☩ TRENTASEI ☩

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XXXVINessuno può distruggerci, non più

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
XXXVI
Nessuno può distruggerci, non più


☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XXXVINessuno può distruggerci, non più

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Il piacere è ciò che collega gli estremi dell'esistenza. Morte e vita si scontrano in questo concetto, mescolandosi in un nuovo significato astruso. È tutto negli ansiti, nei respiri affannosi, nella pelle lucida di sudore, nella voglia di desiderare un corpo, nella voglia di essere sé stessi nel momento più oscuro e buio dell'esistenza per rivolersi di nuovo, grondanti di lussuria e di sete per la sensazione stringente e che svuota lo stomaco, che infuoca i lombi, che fa sì che ogni afflusso di sangue e pensiero sia tutto concentrato in quel momento, vivo e caldo, struggente e violento, nella dolcezza di quei movimenti che tolgono il respiro.

Trevor, le gambe divaricate, nudo e seduto sul suo letto, davanti allo specchio, non sa dare una spiegazione razionale, non ha parole nella sua mente che possano davvero descrivere quello che sente: non ha mai avuto parole per descrivere ciò che prova in ogni istante della sua vita. È tutto buio attorno a lui, se non per la tenue luce che proviene dalla lampada sul suo comodino: sopra ha ammassato qualche plug, il lubrificante, i pensieri che tiene chiusi in quei cassetti e che ora non lo toccano, mentre tocca sé stesso con il masturbatore. Le lenzuola sono stropicciate e calde come il suo corpo liscio, i muscoli tesi delle braccia e dell'addome, il respiro grave ad uscirgli dalle labbra, pesante e lento, gli occhi socchiusi, le mani strette attorno al toy, il pene circondato completamente da esso, rinchiuso in quella prigione di cupidigia, mentre la mano lo tiene saldo, facendolo scivolare in su, e poi riavvolgendo tutto il sesso eretto, il respiro a mancargli, la testa che si inclina, il piacere che gli infuoca le anche, la ferita sul labbro di nuovo aperta, il sangue che sgorga sul mento e poi sul collo in timide linee, caldo e denso ormai si secca sulla pelle; si tira con la mano rimasta libera i capelli ormai arruffati e scombinati, i sospiri si fanno più gravi, intensi, veloci: non un pensiero ad attraversarlo in quel momento, è solo e puro piacere che si fa strada nei condotti delle arterie, che gli fa pulsare con forza il cuore, che gli fa indurire il sesso arrossato e caldo, stretto attorno a quell'oggetto bagnato e caldo, stretto attorno ai suoi pensieri che immaginano solo su di sé le curve indefinite di una donna, i suoi seni, i suoi fianchi; e più ci pensa, più stringe la presa, più perde il respiro. Mugolii sommessi dalla bocca chiusa, gli occhi lucidi di piacere, a non dare una forma a tutto quello, se non riconoscendo che è ciò che è: pura definizione di piacere. Si alza appena, fa scorrere ancora più a fondo il plug tra le natiche, strabuzzando per un attimo gli occhi e sospirando, per poi riabbandonarsi tra le lenzuola, facendo scivolare con più violenza e con più desiderio le mani e il masturbatore addosso a lui, i pensieri a confondersi come le ore, come la notte di Desperado, mentre sfrega in quei movimenti per le ultime volte. Il piacere si addensa tutto in quel momento: pulsa tra le sue mani, mentre tutto affluisce verso lo strumento di quel piacere, mentre quegli occhi azzurri lo incatenano a lui nel momento in cui tutto ha fine: stringe il toy attorno a sé, il liquido caldo e denso lo riempie subito, un sospiro strozzato occupa le pareti di quella stanza. Si riabbandona sul letto, stanco e spossato, ma profondamente soddisfatto. La testa abbandonata contro il muro, il primo pensiero che torna a confonderlo, dopo quegli attimi di vuoto e di cupidigia, è:

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