☩ VENTISEI ☩

240 12 22
                                    

☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XXVIAbbiamo perso almeno una volta nella vita qualcuno di caro

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
XXVI
Abbiamo perso almeno una volta nella vita qualcuno di caro

☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XXVIAbbiamo perso almeno una volta nella vita qualcuno di caro

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

 Io sono le mie stesse paure,

ed è per questo che io stesso posso

annullarle

Ma lui cosa sa delle paure? Sa le stesse cose che so io? Michelle se ne sta con le spalle incassate, immersa nel cappotto, con ai piedi ancora i tacchi alti e l'intimo che le farebbe gelare la pelle se le restasse solo quello a coprirla. Fuma, lenta, lenta come il fumo che esce dalle sue labbra e si perde alle statue del cimitero di Desperado. Alza gli occhi azzurri, rivolta a Conquista: l'unica statua candida e bianca, il cavallo alto e possente, il corpo dell'angelo teso in avanti, la spada sguainata, lo scudo contro il fianco destro, un elmo che copre il volto furente e rabbioso solo per metà, la veste sfilacciata dal corpo, le ferite sull'addome e sulle braccia, simbolo del sacrificio della conquista e della Guerra. Sospira, assieme al sospiro esce altro fumo, e si ritrova a tossire un po'.

Non ha visto Trevor per tutta quella settimana, nemmeno Desperado gliel'ha permesso: dopo gli impegni che l'hanno tenuta occupata, e infine il tempo devastante, di quel pugile nemmeno un accenno, un saluto, uno sguardo. Forse ha scelto anche lei fosse così: la conversazione avuta quel giorno l'ha sconquassata, le ha mostrato parti di lei e di lui che forse non era ancora il momento di vedere; Trevor ha un modo di tenere il tempo che va contro qualsiasi ritmo della città senz'anima, e che potrebbe scioccarlo troppo se ne fosse a conoscenza. Allora si è interrogata tanto su quelle parole, davanti i mille specchi che la accerchiano ogni giorno, negli occhi degli uomini a cui offre il suo corpo nudo e la tentazione che albeggia nei suoi occhi: le parole di Trevor fremono nelle pareti vuote del suo corpo, contro gli organi vitali, vanno accasciandosi e fanno bruciare lo stomaco fino a sfilacciare i polmoni. Si chiede perché non possa essere come qualsiasi uomo che abbia conosciuto: perché non le si arrenda con così facilità, perché sembri parlarle con gli occhi di chi non la vede per il lavoro che fa, ma per la persona che potrebbe essere. Lei sa che ci vuole un attimo per odiare qualcuno, e troppo tempo per imparare ad amare: lei che all'amore non ci ha mai badato o creduto, che con le nudità esposte così spesso s'è dimenticata la vergogna, il disagio, la non espressione dell'essere. E in un attimo ha saputo odiare Trevor più di sé stessa, e così come l'ha odiato, in un attimo lui ha capovolto tutto, diventando ai suoi occhi un elemento non di odio, e nemmeno di amore: è diventato un uomo con così tanto da dire e con così tanto da nascondere da essere incomprensibile alla sua mente. Si avvolge le braccia attorno al corpo, ricorda il suo unico abbraccio: il modo in cui l'ha stretta disperato a lui, il modo in cui le ha avvolto le spalle, il calore del suo corpo, l'ampiezza del suo cuore che batteva contro il suo orecchio e che le ha fatto sperare dopo tanto tempo nell'umanità di qualcuno. Si sente ancora mancare il respiro e salire le lacrime agli occhi, commossa a quel pensiero: nessuno l'ha mai abbracciata così, nessuno l'ha mai stretta con così forza e passione, con così dolcezza e con così disperazione per il bisogno sincero e anelato di poterla stringere e sapere di aiutarla a star meglio. Trevor le ha dato tutto in quel piccolo momento di follia: le ha dato il suo corpo, il suo cuore, la pace dei suoi sensi, la sicurezza dei suoi riflessi attenti, la protezione del suo corpo che in quel momento s'è sacrificato per lei e per aiutarla a sconfiggere la paura che l'ha mangiata. La paura di avere paura di tutto quello che la circonda, una paura che le trabocca in gola come d'acqua difficile da mandare giù, un'acqua sporca, grigia e oscura, densa che non sa altro che dei dispiaceri del passato e degli orrori di un futuro incerto. A lei si affianca un'altra figura: appena più alta di lei, con i tacchi da pole dance, il corpo coperto dalla ventaglia, occhi verdi contro i capelli azzurri, le guance appena lentigginose, le labbra rosee; Maggie è accanto a lei, in silenzio. Non fuma, a volte non sembra nemmeno presente, non si sente nemmeno parte di quel mondo.

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora