capitolo sessantasei

4.1K 134 44
                                    

Mason.

Ethan si assentò per andare dietro ad camper da dove si sentirono dei fruscii.

Dopo qualche secondo lo vedemmo raggiungerci e impallidì quando vidi che tra le braccia, bloccava Alice, puntandole una pistola alla testa.

Successivamente uscì anche mia sorella, il mio cuore prese un sospiro di sollievo, ma non ero del tutto tranquillo.

Teneva intrappolata Alice.

Quest'ultima era bianca cadaverica ed era paralizzata.

I miei fratelli si misero sull'attenti quando Jason e Mike si affrettarono per raggiungere mia sorella.

I due fratelli si bloccarono quando Noah, Liam e Josh presero a puntargli la pistola, invece io pensai a puntargliela ad Ethan.

Sentii il sangue gelarsi nelle vene quando caricò l'arma.

«Allontanati da lei prima che ti strappi la giugulare», intimai a denti stretti mentre aumentavo la presa sul grilletto.

La teneva ben salda e con un braccio le circondava il collo, impedendole appena di respirare.

Le iridi scure di Alice si incastrarono alle mie e potetti leggerle il terrore che stava provando in quel momento.

«Ora minacci Mason? Sei un po' patetico» rise squallidamente, mentre portò lo sguardo sulla ragazza.
Sentii il cervello perdere lucidità quando ispirò il suo profumo, inserendo il naso tra i suoi capelli setosi e lunghi.

Alice tentò di liberarsi, ma le risultò impossibile

«Non toccarmi», cercò di risultare seria, ma la sua voce la tradì, prendendo a tremare.

Ingoiai un groppo di saliva nervosamente, quando le prese il mento e le fece voltare la testa per allinearla alla spalla.

«Tu sfiorala Ethan e veramente sei morto» mi agitai con i nervi tesi, quando con le labbra prese a sfiorargli le sue, gonfie e socchiuse nel tentativo di regolarizzare il respiro.

Mi ritrovai a pregare che non la toccasse.
Sembravo veramente un fottuto disperato, ma non avrei mai permesso che le venisse fatto del male, ben che meno che la toccassero... che lui la toccasse.

Lei era mia.

Sentii il cervello andare in tilt quando con la punta della lingue le sfiorò le labbra, leccandogliele e assaporandole.
Alice prese a tremare e mi puntò con la coda dell'occhio; aveva gli occhi lucidi segno che stava per piangere.

Non farlo, ti prego. Se lo fai mi spezzi in due...

Le mimai di stare tranquilla, ma non riusciva ad ascoltarmi.

Si scostò da quel tocco di quel viscido, incastrò le sue iridi terrorizzate nelle sue impassibili

«C-cosa vuoi da me, si può sapere?» balbettò con voce tremante. Quest'ultimo le prese il mento e le fece voltare la testa verso di me

«Fargliela pagare» iniziò sussurrandole all'orecchio.

«Lui è un fottuto mostro. Ha violentato una ragazzina di dodici anni quando lui ne aveva venti», ogni sua parola era un pugno in pieno stomaco, vidi lo sguardo di Alice tentennare per un'istante.

Mi irrigidì nervoso, quando nella mia mente ripresero a tormentarmi quelle urla strazianti.

«Cosa ci speri da uno come lui?», le chiese, facendo incastrare le iridi nocciola alle mie.

Non mi ero mai sentito così schiacciato dal mio passato, seppur le avessi raccontato tutto e non mi avesse giudicato; io mi sentivo un pezzo di merda, un animale.

Il principio di tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora