Stiles sa di essere sfigato, sfigato è il suo secondo nome, anzi, terzo. Può quasi giurare che, sul vocabolario, accanto alla definizione di sfigato ci fosse il suo nome. Credeva davvero di averle passate tutte ma questa... questa è decisamente troppo!
Che poi, se proprio la vogliamo dire tutta, non è stata neppure colpa sua: si è solo trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Come poteva sapere che quel sasso che aveva calciato altro non era che una strega che stava cercando di riposare indisturbata? E okay, forse si sarebbe dovuto limitare a chiederle scusa ma... è proprio da idioti trasformarsi in un sasso! Solo che la strega in questione non ha preso molto bene la sua osservazione e ha pensato di punirlo trasformandolo in un piccolo gattino tutto rosso. E Stiles ha pure cercato di ridere, più per isteria che per divertimento, quando si è visto riflesso in una pozzanghera ma gli è uscito un verso talmente strano che si è spaventato.
Girovagava per quelle strade sterrate da non sa quanto tempo, il sole stava cominciando a calare e Stiles non aveva la minima idea di dov'era finito e, soprattutto, di come tornare a casa. Stava davvero per mettersi a piangere quando il rombo di un motore gli trapassa il timpano troppo sviluppato. Saltella verso il suono sperando di riuscire in qualche modo di trovare aiuto. Vede l'asfalto farsi sempre più vicino ma, quello che proprio non vede è una radice che sbuca traditrice dal suolo facendolo inciampare e ruzzolare rovinosamente fino al centro della corsia. Un faro lo colpisce e il suono di una brusca frenata lo fa sobbalzare spaventato. Si raggomitola su se stesso tremante, maledicendo la strega e la sua sfiga che lo farà morire in mezzo ad una strada, per di più con le sembianze di un gatto. "Ehi, piccolino, tutto bene?"Stiles sgrana gli occhi nell'udire quella voce fin troppo conosciuta. Alza lo sguardo trovandosi il volto preoccupato di Derek che lo sta fissando. Stiles vorrebbe davvero dirgliene quattro ma tutto quello che esce dalla sua bocca è un patetico miagolio.
"Tranquillo piccolino, ci penso io a te" dice Derek con un sorriso così tenero e dolce che Stiles non riesce a ribellarsi quando le grandi mani del mannaro lo sollevano senza il minimo sforzo da terra e lo appoggiano al suo petto. Non ha nemmeno nulla da ridire quando Derek si rimette in sella alla sua moto, lo appoggia sul sedile mentre si infila il casco e poi lo riprende in braccio, mettendolo dentro alla sua giacca per proteggerlo quando riparte. Stiles si ritrova stordito dal profumo del giovane che non gli è mai sembrato così intenso e buono. All'inizio ha un po' di paura ma Derek giuda piano e una sua mano lo tiene stretto per non farlo cadere: ad un certo punto Stiles si sente così al sicuro da azzardare ad alzare la testa e sbirciare fuori dalla giacca per vedere dove lo stava portando. Si sente quasi figo mentre il vento gli scompiglia il pelo per poi socchiudere gli occhi quando il pollice di Derek gli accarezza sotto al collo procurandogli brividi troppo piacevoli per ignorarli.
La moto si ferma davanti al loft di Derek e Stiles valuta l'idea di balzare giù e scappare verso casa ma il mannaro sembra aver intuito le sue intenzioni. "Con questa zampina non credo riusciresti ad andare molto lontano" dice Derek sfiorandogli la zampa ferita.
Stiles la guarda sorpreso di non essersi neppure accorto di essersi fatto del male. "Mao."
"Ho capito che vuoi tornare a casa e ti lascerò andare, ma prima dobbiamo almeno disinfettarla e anche sfamarti" spiega come se stesse rispondendo ad una domanda.
Stiles non protesta ma si lascia trasportare fino al divano del loft, dove Derek lo sistema sopra ad un cuscino che lui non ha mai visto prima e non capisce proprio da dove arriva. "L'ho preso per un ragazzino che si lamenta sempre del mal di collo quando si addormenta qui durante la serata film, ma non credo gli dispiacerà se lo usi prima tu."
Stiles spalanca la bocca a quella rivelazione e il suo cuore comincia a battere un po' più veloce anche se la voglia di graffiarlo per averlo chiamato ragazzino è davvero tanta, e poi è vero che quel divano è troppo duro per il suo collo! "Hai fame?" gli chiede ancora, distogliendolo dai suoi pensieri.