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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩IX Quello non era solo vomito, lo sai, vero?

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
IX 
Quello non era solo vomito, lo sai, vero?


La giovane dal caschetto nero corre al cesso della sua palestra: cade sulle ginocchia, riversandosi sul gabinetto

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La giovane dal caschetto nero corre al cesso della sua palestra: cade sulle ginocchia, riversandosi sul gabinetto. Rigetta tutto quello che sente nel corpo; il dolore la pervade, la scuote da dentro e le strappa la voce. Rigetta ancora, provando schifo per il suo stesso vomito, che in una poltiglia di cibo, sangue e liquido denso e nero, va colando lungo la ceramica di quel cesso. Si lamenta, mentre Judith la raggiunge, chiudendo la porta dietro di sé e tenendole i capelli lisci e neri, seta tra le sue dita. E lei rigetta ancora, stavolta la sua migliore amica le regge la fronte, le fa coraggio, le sta accanto. Non una lacrima sgorga dal viso: vomita, gli occhi lucidi e rossi, i lamenti di dolore la accecano, eppure nemmeno un singhiozzo di pianto la attraversa. Ad un certo punto Judith la alza di peso, facendole lavare la bocca, mentre lei si occupa di tirare lo scarico. Ora nel bagno regna di nuovo la calma. La giovane ballerina dagli occhi azzurri scivola contro il muro, fino a sedersi per terra, le gambe nude a contatto con il pavimento freddo, la schiena percorsa di brividi, il sudore freddo le inumidisce la fronte, la bocca conserva il sapore di qualcosa di terribile, qualcosa di ancora più acido e amaro del vomito.

-Non mi è mai successo. È la prima volta. – sussurra soltanto, la voce piegata ai lamenti esalati poco prima. È tornata di fretta, dall'incontro con Trevor, alla palestra: lo stomaco stretto in una morsa, la vista appannata, le gambe in procinto di cedere, era un miscuglio di sensazioni troppo forti. Ha avvertito una parte della sua mente separarsi da lei, stava cadendo in un mondo lontano da Desperado, dove grigio e buio si fondono diventando un tutt'uno. Raggiunta la palestra, ha lasciato la vestaglia scivolarle via dal corpo ed è corsa al cesso. Non ha fatto in tempo a chiedere aiuto, nemmeno a pensare di tornare a casa: quello che è successo lo ha riversato nel cesso della palestra, negli spogliatoi. L'ultima cosa che ricorda prima che quel buio sconfinato le afferrasse lo stomaco, sono due occhi neri: l'hanno guardata e trafitta per sempre. Judith la guarda, preoccupata, sentendo se ha la fronte calda, ma nulla del suo corpo dice che stia male.

-Cosa è successo? – sente ancora poca aria nei polmoni, eppure sorride, cercando di mostrare alla sua migliore amica che non è nulla di grave, che non è successo nulla, che non può essere successo nulla.
-Niente.
-Se vomiti così non può non essere successo qualcosa. Quello non era solo vomito, lo sai, vero? –

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