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☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE☩ XII Una visita improvvisa e una velata minaccia
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Trevor Ward, il mattino dopo, se ne sta sudato in cucina a bere il frullato che si è preparato per integrare la corsa. Il sudore gli gocciola lungo le braccia e la fronte, affannandolo: è stata una corsa pesante, soprattutto dopo tutta la vodka bevuta la sera prima, dopo gli occhi di Michelle che hanno guardato i suoi; sente scariche di brividi invaderlo solo a pensare a lei, a quanto nel giro di un mese sia completamente cambiata, e come lui non significhi più niente per lei. Non resta troppo su quei pensieri perché il campanello della sua porta suona, stranendolo: non si aspettava di certo Terence quella mattina, si è sbronzato senza pietà la scorsa sera. Si mette attorno al collo un asciugamano scuro, iniziando a tamponare via il sudore e va alla porta: la apre, trovando davanti ai suoi occhi una donna alta e slanciata, in giacca e cravatta, la coda bionda tirata indietro, il trucco impeccabile a far risaltare gli occhi marroni e un sorriso cordiale sotto il naso sottile, stringe una cartelletta lilla tra le mani.
-Trevor Ward? – quello annuisce, confuso, guardandosi attorno. -Sì? -Salve, sono Pamela Catcher. – si presenta, allungando la mano per stringere quella coperta dalle fasce del pugile, che ricambia ancora confuso. -Salve, lei a quanto pare mi conosce già. -Impossibile non conoscere il pugile più famoso in tutta Desperado. – ricambia lei, in tono professionale. -Sono un'impiegata dell'ufficio anagrafica e informazioni del primo Grattacielo di Desperado. Le dispiace? – chiede, indicando il corridoio della sua casa, e Trevor la lascia passare, sotto un cordiale "permesso" di lei. -Ufficio anagrafica e informazioni? Non me lo avevano indicato, sarei subito venuto a registrarmi, altrimenti. – inizia lui, preoccupato, sperando di non essere incappato in qualche guaio. -Nulla di tutto questo, signor Ward, non si preoccupi. Posso accomodarmi? – domanda lei, con il suo solito sorriso e la sua cordialità. Trevor annuisce, facendole spazio in cucina. -Certo, si figuri. – quella si siede al tavolo di quell'ampia cucina, e Trevor davanti a lei. -Scusi l'intrusione a quest'ora del mattino, signor Ward. -Ammetto sia una sorpresa, ma si figuri. -Devo solo porle qualche domanda, e poi vorrei fissarle un appuntamento presso i grattacieli... per qualche controllo. – e quello aggrotta le sopracciglia: le cose iniziano a farsi strane. -Qualche controllo? Cosa intende, può spiegarsi meglio? – quella schiarisce la voce. -Nulla di che, son controlli di routine: Michael Law ha chiesto il permesso di fare una richiesta ad un lottatore internazionale per il suo prossimo incontro: abbiamo bisogno che lei faccia degli esami per monitorare i livelli nel sangue, la respirazione e la circolazione cardiaca. Capisce che non può certamente mettersi su un ring con delle visite fatte in un tempo troppo lontano. -No, assolutamente; pensavo di dover semplicemente andare da dei privati, ero certo di trovarli sotto consiglio del mio allenatore. -Vede, il settore sanità è gestito nei grattacieli: lì troverà dei medici e dei professionisti. -Oh, non sapevo... - inizia l'altro confuso. -Grazie allora per avermi avvisato. Le domande quali sono? – Pamela si sistema sulla sedia, un po' incerta, ma mantenendo sempre la sua cortesia professionale: alza lo sguardo verso quel pugile, sorridendogli.