𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎

☩ VENTICINQUE ☩

☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
XXV
Sylvia

Novantadue e centoventicinque.
Trevor guarda assonnato il display della bilancia sotto i suoi piedi, completamente nudo nella semioscurità della sua camera, illuminata solo lievemente dai grigiori più chiari dell'alba, il corpo ancora assonnato e il sesso tranquillo tra le gambe; medita con la mente ancora in dormiveglia su quella notizia che la bilancia gli ha appena trasmesso. Sbadiglia e intanto scende dal rialzo, si dirige al comodino bianco, si stiracchia e afferra un fogliettino bianco con riportate le date delle pesate e le annotazioni; l'ultima pesata è stata fatta due giorni prima: Novantadue e cinquecento. Prende assonnato la penna, vi trascrive sopra veloce la pesata della mattina, e poi si stiracchia di nuovo, tirando uno sbadiglio più forte: la tempesta del giorno prima ha rinfrescato l'aria, e quella notte ha dormito di gusto; ma da sveglio si ricorda che oggi dovrà ricominciare il giorno di ieri: meno calorie a colazione, corsa di un'ora, allenamento di un'ora, e poi la stessa combinazione di proteine, carboidrati, zuccheri. A volte si chiede come non abbia fatto a impazzire tutti quegli anni da professionista alle ultime settimane – una strana quiete però lo avvolge, gli dà la sicurezza che andrà tutto bene, che due giorni dopo inizierà a calare i liquidi, ma non andrà male; lo avverte. Per una volta sente che Michael potrebbe davvero aiutarlo, sente che il suo corpo non è sovra allenato, sente che tutti questi sforzi non saranno vani. Che dopo un anno, la sua filosofia della morte diventerà indimenticabile nell'arena di Desperado, che gli ridarà la fama persa per colpa di qualcuno che la fama nascosta del suo cuore non avrebbe mai dovuta conoscere.