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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩ XIII Sei davvero sicuro di voler restare a Desperado?
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E quei giorni, intanto, si trascinano lenti, come si trascinano lenti i pensieri e le memorie. Trevor non manca di fare la sua corsa mattutina, è la parte più stabile della routine giornaliera che in realtà non ha: poi se ne sta sul Golgota, riprende il respiro perso, e guarda ancora Desperado: guarda i locali, i club, le discoteche, quei due grattacieli che spiccano e, alti, si perdono dietro le nuvole; guarda quel cimitero, e si chiede come una città all'apparenza così piccola conservi così tante tombe, sembra quasi un'altra città protetta dai Guardiani dell'Apocalisse. E poi se ne sta ancora lì, i pensieri affiorano nella mente dopo la corsa, lo tramortiscono di nuovo. In fondo, tutto quello che gli è rimasto da fare è stato un gioco da ragazzi: ha iniziato a cercare un appartamento, ha pulito un po' la macchina, si è allenato nel silenzio della sua stanza di motel; Frank è stato d'aiuto anche per trovargli un appartamento. Non ha insistito sul farlo restare, né gli ha assicurato che il suo motel abbia prezzi più convenienti di un appartamento in mezzo a tutte quelle case; nulla. A quanto pare per Frank esiste un limite in cui restare all'interno dell'Apocalypse: finito quello, bisogna andarsene – come la prima notte che lo ha visto, ha sempre pensato fosse un tipo un po' strano. Pensa che in fondo tutto lì gli sembra strano, insolito, ha un ritmo che non riesce a decifrare, qualcosa nascosto nelle nuvole grigie che non sa leggere, un senso di intorpidimento generale, una goccia lenta sfuggita alle labbra che scorre lungo il bicchiere, aspettando di collidere con una superficie, di sparire in quello spazio. In quel momento Trevor si sente un po' così: scivola piano dalla sua vecchia vita, vuole adagiarsi su una nuova senza sapere come sarà la superficie che lo attende, senza pensare che forse potrebbe essere un infinito mare di incertezze. Il punto è che a lui le incertezze non vanno bene, anche se ha venticinque anni, anche se, all'improvviso, ha deciso di mollare tutto e cambiare vita, ricominciare dall'inizio, essere un uomo nuovo. Il punto è che si rende conto che, per essere un uomo nuovo, dovrebbe dimenticare tutta la sua vita passata, ed è quasi impossibile, perché la vita passata lo ha reso l'uomo capace di fuggire, e di essere lì, su quella collinetta, a pensarci.