☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE ☩
III
Quante cose sanno restare ugualiSylvia si gira nel letto ad abbracciare Trevor Ward, quando ormai quest'ultimo è già sveglio da un tempo che non sa stabilire. È rimasto a fissare il soffitto bianco della camera della sua ragazza, le gambe lunghe impigliate tra le lenzuola, sul letto che gli è sempre stato un po' stretto, a ricordare una qualunque cosa. La sbronza presa tre giorni prima non ha giovato alle sue condizioni, gli ha solo aumentato le occhiaie e duplicato i pensieri e le paure.
È certo, più che mai: è stato da qualche parte, è sicuro di aver conosciuto qualcuno, ma non ha idea di dove sia stato, quando sia accaduto, e per quanto tempo sia successo. Ha quegli occhi azzurri che non si toglie dalla testa, che lo confondono, che lo assetano e lo inquietano: è sicuro che appartengano a un volto, ad una persona che nella sua memoria non si è davvero sradicata. La cosa che più lo lascia sconcertato è pensare a come sia successo: come ha fatto a perdere la memoria di sei mesi in una maniera così improvvisa? È certo di non essere stato all'ospedale, è certo che nessuno lo abbia soccorso, ma è pur sempre convinto di non aver lasciato quasi mai la sua macchina. È stato in un motel, di quello è certo: era così stanco, sentiva gli occhi chiudersi alla guida, e si era spaventato... era spaventato, sì, ma da cosa?-Trevor, tutto okay? – Sylvia lo risveglia dai suoi pensieri, lasciandogli un bacio sulla spalla nuda. Il sole del mattino filtra tra le persiane delle finestre, oltre le tende bianche, illuminando il parquet della camera, pulviscoli di polvere si agitano in quel pezzo illuminato – e Trevor sospira, perché non sa che altro fare.
-No, Sylvia. Non capisco come io non faccia a ricordarmi di questi mesi; inizio ad esserne davvero preoccupato. Non ci si dimentica di qualcosa da un momento all'altro, senza traumi particolari o ferite. – le carezza gentile la spalla, grato che lei gli si accanto nonostante quello che gli sta succedendo. La più grande storce appena la bocca, sovrappensiero, poggiando il mento sulla sua spalla e carezzandogli il petto nudo.
-Vuoi, vuoi che proviamo a fare qualche visita? Neurologica magari? Posso anche provare a scrivere a Jenna, le chiedo se qualche psicologo che conosce abbia delle finestre orarie libere. Possiamo sicuramente risolverla, Tì, non temere. – e lui annuisce, silenzioso.
-Non voglio addossarti i miei problemi.
-Non lo fai, questo lo so. È solo un momento molto delicato, bisogna avere un po' di pazienza, e vedi che ti ricorderai presto di questi mesi. – gli carezza il viso, lasciandogli un bacio a fior di labbra.
-Grazie, sei tanto buona con me. – e lei gli sorride, rassicurandolo, i suoi occhi tranquilli, il suo temperamento calmo.
-E tu lo sei con me. – si distoglie da quel caldo abbraccio per dare inizio alla giornata; ma Trevor resta ancora lì, con lo sguardo al soffitto, quegli occhi che non lo lasciano.
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𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎
Ficción General«Tu, passante, ricorda, quando voltate le spalle te ne andrai, che, come noi, ombra e cenere tornerai.» Copyright © -TRVCHEITE, 2022, All Rights Reserved. Vincitrice del Premio Speciale dei Wattys 2023: Miglior Colpo di Scena