Trentacinque - Cameriere

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A Elisarella34

Nonostante Stiles conosca perfettamente la sua goffaggine e sappia che il cameriere è di certo il lavoro meno indicato per lui, non è riuscito a trovare di meglio e non può permettere a suo padre di continuare a sostenere tutte le spese del college: è all'ultimo anno e, nonostante i due anni passati a lavorare in quel ristorante e gli innumerevoli piatti rotti, il titolare non lo aveva ancora licenziato. Forse uno dei motivi principali è perché James, così si chiama il figlio proprietario nonché colui che gestisce il locale, punta al suo culo. Non che glielo abbia mai detto chiaramente ma non si è nemmeno sforzato troppo di nascondere i suoi sguardi a volte un pò troppo insistenti: se Stiles non avesse davvero bisogno di quel lavoro ben pagato se ne sarebbe già andato.
È sabato sera e Stiles odia i sabati sera, da quando lavora lì odia proprio i weekend. "Stiles tavolo cinque."

Stiles prende i due antipasti e si dirige verso la sala: nemmeno guarda in faccia i commensali mentre poggia i piatti davanti a loro. "Grazie."

Stiles alza gli occhi colpito da quel tono di voce che gli provoca immediatamente pensieri poco casti e si ritrova davanti uno degli uomini più belli che abbia mai visto. Sorride. "Di nulla. Posso versarle del vino?"

"Ehm..."

L'attenzione di Stiles viene richiamata dalla persona seduta assieme all'uomo: un giovane ragazzo altrettanto bello, probabilmente l'accompagnatore del primo si trova a pensare Stiles. Non è turbato dalla cosa, da quando lavora lì ha visto molteplici situazioni del genere, è già anche capitato che gli proponessero di unirsi a loro a fine cena, ma Stiles aveva sempre declinato l'invito. Anche se in quel caso, forse...
"Vuole del vino anche lei?" domanda al ragazzo in tono gentile.

Il primo gli toglie il bicchiere da davanti. "Eli è troppo giovane per bere, vero?" domanda con tono severo.

Il ragazzo abbassa la testa senza rispondere e lo stomaco di Stiles si aggroviglia davanti alla dinamica del loro rapporto: sente la voglia di partecipare in qualche modo a quella cosa fremergli sotto la pelle. Stiles sorride affabile, ripone la bottiglia nel secchiello e se ne va. "Il tavolo cinque è mio" dice al cuoco mentre passa in cucina.

"Hai trovato qualcuno di interessante?" gli domanda Danny.

"Forse" risponde.

Torna al tavolo non appena i due hanno finito di mangiare. "Andava tutto bene?" domanda al più grande.

"Era tutto perfetto."

Il sorriso di Stiles si fa ancora più grande. "Posso fare qualcos'altro per voi?" gli domanda sfiorandogli appena il braccio mentre si sporge a prendere il piatto vuoto.

"Puoi portarci un'altra bottiglia di naturale?"

"Arrivo subito" risponde docile.

Stiles passa l'intera serata ad osservare i due senza riuscire a smettere di fissare i loro movimenti, il loro modo di interagire e, soprattutto, senza riuscire a smettere di immaginarsi a fare cose con loro. È la prima volta che si trova in una situazione del genere e non sa bene come comportarsi, come lanciare i giusti segnali: sa che l'uomo lo ha notato, ha sentito il suo sguardo su di lui ma non ha mai fatto o detto qualcosa che gli facesse intuire il suo interesse e Stiles sa che tocca a lui mostrarlo. I due hanno ordinato un unico dessert e Stiles pensa che quello sia il momento giusto per provarci. Si avvicina al tavolo con il suo solito sorriso. "Vi ho portato il dolce con due cucchiaini - dice - uno per lei e uno per..."

"... suo figlio" lo interrompe il ragazzo.

Suo figlio? Stiles sente un peso sullo stomaco ma, nonostante la delusione, continua a sorridere. "Complimenti, non le davo l'età per avere un figlio così grande."

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