Il telefono di Derek squilla insistentemente disturbando il suo sonno. Era rientrato da poco dal turno di notte e ha davvero, davvero voglia di uccidere chiunque lo stia chiamando. “Nipote, come stai?”
“Peter, spero che sia davvero importante.”
“Ecco, in effetti... avrei un problemino.”
Derek si tira su a sedere non molto felice di quelle parole. “Cos’hai combinato?”
“Ti ricordi che ti ho detto di aver acquistato un nuovo schiavetto sessuale?”
Derek storce il naso. Se lo ricorda perfettamente anche perché hanno discusso proprio su quello: Derek era contrario alla compravendita di esseri umani, specialmente per scopi sessuali, mentre Peter era solito acquistare giovani ragazzi per poi rivenderli quando trovava di meglio. “Sì, ricordo.”
“Ecco, me lo hanno consegnato due giorni fa e... credo di aver esagerato. Potresti dargli un’occhiata.”
Derek prende un profondo respiro. Vorrebbe davvero mandarlo a quel paese e buttare giù il telefono ma poi pensa a quel povero ragazzo e il suo essere medico ha la meglio. “Mi vesto e sono da te.”Quando Derek arriva dallo zio non sa bene cosa aspettarsi. Ha preso su tutto ciò che ha trovato in casa e spera sia sufficiente. Peter lo saluta calorosamente ma Derek lo fulmina con lo sguardo spingendolo ad accompagnarlo immediatamente dove si trova il ragazzo. Entra in una piccola stanza illuminata da una finestra chiusa da inferriate. Derek nota subito qualcuno rannicchiato tra le lenzuola. “Peter, esci.”
L'uomo ubbidisce, lasciandoli soli. Derek si avvicina piano. “Ehi, ragazzino, ti giri?”
Nessuna risposta ma Derek lo vede sussultare, segno che è sveglio. Si siede sul bordo del letto. “So che sei sveglio. Sono un medico, mi ha chiamato Peter. Non voglio farti niente, solo assicurarmi che tu stia bene.”
Il ragazzo si volta verso di lui con due enormi occhi color ambra terrorizzati. Derek si sforza di sorridere anche se vorrebbe solamente uscire di lì e prendere a pugni lo zio. Avvicina piano la mano come se avesse paura di spaventarlo. “Posso vedere?” chiede.
L'altro resta fermo mentre Derek gli esamina il labbro gonfio. “Ti fa male?”
“Non molto” sussurra.
“Come ti chiami?”
“Stiles.”
Derek si ritrova a sorridere. “È un nome davvero insolito.”
“Perchè non conosci quello vero. Ho scelto Stiles perché, quando ero piccolo, non riuscivo a pronunciarlo” racconta.
“Ora sono davvero curioso.”
“Non posso svelare tutto al primo incontro” mormora.Derek ora ride: quel ragazzino comincia davvero a piacergli. “Ti fa male da qualche altra parte?”
Stiles ora abbassa la testa tornando ad essere il ragazzino impaurito di poco prima. “No.”
“Bugia.
“È... imbarazzante.”
Derek capisce immediatamente. “Fammi vedere.”
Stiles si sfila pantaloni e boxer, ubbidiente e poi si stende a pancia in giù, abbracciando il cuscino, la testa rivolta contro al muro. Derek cerca di essere il più delicato possibile mentre lo visita. “Stai ancora sanguinando. Ti senti debole?”
“So-solo un po'.”
Ora Derek ha davvero voglia di ammazzare lo zio. “Ce la fai a vestirti?”
“Pe-perché?”
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