☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
XLII
Cosa se ne fa però di quei miseri desideri?
Se ne sta in quella vasca gelida finché non sente più il corpo: si rialza, zuppa e nuda, i capelli che si attaccano al volto, il corpo che trema dalla testa ai piedi. Alla fine, quel giorno ha vomitato poco: nero, certo, ma pur sempre poco, ed è già un traguardo. Si chiede se la perderà solo piangendo e vomitando, si chiede se potrà mai perderla con la pace, mentre dorme, o mentre fa qualunque altra cosa senza che nemmeno se ne accorga. Inizia a sentirsi più lontana e trasparente da tutto: ma Michelle sa che il suo momento non è ancora arrivato, che Trevor è un ingranaggio di tutta quella perdita, ma non sa a cosa possa servirle davvero.
Sei una peccatrice, come tutti noi
Vorrebbe infilarsi la testa nella vasca fino a farsi esplodere la testa, ma si dice che non è il caso, che la follia in fondo è solo la punta superficiale del suo essere, e che sotto c'è ancora molto peggio. Si avvolge il corpo in un asciugamano e resta seduta sul bordo della vasca a fumare. Si mordicchia un'unghia, e ripensa a Trevor, a tutto quello che è successo in quei mesi, a come ogni cosa si sia trasformata. Guarda lo specchietto rosa chiuso sul lavandino, lontano da lei, e sorride, amara: i riflessi non fanno ancora nulla. È ancora troppo presto forse – o lei è troppo cieca. Sospira, quel giorno il desiderio è silenzio, e il ricordo annulla tutto, e ogni tanto è così e deve semplicemente accettarlo. Nove giorni, e ci sarà la pesata: dieci giorni, e Trevor sarà di nuovo sul ring. Avverte i brividi solo a pensarci: lo rivede di nuovo su quel quadrato, irraggiungibile e divino, ogni muscolo del suo corpo definito, una statua che prende vita e trasforma l'intero cosmo, stravolgendolo. Lo rivede nel sangue, nel barcollare delle gambe ad ogni colpo ricevuto, nella potenza dei pugni: e nonostante tutto quello che Trevor ha consumato davanti ai suoi occhi, lei non ha paura di lui. Ha paura di Judas, sì: di quello che avrebbe potuto farle se non lo avesse spaventato abbastanza con quel pugno; Trevor invece le ricorda qualcosa che in realtà non ha mai avuto: la calma di sedersi su un punto alto del mondo e non sentire nient'altro che una profonda pace, che arriva dall'interno, che è grande ed esplode come l'universo, e resta piccola e quiete come il movimento degli alberi alla brezza. Trevor la fa sentire come se fosse sul punto più alto dei grattacieli di Desperado, senza l'esistenza di alcuna vertigine, o di alcun distacco col mondo: Trevor le ricorda la bellezza del cielo oltre le nuvole, quello azzurro e sconfinato, che solo poche volte i peccatori di Desperado hanno il privilegio di guardare. Lo odia, profondamente: lo odia perché si è fatto così spazio nel suo cuore da non poterlo ripudiare in alcun modo. Lo odia per essere stato così gentile, comprensivo, attento e divertente; lo odia per averle dato le sue notti, per averle dato i suoi giorni, per non aver mai chiesto nulla in cambio, nemmeno un misero secondo in più di compagnia. Lo odia per averle dato il suo tempo, per averla aspettata tutte le volte, per essersi impegnato davvero e profondamente per esserle amico. Lo odia, perché sa bene che gli amici non sono fatti per essere baciati o per passarci le notti a letto, eppure lei non desidera altro: tutto nel suo corpo cerca quello di lui, il calore delle sue braccia, il conforto e il calore del suo corpo, il suo profumo, quel bisogno cieco e disperato di averlo per sempre avvinghiato a sé e non liberarsene mai più. Cosa se ne fa però di quei miseri desideri? Desideri che non significano nulla per il pugile? Cosa se ne fa di desideri che anela solo lei, mentre lui ha elogiato senza pensare due volte la donna che ha imparato ad amare, la donna che lo ha aiutato ad amare, la donna perfetta, la migliore che abbia mai conosciuto? Cosa se ne fa di quei pensieri, se Trevor non sembra provare nulla per lei? Se la guarda come si guardano gli amici più fidati, quelli di cui il pensiero del piacere nemmeno è sfiorato?
-Fanculo. – in quel sussurro sbuffa il fumo della sigaretta, avvelenata da quelle consapevolezze. Si impone di non pensarci, non più, tanto è inutile: Trevor non la desidera, e lei sta desiderando l'unico uomo che non la vuole e che per la prima volta l'ha trattata come una persona qualunque nonostante tutte le avances poste da lei. È inutile illudersi che arriverà a qualcosa, perché non è così: quel pugile è ancora attaccato a un passato, un passato da cui è stato separato da Desperado; non può tornare indietro, lo sa – il punto è che nemmeno lei può, ma deve. Deve mettersi l'intimo più sensuale e stretto che ha, deve di nuovo spogliarsi, deve sentire addosso tutto l'odio che gli uomini covano per lei, deve dimenticarsi di tutto l'affetto che Trevor le dà: deve smettere di essere debole, deve riprendere il controllo, perché il controllo è tutto per lei, e come Trevor sacrificherebbe tutto per il pugilato, lei sacrificherebbe altrettanto per avere chiunque sotto il suo controllo – per non perderlo mai più su sé stessa. Il problema più grande, è che tutto questo inizia a diventare più difficile: e Michelle, davanti quello specchio, sente risalire una parte di sé che aveva soffocato tanto tempo fa, e che ora le sorride, consapevole di quello che accadrà.
Io ti perderò.
STAI LEGGENDO
𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎
General Fiction«Tu, passante, ricorda, quando voltate le spalle te ne andrai, che, come noi, ombra e cenere tornerai.» Copyright © -TRVCHEITE, 2022, All Rights Reserved. Vincitrice del Premio Speciale dei Wattys 2023: Miglior Colpo di Scena