☩ TRE ☩

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩IIITi sei perso?

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
III
Ti sei perso?

La mattina a Desperado è colma di nuvole, ché tanto si dimentica il sole fino a quando il cuore esaurisce le forze: si addossano lungo i grattacieli della città perduta, che perdono l'aria della notte, rivelandosi grigi, alti, vuoti; si perde tra ...

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La mattina a Desperado è colma di nuvole, ché tanto si dimentica il sole fino a quando il cuore esaurisce le forze: si addossano lungo i grattacieli della città perduta, che perdono l'aria della notte, rivelandosi grigi, alti, vuoti; si perde tra le strade in uno strato intoccabile di nebbia, si trascina lungo i muri per poi lasciarsi cadere lungo l'asfalto, in attesa che qualcuno cerchi sé stesso nella luce mancante, senza potersi trovare.
Trevor si sveglia in quel tempo uggioso, gli occhi si abituano piano piano alla flebile luce che, attutita dalle nuvole, riscalda quel pezzo di terra. Si siede sul letto, ancora a pezzi dal viaggio dell'altro giorno, e una domanda serpeggia stanca nella sua mente,

Dove mi trovo?

Scuote il capo, sorridendo di sé stesso. Desperado: impossibile dimenticare un nome del genere, così impossibile pensare di trovare una città quasi nascosta da un momento all'altro; in fondo a lui non cambia, l'importante è non aver fatto nessun incidente ed aver riposato. Potrebbe ripartire, potrebbe restare, non sa bene cosa fare; per un uomo che non ha alcuna meta in particolare è talmente strano soppesare una decisione del genere. Vivere nella solita città da quando è nato lo ha assopito mentalmente, abituandolo a quella vita, a quella monotonia, a quelle scelte che lo fanno sentire ancora così inutile. E ora che è partito, cosa fare davvero? Come ritrovare quella parte di vita persa? Non vuole chiederselo, perché lui pensa di sapere già tutto, e pensa anche di sapere già che quell'offerta dell'allenatore di boxe a Desperado gli farebbe comodo, molto comodo – che poi, una città persa nel nulla può essere solo un gran segno, un segno per ridare alla vita una scossa, qualcosa che la riabitui a sentirsi tale, a ricordare anche solo come respirare.

E se solo per un attimo, tu?

Si guarda attorno. La stanza è spoglia, se non fosse per il suo borsone e la sua valigia. Un letto singolo, con accanto un comodino in legno, alla destra la porta d'uscita e a sinistra la porta per il bagno, accanto una finestra da cui il cielo plumbeo fa capolino dalle tendine bianche, del colore delle pareti. Trevor si dà uno slancio, stiracchia bene i muscoli come meglio può in quello spazio esiguo, e si dirige verso il bagno dopo aver raccattato lo spazzolino, il dentifricio e le lozioni per la doccia. Dopo essersi lavato, passa un po' di tempo a capire come vestirsi. Vorrebbe provocare quell'allenatore, vedere di che stoffa è fatto, se ne vale la pena; sa che è un pensiero quasi infantile rivolto verso qualcuno con più esperienza di lui, ma provocare è alla base del suo combattimento – sul palco, in fondo, si è sempre qualcuno di diverso. Dopo essersi vestito e aver messo le scarpe da boxe nere e le fasce viola attorno alle mani e agli avambracci, prepara il borsone e cambia il cerotto sul naso, dirigendosi all'uscita della stanza, e chiudendo con due mandate. Scende veloce le scale, mentre Frank corre alla porta stralunato.

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora