capitolo sessantasette

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Alice.

Mi baciò davanti a tutti.
Il sapore delle sue labbra invase le mie.
In quel momento ignorai tutti, c'eravamo solo io e lui.

Intensificò il bacio e dalla tasca della felpa mi sfilò la pistola che avevo rubato a Ethan.
Entrambi ci allontanammo e lui appoggiò la fronte sulla mia.
Avevo il cuore che mi galoppava in petto. Mi lasciai travolgere dal suo profumo. Ripose la pistola dietro alla tasca dei suoi jeans, poi mi riprese il viso tra le mani; chiusi gli occhi e lasciai che il vento ci accarezzava la pelle, mentre ci perdevamo l'una nel tocco dell'altro.

«Se ti dovesse capitare qualcosa, non me lo perdonerei mai», sussurrò e il suo respiro caldo mi colpì le labbra.

Racchiusi la sua giacca in pelle nei miei pugni, alzai di poco il viso per far scontrare le mie iridi alle sue

«Sto bene», lo rassicurai sfoderando un piccolo sorriso.

Ci allontanammo, ma Mason non lasciò la mia mano, neanche quando ci raggiunse Noah.

«Mason, dobbiamo andare», ci avvisò.

Il corvino annuì e senza lasciarmi, andammo in macchina.
___

Avevo la testa appoggiata al finestrino mentre osservavo la strada che scorreva intorno a noi.

Le parole di Ethan mi rimbombavano nelle orecchie.
Sapevo cosa avesse fatto Mason a quella ragazza, ma non sapevo quei particolari, non pensavo fosse così piccola...
Mi vennero i brividi a ripensare alla storia della bottiglia.

Spostai lo sguardo su Mason che se ne stava concentrato sulla strada.
Non ce lo vedevo a fare una cosa del genere, ma magari mi sbagliavo.

Volevo fidarmi di lui, ma avevo paura di mettermi in un casino più grande di me.

Sbuffai e mi riconcentrai sulla strada. La sua mano sfiorò la mia guancia, spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

«Capisco il tuo silenzio», attirò la mia attenzione. Posai gli occhi su di lui, poi li abbassai e li posai sulla sua mano che racchiudeva il cambio automatico.
Mi feci coraggio e la presi, racchiudendola nelle mie.
Nonostante riscaldamento, erano fredde, forse per il nervosismo.

«Non ti sto giudicando», chiarii. Ruotai con il corpo nella sua direzione e poggiai la testa sul sedile.

«Non vado per niente fiero del mio passato. Ho fatto veramente cose orribili» sospirò e si allungò per accendersi una sigaretta.
Sorresse il volante con il ginocchio, abbasso il finestrino e con l'unica mano libera si accese la sigaretta. La piccola fiamma si innalzò sotto al suo naso. Corrucciò la fronte appena.

Prese una boccata di fumo e riposò l'accendino sul cruscotto.

«Lo so» dissi solamente mentre stringevo la sua mano nelle mie.

Era veramente grande, la mia a differenza, sembrava quella di una bambina.
Osservai le vene esposte e le dita lunghe.
Il tatuaggio iniziava dal polso, dove aveva un'orologio.

Le dita lunghe erano avvolte da gli anelli argentei. Li tracciai con le dita, poi con esse sfiorai anche la sua pelle, che rabbrividì.

Pure le sue mani risultavano sexy.

«Che fai?», lo sentii sogghignare appena, prima di far uscire il fumo dalle labbra.
Scrollai le spalle mentre continuavo a giocare con le sue dita.

«Ti da fastidio?», chiesi andandomene per un'idea che potessi infastidirlo.
Negò con la testa
«No, anzi» mi puntò le sue iridi nelle mie. Arrossii di rimando e abbassai lo sguardo, continuando.

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