8 " Tensione "

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Quando Elena entra a mensa, viene subito accolta da Massimo, che sorridente, decide di accompagnarla.
- Comandante - lo saluta con un cenno, facendolo sorridere.
- e ja, mi chiamm Massimo - si avvicinano insieme afferrando un vassoio, iniziando ad avvicinarsi alla vetrina. La cuoca le sorride, posandole la pasta sul piatto e Elena le sorride, ringraziandola. Massimo rifiuta, lasciando il vassoio vuoto sul bancone. Si volta col vassoio in mano, cercando un tavolo dove sedersi e si accorge, mettendo a fuoco tutti i presenti, di essere l'oggetto d'attenzione. La scrutano come fosse unica a questo mondo, mentre lei li guarda con Massimo alle spalle. Muove piano i passi verso il tavolo in fondo e si scontra con la gamba di Ciro, che le blocca il passaggio subito. La guarda, mordendo una mela, dalla testa ai piedi. Si chiede perché Massimo non faccia nulla per intervenire, ma poi si ricorda che ha una bocca e la sa usare.
- Assítt cca, Nennè- le indica con un cenno il tavolo, ma Elena ride, stringendo fra le mani il vassoio maggiormente.
- non vedo posti liberi - Ciro fa un cenno a uno dei suoi, e Elena guarda senza parole, quel ragazzo biondo, alzarsi in piedi, cedendole il posto.
- siediti pure, io qui non mi siedo - dice al ragazzo, di cui adesso non ricorda il nome. Scavalca la sua gamba, con agilità e si dirige sotto gli occhi di Ciro all'ultimo tavolo, dove Filippo sta mangiando insieme a Carmine.
Ciro guarda le sue spalle, mentre si siede di fronte a Filippo, liberando la sua voce in una risata. Sente i nervi salire, mentre abbraccia la sedia, puntando gli occhi a Filippo.
Il milanese temeva l'ira di Ciro più di chiunque altro qui dentro. non era in grado di farsi rispettare, neanche se Ciro stesso, glielo insegnerebbe. Solo che Ciro sa, quanto costi qui fare casini, ma ogni cosa, per lui ha un limite che non deve essere superato, sopratutto da un figlio di papà come quello.
Rivolge lo sguardo ai suoi compagni, che continuano a mangiare, percependo la tensione che lui stesso ha creato. Edoardo legge già negli occhi di Ciro, il piano perfetto per poter fargliela pagare a Filippo. Loro due erano così simili su questa cosa. Si capivano al volo, quando si trattava di queste cose.
Finito il pranzo, vengono avvisati che li poteranno alle docce, così Edoardo, appena si crea la fila, si mette dietro Ciro, iniziando a camminare verso i bagni.
- c vuò fa co chiattill?- gli sussurra all'orecchio. Ciro si volta con un sorrisino, che Edoardo spera di non vedere mai.
- tu sí ccu mmè, over?- gli domanda soltanto.
- eccert - risponde con sicurezza, tirando i capelli in un ciuffo.

Arrivano al corridoio che porta alle docce e Lino si ferma ad aspettarli a pochi metri, per poter intervenire in caso. Quando Ciro entra, rivolge uno sguardo a Lino, come a fargli capire di starsene qui, in qualsiasi circostanza per oggi. Edoardo si affianca a Ciro, che già si prepara a raccogliere tutta l'ira che si cova dentro. È da quando è arrivato qui, che non fa altro che rompergli il cazzo.
Adesso è arrivato al limite e neanche lui si chiede perché, ma scaccia via subito quel pensiero, quando Filippo gli si presenta sotto gli occhi, seduto su una panca.
- wagliù, ascit for - ordina Edoardo agli altri, che subito obbediscono. Filippo si alza anche, ma Ciro lo blocca subito afferrandolo per il collo.
- no, tu resti qua - stringe la presa sul suo collo, attaccandolo alle mattonelle del bagno. - poeta ro'cazz!- lo inchioda ancora a muro, nonostante Filippo abbia già perso tanta aria.
- io non ho fatto niente - balbetta Filippo, con un filo di voce.
- Tu sí sul nu poc strunz, cu sta facc t cric na star, ma sí sul nu pover scem!- sferra il primo pugno in pieno stomaco, facendo piegare in due Filippo. Lo lascia cadere per terra, agonizzante e Ciro lo sovrasta subito, posandogli il ginocchio sinistro sul petto, per tenerlo fermo.
- ra quann sí arruat nun faij altr c m'e rumpr o'cazz, senz manc ca parl. - fa peso su di lui e Filippo stringe i denti per il dolore e per l'aria che sembra come compressa.
- t piac sunà sí?- dice, rimettendosi in piedi, lasciandolo respirare. - e allora sí o' vuò continuà a fà, fa o'cess!- calpesta la sua mano con tutta la forza, facendo lanciare a Filippo un urlo. Lo lascia li agonizzante, dirigendosi verso la sua cella con l'Adrenalina in corpo, che gli ricorda perché ha scelto questa vita.
questo brivido non glielo può dare nessuno.

Nennè/Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora