Diciannove - Abbandonato

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Avevo cominciato questa shot qualche tempo fa e poi l'avevo abbandonata perché era triste, diversa dalle solite pillole per poi riprenderla quando mi sembrava il momento giusto. E oggi come la prima volta che l'ho pubblicata, capita proprio a pennello. Non ha il solito lieto fine, almeno non per il momento, non so nemmeno se abbia un senso. Ma era giusta così, almeno per me. Buona lettura.

                             
Derek corre, corre fino a non avere più fiato. Nemmeno si è accorto di essersi trasformato in lupo. Non ha la minima idea di dove sta andando e nemmeno gli interessa. Deve solo correre e spegnere la mente, cancellare quell'orrenda sensazione che gli pesa sullo stomaco. È buio e il freddo gli sferza il muso ma Derek non sente nulla, solo il vuoto più totale. Corre fino a quando i muscoli cedono e si accascia al terreno solo e senza forze. Probabilmente perde i sensi perché quando riapre gli occhi il sole è alto. Non ha idea se è passata solo qualche ora o sono passati giorni e non gli interessa. La strada verso casa gli sembra infinita, per la prima volta in vita sua sente freddo e ha fame ma non ha voglia di mangiare. Entra nel loft e guarda il telefono rimasto abbandonato sul tavolo: nessun messaggio nonostante, si sia reso conto guardando la data, siano passati due giorni da quando manca da casa.
Lo appoggia di nuovo e si chiude in camera senza nemmeno lavarsi. Non gli interessa, non gli interessa più niente.

Un suono insistente disturba il suo sonno agitato. Per un breve istante i suoi sensi si allertano ma, una volta riconosciuto l'odore che non era di chi sperava, si rannicchia ancora di più tra le coperte e chiude di nuovo gli occhi. "Nipote non puoi ignorare chiunque per sempre."

"Chi sei tu per dirmi cosa posso o non posso fare?"

"Il tuo splendido zio" risponde ovvio Peter.

"Sparisci!"

L'uomo fa un sospiro e si siede sul bordo del letto. "Finirete mai di farvi del male?"

"Questa volta io non ho fatto niente, davvero niente."

"Non so cosa sia successo ma, forse si aspettava che, invece, tu facessi qualcosa."

Derek si gira verso Peter. "Gli sto permettendo di vivere la sua vita, di fare le sue esperienze. La mia porta è sempre aperta quando ha bisogno di consigli anche se riguardano Lydia, anche se stargli vicino mi ferisce più di quanto ammetterò mai. Ma sembra che non sia mai abbastanza, che io non lo sia mai. E non potrò mai esserlo."

"Hai scelto tu di non trascinarlo nella tua merda, ricordi?" lo ammonisce lo zio.

"Avevo alternative? I nostri punti di vista erano troppo distanti. E ho scelto di andarmene da qua."

"Sì, ricordo. E ricordo anche di aver appoggiato sia le tue motivazioni che la tua scelta. Ma poi sei tornato. Perché?"

Derek non ha il minimo dubbio. "Perché mi ha scritto."

"Siete due idioti."

Derek sbuffa un sorriso. "Credo me ne andrò, questa volta sul serio, senza tornare più indietro."

"Pensi sia la cosa giusta?"

"Per me sicuramente lo è."

"A lui non ci pensi?"

"Non so davvero più cosa fare con lui. È come se ogni cosa che dico o non dico ci porta a discutere. Mi sembra di non essere in grado di fare la cosa giusta per lui. Mi sento constantemente... sbagliato" ammette Derek.

Peter gli appoggia una mano sulla spalla. "Siete cambiati in questi anni, le vostre esperienze probabilmente vi hanno allontanati e, ora, non riuscite a capirvi. Può succedere."

"E cosa dovrei fare?" domanda Derek disperato.

"Finché non starete bene con voi stessi, non riuscirete mai a stare bene con gli altri. Che sia con Stiles o con chiunque altro."

"Sono giorni che non lo sento" sussurra.

"E come ti fa sentire questa cosa?"

"Abbandonato. Come se avesse deciso di fare a meno di me."

"E tu? Tu puoi fare a meno di lui?"

"Non posso permettergli di distruggermi di nuovo. Questa volta non riuscirei a rimettere insieme i pezzi."

Peter si passa una mano sul volto. "Nipote, sai che voglio bene ad entrambi e vorrei vedervi felici, possibilmente insieme. Ma, se questo non è possibile, devi fare quello che ritieni meglio per te."

"Non ho la più pallida idea di cosa sia."

"Cosa ti suggerisce il tuo lupo?"

Derek chiude gli occhi e resta in silenzio per qualche minuto. "Nulla. È come se fosse apatico."

"Allora forza, prepara le valigie."

Derek lo guarda interrogativo, una muta domanda che Peter comprende benissimo. "Andiamo a fare un viaggio io e te. Prometto che farò il bravo e non ti disturberò più del necessario."

"Non voglio andare da nessuna parte con te."

"E io che volevo portarti a trovare Cora."

"Cora? Sta bene?" domanda preoccupato.

"Lei sì, tu meno. Quindi ora alza quel culo, prepara il borsone e andiamo da lei. Farà bene a tutti."

"E se dovesse cercarmi?"

"Ti troverà, ti trova sempre."

Derek non sembra molto convinto ma si alza dal letto. "Ho bisogno di fare una doccia. Mettimi il telefono sotto carica, per piacere."

"Non cambierai mai, vero?"

"Vorrei poterlo fare, davvero. Ma questa è la mia natura. Quindi no, non cambierò mai. Prendere o lasciare."

"Mi costa ammetterlo ma non sei così male per essere mio nipote. Forse non sei una delle persone più semplici di questo mondo ma è bello averti al fianco. E spero tu abbia ascoltato bene perché non lo ripeterò mai più."

Derek sbuffa una risata, nella testa il pensiero che quelle parole avrebbe voluto sentirle da qualcun altro. Scaccia quel pensiero dalla testa, non vuole più pensarci, non quel giorno, non quella settimana, forse mai più. Entra in bagno e si prepara per andare da Cora, dalla sua famiglia, con la sua famiglia o quello che ne rimane. Ha bisogno di sentirsi apprezzato, voluto, capito nonostante i suoi silenzi, nonostante i suoi discorsi fatti solo di gesti e alzate di sopracciglia. Ha bisogno di non sentirsi solo.

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