Alice.
«Dobbiamo parlare».Avevo letto quel messaggio per tutto il viaggio e ogni volta la mia domanda era: avrei dovuto rispondergli?
Sbuffai e spensi per l'ennesima volta il cellulare e guardai verso mia madre che era impegnata a sistemare le sue cose dentro alla borsa.
L'aereo era arrivato, ed io ero impiantata ancora sul sedile, come se fossi parte di lui e non avevo il coraggio di alzarmi.Continuavo a guardare fuori dal finestrino e realizzai che una volta scesa da lì, sarebbe cambiato tutto.
«Non dimenticare nulla», mi avvertì mamma.
Mamma ho solo il cellulare e la borsa, cosa dovrei dimenticare?
Lasciai perdere e mi alzai, misi la borsa incastrata sotto il braccio e il cellulare lo misi in tasca.
Lei mi precedette e iniziò ad avanzare verso l'uscita.Rivolsi un ultimo sguardo malinconico all'aereo; l'idea di dire al pilota di portami indietro, mi balenò in testa, ma mi resi conto che era al quanto impossibile.
«Datti una mossa Alice», mi chiamò mia madre; sicuramente sapeva a cosa stessi pensando.
Sbuffai ormai arresa e la seguii a ruota.
Recuperammo i bagagli e scendemmo.
Il distacco d'aria si sentii subito.
Vidi mamma inchiodare difronte a me, ed io dovetti fare attenzione a non andarle addosso.«E ora che hai?», le domandai, affiancandola. Notai subito che il suoi occhi, ormai diventati a cuoricino, guardavano difronte a noi.
Quando capì il motivo della sua reazione, mi immobilizzai.
Davanti a noi si presentava l'ultimo modello di una Lamborghini sian nera; e al suo fianco padroneggiava un uomo sulla cinquantina.
Lo ispezionai con cura: i capelli leggermente brizzolati avevano delle sfumature nere; la barba curata gli incorniciava le labbra piene.Mi soffermai ad osservargli lo stile: una camicia nera palesemente sartoriale, gli fasciava perfettamente le spalle larghe; invece i pantaloni del medesimo colore gli ricoprivano le gambe lunghe; ai piedi aveva dei mocassini in pelle lucida.
Mi resi conto subito dopo che il suo abbigliamento era costato l'ira di dio.
Per non farci mancare nulla, al suo polso luccicava un Rolex.Alberth sventolava elegantemente la mano nella nostra direzione; mi voltai verso mia madre e la sorpresi a fissarlo impalata, come incantata.
«Mamma», la richiamai scuotendola con il
«...Sei inquietante, smettila di fissarlo e vai da lui», la incitai sentendomi in imbarazzo.
«S-Sì». Si ricompose aggiustandosi il caschetto scuro; si aggiusto meglio la borsa e afferrò il trolley ed io feci lo stesso.
Mia madre partì spedita ed io in quel momento diventai invisibile.Si inizia bene...
Mi lasciai sfuggire un sospiro e la seguì.
«Alberth!», cinguettò emozionata e lo abbracciò allacciandogli le braccia al collo.
Lui la strinse a sé e improvvisamente i due presero a fissarsi per un istante.
Quando capì cosa stesse per accadere di lì a poco, spostai lo sguardo per terra.
Richiamai a me tutte le forze pur di non tapparmi le orecchie quando sentii il suono del bacio che si scambiarono.
Quando mi assicurai che l'aria si era raffreddata, alzai lo sguardo.Ma li sorpresi a fissarsi l'una negli occhi dell'altro.
Feci un colpo di tosse per ricordargli la mia presenza; infatti i due si staccarono e si rivolsero a me.«Alice, lui é Alberth»
Lo avevo capito sai?
Mi morsi la lingua pur di non dirlo, così sfoderai il mio miglior sorriso e gli porsi la mano
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Il principio di tutto
ChickLitChe succederebbe se una ragazza che non sa tenere a freno la lingua, si ritrova a vivere con un ragazzo che invece gliela vorrebbe tagliare? Alice ha sempre vissuto con la mamma in California, per la precisione a San Diego; seppur tutta la sua famig...