☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
VII
È sempre così, sempre così vuotoLa notte a Desperado, per quanto possa far paura, è anche colma di altri significati che nemmeno si può comprendere. E tra questi ci sono corpi che si avvinghiano, parole sussurrate, gemiti che aleggiano nell'aria, il fruscio delle coperte sfatte, il respiro mozzato dalle spinte che i corpi danno e ricevono, il sapore salato del sudore che arriva fino alle labbra, che percorre centimetri di pelle, che rende turgidi i capezzoli e bagnate le cosce. Il sesso, nel suo significato più profondo e brutale, nello scontro di quelle carni che altro non sono che carne, sangue e nervi che si uniscono, che trovano piacere, che si perdono nel silenzio della notte di quella città oscura, consumandosi tra le pareti di una stanza buia.
Quella donna dal caschetto nero scontra un'ultima volta il suo sesso contro quello della sua migliore amica, reggendosi forte a lei nel tremito dell'orgasmo. Si stringono forte, le gambe fremono, i gemiti strozzati si interrompono tra la gola e l'esofago, lasciando la bocca asciutta di pensieri e sentimenti.
È sempre così, sempre così vuoto.
Ma quella notte è talmente tanto diversa quell'unione: Judith, sopra di lei, le lascia il tempo di riprendersi. Lei si copre gli occhi con le mani, respira affannata, sudata, per nulla soddisfatta.
Non sa perché, ma non c'è davvero nulla che permetta a quell'orgasmo di essere tale. Manca sempre qualcosa: forse quel qualcosa manca proprio a Judith. Forse quel qualcosa è parte di qualcuno che lei ancora non ha, che non può avere. Si alza dal letto, ancora nuda, i capezzoli ritti dal freddo mentre si siede sul bordo della finestra, a guardare la notte oscura e senza orizzonte di Desperado: infila una sigaretta tra le labbra che richiedono ancora respiri, che pretendono ancora di gemere, la accende sbrigativa e si perde a guardare la notte, le gambe nude abbracciate ai suoi seni, la testa poggia sulle ginocchia, la sigaretta penzola dalle labbra. Judith la guarda, mentre si infila l'intimo: non ha mai conosciuto qualcuno di più perso e solo di lei. Guardarla lì, raggomitolata con sé stessa, pensierosa al cielo oscuro della città, ha sempre permesso che si formasse uno scudo su di loro.
È questo che fanno le migliori amiche: si sostengono a vicenda, nei momenti tristi e felici, si concedono tutto, anche quello che non possono avere. Anche il piacere che nessun altro gli dà, a parte loro.Alla ragazza seduta alla finestra le relazioni non interessano, né piacciono: lei vuole solo una cosa, vuole solo scoparsi Judith, perché nessuno può conoscerla meglio di lei. Eppure, sa che questo ormai non basta più. Che la sua migliore amica è tale non per le scopate che si concedono, sfinite, dopo notti di lavoro e richieste assurde: è la sua migliore amica perché l'affetto intrinseco che prova per lei non sarà mai null'altro che affetto, del più puro che ci sia. E il sesso tra loro due è la cosa peggiore che si siano mai concesse. Ora ci pensa, a mente più lucida, e si dice che in realtà, quella prima notte, non si sarebbero dovute concedere niente. Ma in un mondo così, la disperazione fa parte di quelle ore di solitudine e di mancata espressione dell'essere: è una goccia in un mare infinito di perdizione in cui lei e Judith sono solo piccoli atomi che si perdono, inglobati da quel meccanismo che nemmeno riescono a comprendere. Il caschetto nero sospira, scuotendo il capo.
-Sai che possiamo smetterla quando vuoi, capisco bene cosa provi. Ormai inizia a diventare difficile anche per me. Il piacere non è definizione di benessere, l'abbiamo imparato a nostre spese. – Judith si avvicina appena, non vuole rompere quel momento di intimità che lei sta covando nel profondo, abbracciata alla finestra, nell'oscurità di Desperado. La giovane donna sospira, sorridendo e dando un tiro alla sigaretta.
-Lo diciamo ogni volta, e poi lo rifacciamo. Io ti voglio bene, Judith. Potrei fare sesso con chiunque in questo posto, chiunque mi piaccia: che sia Terence, o Maggie, o Judas. Eppure, l'ho rifatto con te. Ma ormai sembra solo routine. Una routine piacevole, ma non è più come una volta. Non è più idilliaco.
-Stiamo cambiando, è normale. E tu devi ancora perderla. Ci vuole il suo tempo, stai solo maturando nella perdizione. Anche le percezioni cambiano. – la donna alla finestra sospira, lasciando che il capo si poggi contro lo stipite del muro. Un altro tiro, altro peccato, altro sospiro. Non ha mai sentito Judith così lontana, ma va bene: tutto quello che ha attorno si trasforma e la trasforma, è una mutazione senza fine, involontaria, necessaria. E sa bene: sa bene che mentre la sua amica di una vita la stava scopando in quel letto disfatto, le stava dando tutto il piacere che covava nel corpo, la sua mente era altrove. La sua mente era persa in occhi neri come l'oscurità, occhi neri indecifrabili, che la studiano nella notte oscura di Desperado, che cercano una risposta nella presenza del suo corpo divino e immorale, nell'ansante e costante ricerca della perfezione che sosta nella crudeltà, che la empie di potere, di forza, di spietatezza. E la destabilizza pensare a quegli occhi neri, a cercare di guardare a fondo nell'anima di qualcuno che le assomiglia troppo nel suo essere diverso. Si tira più le gambe al petto, un singhiozzo le scuote le spalle, ma non versa alcuna lacrima. Il mascara sfatto e gli occhi vacui si perdono a fissare un punto impreciso nell'esistenza di quel luogo che ora le pare solo vuoto in cui perdersi. Judith finisce di vestirsi, sorridendo.-Alla fine, quel forestiero è venuto per davvero. Trevor, che strano: non ho mai visto a Desperado uno conciato in quel modo. Carino però, vero? – la sua domanda si perde nella mente della sua amica, che si ritrova a sorridere, tra l'amarezza e l'impazienza, l'impazienza di avere tra le mani qualcuno che non sembra avere alcuna attenzione verso di lei. Qualcuno che la guardava per la prima volta, e in cui ha trovato la crepa: quello per cui perdere tutto, anche sé stessa.
-Sì, carino. – mormora soltanto, il ghigno di lussuria le dipinge il volto, mentre pensa a quanto tutto quello che sta accadendo sia sbagliato, e quanto non possa farne a meno.
A quanto farà in modo che Trevor non possa farne a meno, mai.
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𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎
General Fiction«Tu, passante, ricorda, quando voltate le spalle te ne andrai, che, come noi, ombra e cenere tornerai.» Copyright © -TRVCHEITE, 2022, All Rights Reserved. Vincitrice del Premio Speciale dei Wattys 2023: Miglior Colpo di Scena