosciuto al " Ciro " - risponde, sorridendo e Elena arriva a dove vuole arrivare. stiamo parlando della chiamata, quindi ben venga, se è servito a cambiare discorso.
- mi spiace di averti fatto venire fino a qui - si scusa e pensa che tutte le altre volte, quando lui non ha fatto altro che guardarla così, aveva solo voglia di scappare. adesso gli piace, sente la sua autostima venir fuori, contro ogni razionalità.
- ah ti spiace?- la prende in giro - a me no - alza improvvisamente lo sguardo dalle labbra alle sue.
muove le gambe, incollandole alle sue e toglie ogni distanza dai loro corpi, facendole mancare il respiro.- di solito te ne andavi ogni volta che mi avvicinavo a te -
Già, di solito volevo scappare ogni qual volta ti vedessi.
ma tu hai letto oltre quello che non riesco a dire a parole e adesso, ti vorrei addosso come un Rosario, come una protezione fino alla morte.