capitolo quaranta

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Mason.

Spensi il mozzicone della sigaretta e lo buttai nel cestino.

«Ma porca puttana!», Liam diede un calcio alla sedia e questa tentennò nel cadere.

«Che cazzo voglio da lei!?»

Eravamo distrutti, e loro sapevano benissimo dove colpirci.

«Mike, può considerare suo fratello morto»

«Mason, lascia fare a noi. Ci mettono un secondo a ributtarti dentro. Ci servi»

Ancora!?

«Voi non avete capito un cazzo. Se devo andare in galera per difendere i miei fratelli; come è già successo; prego, che mi arrestino pure.»

Allargai le braccia stizzito e lasciai la stanza e me ne andai al piano di sopra.

Ci sono poche cose della mia vita, che non mi so devono toccare.
E una di queste è mia sorella.

«Ti prego, perdonami. Ero spaventata, non sapevo che fare... » sentii la voce di Alice. La seguii e la trovai seduta vicino a Swami, che non aveva mai smesso di piangere.

«Me lo avevi promesso Alice. Non dovevi dirglielo. Ora vattene.», la cacciò Swami. Alice cercò di dire altro, ma non la volle ascoltare e le diede le spalle, ruotandosi su un fianco.

La mora ci rinunciò, le lasciò un ultima carezza sulla testa, ma la bionda si ritrasse al suo tocco.

«Mi dispiace da morire. Credimi...»

La voce della mora si spezzò e abbandonò la stanza.
Mi dedicò uno sguardo fugace e mi sorpassò.
La presi per il polso e me la posizionai davanti. Si portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio e abbassò lo sguardo angosciato.
Le posizionai due dita sotto il mento e le alzai il viso.
I suoi occhioni scuri mi puntarono.

«Andando avanti, capirà», cercai di consolarla; un sospiro le uscii dalle labbra.

«L'ho delusa. Si fidava»

Le veniva da piangere, lo capii da come spostava lo sguardo a terra.

«Ascoltami.», le presi il viso tra le mani

«Lo capirà. Glielo farò capire io stesso.»

Alice non aveva sbagliato e mia sorella lo doveva capire.

«È a pezzi e questo mi distrugge»

La voce le tremava mentre guardava la camera di Swami. Dove si vedeva lei, ancora girata di spalle.

«Ma perché l'ha fatto?»

«Perché deve morire.»

Alla mia risposta, scattò con lo sguardo su di me.

«No. Mason, ragiona»

Mi prese le mani, nelle sue calde

«Non pensarci neanche»

Sbarrò gli occhi e mi osservava spaventata.
Ero nervoso e furioso, non volevo sentire nessuno.
L'unica cosa che i miei occhi vedevano, era solo la vendetta.

«Lasciami.», ritrassi le mani, sorprendendola.
La sorpassai urtandole il braccio

«Aspetta»

La ignorai e me ne andai in camera.

Tutti si preoccupavano del fatto che sarei potuto rientrare in carcere, ma era l'ultimo dei miei problemi adesso.

Mi buttai sul letto e mi coprii il viso con il braccio.
Un mal di testa allucinante, mi torturava; e non riuscivo a smettere di pensare a mia sorella.
Pensai a come si copriva il viso, e al mascara colato; il cuore mi si strinse in una morsa, e la rabbia scorreva nelle mie arterie.

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