capitolo undici

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Alice.
2 Settembre 2023
Sabato.

La data del fidanzamento era stata scelta: il 10 settembre, la settimana prossima.
Invece per quanto riguardava il matrimonio, erano indecisi tra il 21 o 22 sempre dello stesso mese.

Ormai era più di un mese che vivevo lì e mi meravigliavo del fatto che non ci erano ancora stati intoppi... tralasciando il litigio che c'era stato in soffitta.
Da quel giorno li vedevo raramente.

Erano giorni che li vedevo qualche volta a colazione o direttamente la sera prima di andare a dormire.
Altrimenti stavano tutta la giornata fuori, compreso Alberth.
Per quanto riguarda mamma, anche lei la vedevo poco; in questi giorni era impegnata con i preparativi per il matrimonio. Ogni giorno aveva una lista lunghissima con le cose da fare, che deve portare a termine a fine giornata.
Così io e Swami ci arrangiavamo con i film.
Oramai avevamo visto quasi tutti i film di Netflix, scoprendo tra l'altro che avevamo gli stessi gusti per quanto riguarda le serie.
Entrambe eravamo appassionate del Romance e del fantasy.

La nostra serie preferita in assoluto per il momento era The vampire diares.
L'unico problema era che lei era team Stefan, mentre io, team Damon.
E su questo battibeccavamo sempre.
Lei ogni volta ci teneva a farmi presente quanto fosse tossico il fratello maggiore, ed io a quanto fosse noioso il fratello minore.

«Alice! Aiutami!».
La voce stridula della biondina mi riportò al presente, andai per voltarmi e la trovai che litigava con l'impasto della pizza.
Quest'ultimo aveva lievitato troppo rendendone difficile la gestione.

«O mio dio! Aspetta, non farlo cadere!», urlai allarmata, corsi a prendere un vassoio e andai ad aiutarla.

«Reggilo mentre io lo metto qua dentro!», le dissi cosa fare e con cautela mettemmo l'impasto nel vassoio.

«Eppure non ho messo troppo lievito».
Ragionai da sola, confusa.

Non capivo come aveva potuto crescere così tanto.
Ma quando vidi Swami abbassare lo sguardo colpevole, capii

«Sei stata tu!», la incolpai esasperata, lei alzò le mani in segno di resa.

«Scusa! Mi sembrava troppo poco per tutto quel composto, così ho pensato di aggiungerne un altro po'», si giustificò, feci per rimproverarla ma improvvisamente il suo cellulare prese a vibrare.

Lei per rispondere lasciò cadere la ciotola,  che emise un rumore assordante, quando sbattette violentemente contro la tavola.

«Attenta!», urlai esasperata.

«Scusami, mi sono distratta!», riprese la ciotola con una mano; perché, con l'altra era impegnata a reggere il cellulare, che non smetteva di vibrare.
Con l'aiuto del pollice, accettò la chiamata e se lo portò all'orecchio.

«Perlina, dimmi»

«Sto con Alice, te la ricordi? Te ne avevo parlato»

«Mh mh, aspetta che chiedo». La biondina si sporse leggermente verso di me, attirando la mia attenzione.

«Ti dispiace se ci raggiunge anche una mia amica?»
Invece che ad una domanda, sembrava che me lo stesse pregando.

L'impasto era tanto, sicuramente troppo per sole due persone.

«Ma certo, dille che mangia qui. Le piace la pizza?»

Chiesi euforica.
Una volta che tutto l'impasto era sul vassoio, misi da parte il boccale e mi munii di farina.

«Ti piace la pizza?»

«Perfetto, allora ti aspettiamo, sbrigati, così ci dai una mano»

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